Istituto Culturale Ebraico Italiano 

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Conteggio dettagliato dell'Omer secondo Shlomo Bekhor 3

41° Giorno del Conteggio dell'Omer secondo Shlomo Bekhor

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Giorno Quarantuno dell’Òmer

5 settimane e 6 giorni


YESSÒD in YESSÒD - UNIONE nel UNIONE

26 di Iyàr – venerdì sera 23 Giugno

(dopo l’uscita delle tre stelle, a Milano, ore 21,59)


41° giorno: stasera abbiamo l’opportunità di illuminare l’Unione nell’Unione.


Ogni Sefirà settimanale include sei attributi, sei sfaccettature, mentre la settima è l’attributo stesso nella sua essenza. Così l’Òmer di oggi, YESSÒD in YESSÒD, non è una faccia aggiuntiva della Sefirà, ma è l’attributo stesso senza aggiunte, la sua essenza. Stasera ci troviamo “nell’anima stessa” dell’UNIONE.


Yessòd ci permette di raggiungere quel sentimento dell’anima che ci dona la forza di unirci profondamente a una relazione famigliare, un progetto di lavoro o studio. Yessòd permette di percepire ogni situazione della vita come parte di noi.

Se cambiamo facilmente le relazioni, le passioni della vita, il lavoro… significa che il sentimento di Yessòd non è sviluppato e bisogna coltivarlo.


La sesta emozione di Yessòd è l’ultima delle “vere emozioni”, perché Malkhùt (comunicazione verbale) è come un “ponte” che proietta i nostri sentimenti verso l’esterno. Yessòd è il “sentimento finale” che ci permette di interiorizzare profondamente tutti i precedenti: passione, disciplina, compassione, determinazione e umiltà. Dopo avere coltivato i sentimenti basilari, bisogna salire di livello per poterli attuare nella vita. Per cui nel 41° giorno, l’essenza dell’Unità, maturiamo dei legami tra le persone, poiché l’uomo ha bisogno di unirsi per poter migliorare e progredire. Il sentirsi “autosufficiente” non è una condizione sana. 

La frase del Talmud “gli occhi (del prossimo) sono lo specchio dell’anima” ci insegna il valore di socializzare! In una delle possibili interpretazioni di questo brano, impariamo come l’anima di ognuno di noi si “specchia”, cioè si vede, tramite gli occhi dell’altro. In questo modo possiamo riconoscere i nostri difetti e migliorarci.

 I fattori che possono isolarci e bloccarci, oppure che ci fanno rompere un legame esistente, possono essere molteplici e di varia natura: vedere sempre i difetti delle persone, problemi di autostima; o, all’opposto, di eccessiva sicurezza in se stessi, tanto da sfociare in arroganza; oppure traumi passati, come un divorzio o una brutta esperienza con gli amici. Gli esempi potrebbero essere infiniti.

Nel 41° giorno dell’Òmer, possiamo riuscire a superare gli ostacoli che si frappongono tra noi e il prossimo. Soprattutto, possiamo imparare che la facoltà di socializzare di Yessòd è un attributo dell’anima che TUTTI noi abbiamo fin dalla nascita.


In particolare, Yessòd rappresenta l’unione tra marito e moglie.

Questa esigenza imprescindibile ha origine fin dall’inizio (Bereshìt) dei tempi. Quando Dio completò l’altra metà di Adàm dicendo che avrebbe fatto “un aiuto contro di lui”: solo quando esiste un’opinione contraria, alla nostra, allora si può cercare la verità e crescere.


Una storia che riguarda il Rebbe può aiutarci a capire:

Un ragazzo di nome Ariel, oramai da troppo tempo, era alla ricerca della sua anima gemella. Numerose esperienze e tentativi, tutti andati a vuoto, e il trascorrere degli anni, lo avevano portato in uno stato di depressione.

Un giorno Ariel sentii parlare dell’Igròt Kòdesh (una raccolta delle lettere del Rebbe di Lubàvitch), e dei molti miracoli collegati a esso, finché un giorno si convinse di scrivere al Rebbe. Mise la lettera in un volume e lesse la risposta: “l’offerta di sacrifici tre volte al giorno se farà così, certamente avrà da annunciare buone notizie”. Ariel domandò a un suo amico rabbino che cosa c’entrassero i sacrifici con il suo problema. Il Rav gli rispose con una domanda: “Fai sempre attenzione a recitare tutte le tue preghiere, tre volte al giorno? Poiché le preghiere sono state fissate al posto dei sacrifici”.

La sua domanda imbarazzò Ariel che, disperato, spiegò al Rav come da tempo era così depresso che non pregava più e non metteva nemmeno i Tefillìn. Comunque, il ragazzo decise di seguire le parole del Rebbe e tornò ad adempiere tutte le mitzvòt.

Dopo pochi giorni ricevette, da parte di un suo caro amico, la proposta di conoscere una ragazza. Il primo incontro avvenne pochi giorni dopo. La ragazza si chiamava Hadassa. Passati alcuni mesi i due si sposarono.


Il consiglio del Rebbe permise ad Ariel di trovare nuovamente un legame con Dio (yessòd). Questo gli diede la gioia necessaria per trovare, attraverso un suo amico (yessòd), la sua anima gemella (yessòd in yessòd). La benedizione del Rebbe gli fece riscoprire la gioia di unirsi a Dio e agli altri esseri umani.


Riflessione:

quando una relazione affettiva va male, tendo a deprimermi e isolarmi? Ho difficoltà ad avvicinare altre persone, poiché mi trovo bene solo con me stesso?


Esercizio:

abbiamo difficoltà a creare nuove relazioni e trovare l’anima gemella. Ci consoliamo dicendoci che sono gli altri che non vanno bene: troppo diversi, poco cortesi o antipatici ecc. Tuttavia, la soluzione possiamo trovarla solo se cerchiamo di conoscere meglio noi stessi, sé impariamo ad avere buoni rapporti con il nostro vero IO. In questo modo possiamo apprezzare di più il prossimo in modo da creare le condizioni adatte per formare dei solidi legami sociali (yessòd in yessòd).

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