Istituto Culturale Ebraico Italiano 

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Missione educativa senza voti per un apprendimento libero e consapevole

Parità nell'Istruzione per Promuovere Pace e Uguaglianza

Memoria

Memoria

Crediamo che solo una parità d’istruzione ci porterà alla vera pace con noi stessi e con il mondo.

ICEI

“Nessuno che impari a pensare può tornare a obbedire come faceva prima, non per spirito ribelle, ma per l'abitudine ormai acquisita di mettere in dubbio ed esaminare ogni cosa.”

Hannah Arendt

"Se trovi questo, tieni i colori. Se non ci sarò più, usali per ricordare che il mondo non è sempre stato così. E che non sarà sempre così." Marta non sopravvisse alla guerra. Jakub sì. Portò con sé la sua scatola di colori per il resto della sua vita. Quando morì nel 2007, la scatola di latta fu trovata sul suo comodino: conteneva ancora un nastro blu, un petalo giallo schiacciato e un pezzo di stoffa rossa non più grande di un'unghia. 🕯️ Ricordiamo Marta non per come morì, ma per la tenacia con cui si aggrappò alla bellezza in un mondo determinato a cancellarla." width="960" height="960" sd-img-show-desc="1" />

"Marta Klein (1929–1945) – La ragazza che collezionava colori" Marta Klein nacque a Cracovia, in Polonia, nel 1929. Amava i colori: i nastri scarlatti, la polvere di gesso blu sulle dita, i fiori selvatici gialli che crescevano dietro la panetteria di famiglia. Sua madre era solita scherzare: "Se il mondo dovesse mai diventare grigio, Marta lo dipingerà di nuovo di luce". Ma nel 1941, il mondo era già diventato grigio. Quando la sua famiglia fu costretta a rifugiarsi nel ghetto di Cracovia, Marta portò con sé di nascosto pezzi di colore: minuscoli ritagli di stoffa, gesso, pezzi di carta da regalo. Li teneva nascosti in una scatola di latta arrugginita che portava appesa a un cordino sotto i vestiti. "Un museo", lo chiamava. "Per quando il mondo tornerà bello". Suo fratello maggiore Jakub a volte la sorprendeva a frugare tra i ritagli a tarda notte, tenendo un nastro blu rivolto verso la luce della luna. "Dovresti dormire", le sussurrò una volta. "Lo farò", disse. "Quando saremo al sicuro." Nel 1943, durante la liquidazione del ghetto, Marta e suo fratello furono separati dai genitori. Furono mandati a Plaszów, e poi ad Auschwitz. Per tutto il tempo, Marta conservò la scatola. Persino le guardie, non vedendovi alcun valore, la lasciarono passare. Il suo ultimo biglietto, scarabocchiato sul retro di cartone di un'etichetta di razioni scartata e infilato nel palmo di Jakub il giorno della loro separazione, recitava: > "Se trovi questo, tieni i colori. Se non ci sarò più, usali per ricordare che il mondo non è sempre stato così. E che non sarà sempre così." Marta non sopravvisse alla guerra. Jakub sì. Portò con sé la sua scatola di colori per il resto della sua vita. Quando morì nel 2007, la scatola di latta fu trovata sul suo comodino: conteneva ancora un nastro blu, un petalo giallo schiacciato e un pezzo di stoffa rossa non più grande di un'unghia. 🕯️ Ricordiamo Marta non per come morì, ma per la tenacia con cui si aggrappò alla bellezza in un mondo determinato a cancellarla.

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