Istituto Culturale Ebraico Italiano 

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Dottoressa Hora Aboav

Biografia ed Opere

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Linguaggio 

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LINGUAGGIO לָשׁוֹן (Lashòn)! Anche LINGUA che designa al tempo stesso l’organo fisico e la lingua di una nazione che può essere tradotta anche con שָֹפָה (Safàh)! LINGUAGGIO – LINGUA PARLATA ma in questo caso anche LABBRO e RIVA. Tanti significati per coglierne la vera essenza. La sua radice è ל ו ש (Làmed-Vav-Shin) של ו (Shel Vav) DELLA VAV. Essa indica immediatamente la presenza dell’energia della ו che congiunge, collega e sostiene: infatti sembra che questo significante le appartenga senza dubbi: שֶׁלּוֹ (Shellò - di lui) SUO ma letto Shalèv שָׁלֵו diventa CALMO, TRANQUILLO, SERENO. שַׁלְוָה (Shalvàh) TRANQUILLITÀ, SERENITÀ. Un linguaggio fluido dona il vero senso dell’ispirazione e della Presenza divina e insegna a chi parla e a chi ascolta. 

 וַיִּפַּח בְּאַפָּיו נִשְׁמַת חַיִּים וַֽיְהִי הָאָדָם לְנֶפֶשׁ חַיָּה׃

(Vayyippàch beappàv nishmàt chayyìm; vayehì haadàm lenèfesh chayyàh.)  

«E insufflò nelle sue narici l’alito di vita (soffio divino); e fu l’uomo un’anima vivente»!

G. Sholem riporta la traduzione aramaica del Targum Onqelos con «L’uomo diventò uno spirito parlante», riconoscendo che il linguaggio è proprio ciò che “ costituisce l’essenza vivente dell’uomo”. 

Da questa riflessione nasce una delle domande fondanti per la nostra parola: - L’elemento linguistico era già contenuto nello stesso soffio divino? Le parole che escono fluide e che insegnano incessantemente in primis a chi le pronuncia, sono ispirazioni divine anche in coloro che sono lontani dalla percezione divina? In nome di Chi parliamo? È interessante rilevare che l’espressione מַה הַשְּׁאֵלָה (Mah hasheelàh) QUALE (È) LA DOMANDA? rivela il valore numerico 386 che è lo stesso di לָשׁוֹן.

Abbiamo già affrontato, grazie al lavoro dei nostri Saggi , la ponderazione della parola לָשֹׁן nella sua scrittura non piena, per considerare la bellissima relazione che troviamo fra la sua gematria e le misure dell’Arca di Noè. Le dimensioni dell’arca accolgono questa tesi: infatti essa misura 300 cubiti di lunghezza, 50 di larghezza e 30 di altezza. Se si riportano queste misure al corrispondente livello valoriale-numerico delle lettere, ritroviamo una ש Shin che equivale a 300, una נ Nun che vale 50 e una ל Làmed il cui valore è 30 e si ottiene לָשֹׁן (Lashòn). In questo caso, la domanda nasce spontanea: “Il linguaggio è un contenitore?” Il Signore stava chiedendo a Noè e a tutti noi di entrare in un linguaggio più favorevole alla nostra evoluzione che includesse l’Altro e il riconoscimento di essere pura coscienza.

Un famoso verso dei Salmi riconosce quanto sia dura la pena del “seccarsi” della propria lingua perché si perde la capacità espressiva tout court e ci si ritrova nell’isolamento più completo.

תִּדְבַּק־לְשֹׁונִי ׀ לְחִכִּי אִם־לֹֹא אֶזְכְּרֵכִי אִם־לֹֹא אַעֲלֶה אֶת־יְרוּשָׁלִַם עַל רֹאשׁ שִׂמְחָתִי׃

(Tidbbàk-leshonì | lechicchì im- lo ezcherèchì (suono gutt.) im-lo a’alèh et- Yerushalàim ‘al rosh simchatì)

«Si attacchi la mia lingua al palato se non ti ricorderò, se non innalzerò Gerusalemme al di sopra della mia gioia (quale mia gioia più alta )».

Non sempre però, usiamo un linguaggio fedele al nostro intento più buono ed è questa malevolenza e cioè la CALUNNIA, una delle mancanze più gravi che la Toràh riconosce che nessuno di noi sa veramente padroneggiare: la מַלְשִינוּת (Malshinùt) MALDICENZA, DENIGRAZIONE, DIFFAMAZIONE, MALIGNITÀ. Questa è una delle sfide più importanti!  

אִישׁ לָשֹׁון בַּל־יִכּוֹן בָּאָרֶץ

(Ish lashòn bal-hiccòn baàretz) 

«Il maldicente (Calunniatore) non sarà stabile sulla terra». 

Il 386 è in grande relazione con l’espressione יְסוֹד הָאֵשׁ (Yesòd haèsh) IL FONDAMENTO DEL FUOCO. Forgiamo il nostro linguaggio con amore e compassione e non dimentichiamo mai quanto possiamo nuocere all’altro e al mondo intero se non pensiamo prima di proferire parola.

!שבוע טוב לכולם

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Estèr

ESTÉR אֶסְתֵּר! L’eroina della festa di Purim פּוּרִים che è legata al (Pur) פּוּר SORTE! Ma non solo : è Il miSTeRo della radice סתר (Sàmech-Tav-Resh) che è di scena nel nome della regina ESTÉR אֶסְתֵּר. Il tema di questa radice è il NASCONDIMENTO. Il Signore nasconde “la sua faccia”, il Suo Nome, quando vuole punire il suo popolo “dalla dura cervice”; anche se la sua Provvidenza rimane sempre presente e vigile. A פּוּרִים si legge la MEGHILLÀT ESTÉR מְגִלַּת אֶסְתֵּר Il Libro (biblico) o rotolo di Ester. La radice della parola מְגִלָּה Meghillàh ג ל ה invece si esprime nel tema della RIVELAZIONE. Avviene proprio un gioco di significanti: LA RIVELAZIONE DEL NASCOSTO! Fino a quando “la regina אֶסְתֵּר” si nasconde נִסְתֶּרֶת (Nisteret)? Il vero nome di questa donna, relegata al silenzio e alla perdita repentina della sua זְהוּת (Zehùt) IDENTITÀ è הֲדַסָּה (Hadassàh) dal termine (Hadàs) הֲדַס MIRTO. Una delle quattro specie del לוּלָב (Lulav) che si benedice a Succòt: cedro, palma, mirto, salice). In pochi versi del capitolo 4 possiamo assistere ad una grande trasformazione: dal ruolo di regina sottomessa, senza patria a quello di salvatrice del suo popolo. L’angoscia si tramuta in coraggio e presa di coscienza di sé. Finalmente אֶסְתֵּר fa sentire il suo “aroma”! Diventa consapevole e responsabile della sua “missione” ed esprime alta la sua קוֹל VOCE (Kol). 

Prima del giorno di Purìm vero e proprio si fa il “Digiuno di Ester”. È opinione di alcuni che si rammenti il digiuno del 13 di Adar, fatto dagli ebrei quando si radunarono per combattere i nemici mentre per altri ricorda le parole del capitolo 9,31:

לְקַיֵּ֡ם אֶת־יְמֵי֩ הַפֻּרִ֨ים הָאֵ֜לֶּה בִּזְמַנֵּיהֶ֗ם כַּֽאֲשֶׁר֩ קִיַּ֨ם עֲלֵיהֶ֜ם מָרְדֳּכַ֤י הַיְּהוּדִי֙ וְאֶסְתֵּ֣ר הַמַּלְכָּ֔ה וְכַֽאֲשֶׁ֛ר קִיְּמ֥וּ עַל־נַפְשָׁ֖ם וְעַל־זַרְעָ֑ם דִּבְרֵ֥י הַצּוֹמ֖וֹת וְזַֽעֲקָתָֽם׃ 

(Lekayyèm et-yemè happurìm haèlleh bizmannehèm caashèr kiyyàm ‘alehèm Moerdechai hayyehudì veEsttèr hammalcàh vechaashèr kiyyemù ‘al-nafshàm ve’al zar’àm; divre’ hatztzomot veza’akatàm.)

«Per confermare questi giorni di Purìm al tempo fissato , come avevano stabilito per loro Mardocheo l’ebreo e la regina Ester, e come avevano assunto su di loro e per la loro discendenza l’obbligo dei digiuni e dei (giorni) di lamenti».

Noi terremo a mente la forza d’animo di Ester perchè è richiesto tanto coraggio per uscire, da uno spazio di “confort”, all’atto eroico di riconoscerci e comprendere la nostra “missione” nella vita!

צום קל וחג פורים שמח! 

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Purìm

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PURÌM פּוּרִים (Purìm) SORTI! Questa festa prende il nome dalla parola SORTE פּוּר (Pur) e ricorre il 14 del mese di Adàr, data scelta per SORTE da Hamàn, il persecutore del popolo ebraico nella DIASPORA גָלוּת (Galùt ג ל ה) persiana. Essa viene festeggiata all’insegna della gioia più MANIFESTA גְלוּיָה ( Gheluyàh) in ricordo della salvezza degli ebrei. 

לַיְּהוּדִ֕ים הָֽיְתָ֥ה אוֹרָ֖ה וְשִׂמְחָ֑ה וְשָׂשֹׂ֖ן וִיקָֽר׃

(Layyehudìm hayetàh oràh vesimchàh; vesassòn viykàr ( Meghillàt Estèr 8,16).

«Per gli ebrei fu LUCE, GIOIA, ALLEGRIA E ONORE.»

A Purìm si legge per due volte il libro di Estèr che è una מְגִלָּה (Meghillàh) ROTOLO, SCRITTO la cui radice è (Ghìmel-Làmed-He’) ג ל ה che si esprime nel tema della RIVELAZIONE.

Il miSTeRo invece abita nella radice ס ת ר (Sàmech-Tav-Resh) che è di scena nel nome della regina ESTÉR אֶסְתֵּר. Il tema di questa radice è il NASCONDIMENTO.

וְאָנֹכִ֗י הַסְתֵּ֨ר אַסְתִּ֤יר פָּנַי֙ בַּיֹּ֣וֹם הַה֔וּא....

(Veanochì hastter asttìr pànai bayyòm hahù… Deuteronomio 31,18) 

«E Io nasconderò il Mio volto in quel giorno». Questo è il verso che secondo il commento dei Maestri si riferisce all’esperienza persiana degli ebrei esiliati.

 Il Signore nasconde “la Sua Faccia”, il Suo Nome , quando vuole punire il Suo popolo “dalla dura cervice”; anche se la sua Provvidenza rimane sempre presente e vigile.

Nel libro di Ester non compare il nome di Hashèm ma la SUA PRESENZA è riconoscibile.

Come già scritto, avviene proprio un gioco di significanti nella denominazione מְגִלַּת אֶסְתֵּר (Meghillàt Estèr) LA RIVELAZIONE DEL NASCONDIMENTO! Un utile suggerimento che ci aiuta a svelare ciò che è nascosto dentro di noi. Torno a ripetere che a Purìm ciò che è richiesto prima di tutto e a voce alta è nascondere qualsiasi incertezza e GIOIRE לִשְֹמֹחַ (Lismòach) con tutto il cuore nel godere oggi come allora di un GRANDE MIRACOLO נֵס גָּדוֹל (Nes gadòl).

Nelle città come Roma che è circondata dalle mura, Purìm dura un giorno in più in ricordo della liberazione di Susa, la capitale della Persia e si chiama פּוּרִים שׁוּשַׁן PURÌM SHUSHÀN. 

(A Roma si festeggia venerdì e sabato 14 e 15 marzo e inizia la sera del 13 dopo il digiuno di Ester).

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Donna 

DONNA אִשָּׁה (Ishshàh)! Il fuoco אֵשׁ diventa אִשָּׁה con l’aggiunta della ה. Quella ה che unita alla י dell’uomo אִישׁ (Ish) forma uno dei Nomi del Signore. La trasformazione ש del rigore in tenerezza e ricchezza spirituale della ה, portatrice di vita e di passione. Anche tanta sofferenza e responsabilità. C’è molto in questa parola dove s’incontra la potenza della א unificante e שֶֹה (Sèh) cucciolo di agnello o di capretto: fragile e ingenuo ma integro e puro. La DONNA אִשָּׁה 306 può essere dolce come il MIELE דְבָשׁ (Devàsh) 306. Ella può anche ricordarci l’immagine delLA הַמֱּנוֹרָה HAMMENORÀH, pezzo unico d’oro puro 306: la DONNA אִשָּׁה può essere un ‘essere’ di LUCE אור (Or). Ella è più incline al perdono e alla riconciliazione per sua natura : DONNE si traduce נָשִׁים (Nashìm) e vi è una chiara vicinanza con la parola DIMENTICANZA (Neshiyyàh) נְשִׁיָּה .

La DONNA אִשָּׁה nell’ultimo capitolo dei Proverbi dal verso 10 fino alla fine di questa opera salomonica è descritta come אֵשֶׁת חַיִל (Éshet Chàil) DONNA di VALORE, VIRTUOSA. Mi permetto di aggiungere anche Donna SOLDATO חַיָּל (Chayyiàl) per sopravvivere nei momenti più bui della sua storia e della storia dell’umanità! E lo è stata!!

שבוע טוב!

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Mimosa

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MIMOSA שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית (Shittàh bayeshanìt)! Traduce M.E. Artom: letteralmente ACACIA TIMIDA. Umiltà, riverenza, rispetto entrano in campo nell’appartenere alla specie degli שִטִּים (Shittìm) ACACIE, usate per la costruzione del Santuario nel deserto.

“וְעָשׂ֥וּ אֲר֖וֹן עֲצֵ֣י שִׁטִּ֑ים... “

 (Ve’asù Aròn ‘Atzè shittìm…Esodo 25,10).

E FARETE UN’ARCA DI LEGNI (di alberi) DI ACACIA! 

L’ ARCA אֲר֖וֹן (Aròn) nella quale abiterà il SACRO! La Testimonianza di Hashèm! Al di sopra dei suoi Cherubini Hashèm si Manifesterà! 

La MIMOSA שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית (Shittàh bayeshanit) col suo colore giallo solare ricorda l’ORO PURO זָהָב טָהֹר (Zahàv Tahòr) che ricopriva gli עֲצֵ֣י שִׁטִּים in tutti e due i lati. La MIMOSA שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית 1086 è in stretta connessione energetica con il סֵפֶר שְׁמוֹת LIBRO DI SHEMOT (Esodo-Nomi) che condivide la sua stessa gematria 1086. Le quattro madri d’Israele insieme: SARA, REBECCA ,RACHELE, LEA שָֹרָה, רִבְקָה, רַחֵל, לֶאָה (Saràh, Rivkàh, Rachèl suono gutt., Leàh) hanno lo stesso valore numerico 1086. È curioso immaginare che la שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית MIMOSA sia diventata nel tempo il fiore delle donne. La parola ש ט י ם può diventare un acronimo interessante:

SHALOM שָׁלוֹם (Shalòm), BONTÁ טוּב (Tuv), SALVEZZA יְשוּעָה (Yeshu’àh), OPERA (Melachàh) .מְלָאכָה    

Nell’operare per il Bene possiamo trovare la salvezza e la pace!

Ognuno di noi ha un suo modo di pensare ed esprimersi, ognuno segue il suo copione esistenziale e mette in campo una propria METODOLOGIA (Shitàh) שִׁיטָה o segue una SCUOLA DI PENSIERO. È sufficiente aggiungere una י all’ACACIA שִׁטָּה che da elemento vegetale di edificazione, diventi elemento di costruzione metafisico. In questo momento che siamo più alle prese con la nostra immaginazione e creatività è anche utile appropriarsi di un ordine di lavoro adatto e utile alla nostra personalità e alle nostre caratteristiche. Ci sono molti input… cerchiamo di saper separare il grano dalla pula e lasciamola volare lontana da noi sulle ali del passato.

שבת שלום לכולם!

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Intenzione 

INTENZIONE כַּוָּנָה (Cavvanàh)! Qualsiasi cosa noi facciamo, ha bisogno di un ingrediente molto importante che è quello dell’INTENZIONE כַּוָּנָה (Cavvanàh). In ebraico questa parola include la DIREZIONE כִּוּוּן (Chivvùn). 

VERSO DOVE? Verso 'ה! Se commentiamo la parola כַּוָּנָה (Cavvanàh) INTENZIONE, SCOPO, possiamo leggerla anche come PRESENZA, EVOLUZIONE SPIRITUALE e la ה finale ce lo conferma.   

(ה' è l’acronimo del nome di Dio che esprime misericordia per non pronunciare il Tetragramma: HASHÉM (Il Nome))

Ogni parola può stimolare numerosi commenti e la radice כ ו ן (Caf-Vav-Nun) è proprio interessante perché può aprire tutto un altro tema se leggo laו (Vav) U CUN piuttosto che CAVVEN. 

La radice כ ו ן (CUN) evidenzia ancora di più l’importanza della כַּוָּנָה (Cavvanàh) INTENZIONE perché ci porta al servizio del COHÉN כֹּהֵן il SACERDOTE che conosce e prepara מֵכִין (Mechìn) in modo preciso e CORRETTO (Nachòn) נָכוֹן i precetti divini. 

Una delle prime parole che il bambino pronuncia senza consapevolezza, deriva proprio da questa radice: כֵּן (Chen) SI!

SI! SI ALLA VITA!

Non è un caso che כַּוָּנָה e כֹּהֵן condividano la stessa gematria 81, la medesima della parola אָנֹכִי (Anochì ch gutturale) IO nella sua espressione più elevata e cosciente: un vero LATTE DI MADRE חָלָב אֵם (Chalàv em) anche 81.

Nella filosofia cinese ci si riferisce al concetto di intenzione, detto anche “IL SUONO DEL CUORE” קוֹל הַלֵּב (Kol hallèv), un flusso che permette allo Spirito che risiede nel cuore, di manifestarsi nelle azioni e nelle parole permeandole di consapevolezza.

QUANTA INTENZIONE כַּוָּנָה (Cavvanàh) PER VIVERE UNA VITA CONSAPEVOLE!

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Amèn

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AMÈN אָמֵן (Amèn)!

Àlef א è il simbolo dell’UNITÀ e rappresenta l’UNICITÀ di Dio. È il silenzio da ascoltare dentro di noi infatti la sua forma ci riporta alla sagoma dell’orecchio. È la lettera dell’equilibrio e della stabilità: armonizza le polarità. Il pensiero si irradia dal suo centro energetico che ottiene un contatto tra cielo e terra. La Mem מ è legata all’acqua ed è associata all’emozione più profonda: simboleggia l’inconscio e rappresenta il nascosto e il rivelato . È la lettera della domanda e del movimento continuo di una rinascita costante. È una forza centripeta.

La Nun נ ן è la lettera connessa alla fecondità e alla proliferazione femminile; è un canale aperto all’emanazione spirituale dell’anima. Rappresenta l’energia del cervello che si incanala nel corpo.

AMÈN אָמֵן è un SIGILLO di FEDE! La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyyàh) di AMÈN אָמֵן è 91 ed è la stessa di ְמַלְאַך ANGELO.

La sua radice di provenienza è proprio א מ ן . 

I temi che la esprimono sono il credere, la fede, la fedeltà nonché l’arte ed altri.

La radice א מ ן secondo me, è la più femminile: Em-Madre אֵם ne è la porta (le prime 2 lettere) e la נ ן è la lettera di נְקֵבָה (Nekevàh -femminile-femmina).

Parole significative di questa radice: אֱמוּנָה (Emunàh) FEDE, נֶאֱמָנוּת (Neemanùt) FEDELTÀ, אָמָּנוּת (Ommanùt) ARTE, אִמּוּן (Immùn) ALLENAMENTO, אֱמֶת (Emèt) VERITÀ.

שבוע טוב לכולם

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Shechinàh

PRESENZA DIVINA שְׁכִינָה (Shechinàh)! La Shechinàh è la PRESENZA DIVINA che trova DIMORA מִשְׁכָּן (Mishccàn) dentro ognuno di noi. I saggi insegnano che essa è l’origine di tutte le anime. È l’archetipo del femminile e dell’accoglienza: non esprime aspetti del divino che possono intimorirci; è come una madre che si prende cura di noi e ci indica la strada dell’elevazione spirituale.

וְעָ֥שׂוּ לִ֖י מִקְדָּ֑שׁ וְשָׁכַנְתִּ֖י בְּתוֹכָֽם 

(Ve’asù li mikddàsh veshachanttì betochàm).

«E faranno per Me un Santuario e Io DIMORERÒ in mezzo a loro. (letteralmente: “dentro di loro”)». 

La Presenza divina aspetta pazientemente e tranquillamente che Le si faccia posto e La si lasci entrare.

Il מִשְׁכָּן (Mishccàn) TABERNACOLO è legato alla tenda del Convegno come dimora sacra.

Le parole שְׁכִינָה, מִשְׁכָּן e שָׁכַנְתִּי derivano dalla stessa radice ש כ ן che ci conduce nei significati del DIMORARE, ALLOGGIARE, STABILIRE, STABILIRSI, RISIEDERE.

Il suo valore semantico-energetico 370 è lo stesso della radice

 ש ל ם, il cui tema è quello della completezza che viene espressa insieme all’armonia, alla PACE שָׁלוֹם e alla salute. Scopriamo un’espressione di forte impatto evolutivo e di crescita coscienziale con le due esperienze radicali insieme:

METTERE PACE לְהַשְׁכִּין שָׁלוֹם (Lehashcchìn shalòm). 

Seminare zizzania fra le persone e coltivare contrasti, porta grave disagio e fa danni enormi prima di tutto in colui che li crea: si aiuta così l’avanzamento entropico del nostro universo.  

Lo שָׁכֵן (Shachèn) è anche il VICINO di casa. Quando abitiamo i cuori dei “vicini”, ci troviamo sempre al cospetto della שְׁכִינָה, della Sua Presenza.  

שלום לכולם! שבת

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(Libro in favore dei bambini di Milev Layeled, si trova nelle librerie e si può ordinare su Amazon e alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/) 

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Mishpatim

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LEGGI מִשְׁפָּטִים (Mishpatìm)! La sua radice è ש פ ט : la porta del linguaggio ( שָפָָָ(ה (Safà(h)) volta al buono ט . L’espressione פ di fuoco della ש forgia la ט , unica lettera aperta verso l’alto, alla ricerca del bene supremo. ש פ ט la cui gematria è 389 corrisponde a אֲחַפֵּשֹ (Achappès) CERCHERÒ, intenzione al futuro nella prima persona del verbo CERCARE לְחַפֵּשֹ (Lechappès). Siamo nel tema del GIUDICARE infatti c’è chi traduce מִשְׁפָּטִים (Mishpatìm) semplicemente GIUDIZI o Statuti. Anche Rav M.M.Shneerson traduce con Leggi e fa una differenziazione interessante. Distingue le LEGGI מִשְׁפָּטִים (Mishpatìm), le “TESTIMONIANZE” עֵדוּת (‘Edut- עֵדֻיּוֹת ‘Eduyyòt al plurale) e STATUTI חוּקִים (Chukìm). Gli ultimi non possono essere veramente compresi dal nostro intelletto ma vengono realizzati perché sono richiesti da Dio. Le testimonianze possono trovare una spiegazione dentro di noi ma non sono conformi a bisogni riconosciuti e si accettano come decreti divini. Infine le LEGGI מִשְׁפָּטִים (Mishpatìm) corrispondono alle esistenziali esigenze private e sociali che naturalmente l’uomo avrebbe dovuto darsi anche se non fossero state sancite dall’Alto. Il valore numerico di LEGGI מִשְׁפָּטִים (Mishpatìm) è 479 ci collega al loro scopo: הַטּוּב וְהַתּוֹם (Hattùv vehattòm) IL BENE e L’INTEGRITÀ. Torniamo alla parola al singolare: מִשְׁפָּט (Mishpàt) LEGGE, DIRITTO, GIUDIZIO, PROCESSO e anche FRASE. Ricordiamo di dare un giusto peso alle parole che isolate o collegate possono ferire e farci incorrere nell’errore. I nostri maestri ci insegnano continuamente di prenderci la responsabilità di ogni parola che pronunciamo e dell’importanza del silenzio quando non si trovano parole in armonia. La grande saggezza di Salomone lo portò infatti a chiedere …“un cuore ascoltante per GIUDICARE לִשְׁפֹּט (Lishpòt) il tuo popolo per distinguere tra il bene e il male”…. (Re I 3,9) 

לֵ֤ב שֹׁמֵ֙עַ֙ לִשְׁפֹּ֣ט אֶֽת־עַמְּךָ לְהָבִ֖ין בֵּֽין־טֹ֣וב לְרָ֑ע 

(Lev shomè’a lishpòòt et ‘ammecha lehavìn ben tov lerà’). Il popolo di Israele è stato giudicato da numerosi GIUDICI שוֹפְטִים (Shofetìm) e questo è anche il nome del loro libro che si trova nel primo libro dei Profeti Anteriori.

חוֹק ( Chok) è il sinonimo usato più frequentemente per LEGGE!


שלום לכולם! שבת

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Aquila

AQUILA נֶשֶׁר (Nèsher)! Il plurale è נְשָׁרִ֔ים (Nesharìm).

“E vi sollevai sulle ali delle AQUILE e vi portai (feci venire) a Me”.

   וָֽאֶשָּׂ֤א אֶתְכֶם֙ עַל־כַּנְפֵ֣י נְשָׁרִ֔ים וָֽאָבִ֥א אֶתְכֶ֖ם אֵלָֽי 

(Vaessà etchèm ‘al-canfè nesharìm vaavì etchèm (ch gutturale) Elay. (Esodo 19,4)).

L’AQUILA נֶשֶׁר (Nèsher) 550 è in stretta correlazione con l’espressioneכַּנְפֵי הַשְּׁכִינָה (550) LE ALI DELLA SHECHINÀH (PRESENZA DIVINA). 

L’AQUILA נֶשֶׁר (Nèsher) è come un MINISTRO, INVIATO (Sar)שָֹר della נ , lettera dell’ANIMA e della FEDELTÀ. Anche una candela נֵר che dona la sua luce, espandendo ovunque il potere della ש : lo SPIRITO di DIO רוּחַ אֱלֹקִים (Rùach Elokìm) 300. Posso aggiungere che שָֹר ha le stesse lettere di שָׁר (Shar) colui che CANTA (cantante). Nelle sue altezze l’AQUILA נֶשֶׁר (Nèsher), rappresenta la regalità della solitudine ed anche la leggerezza di chi conosce le leggi del volo. 

Nelle Massime dei Padri פִּרְקֵי אָבוֹת (Pirkè Avòt 5,20) c’è un bell’invito da parte di Yehudàh, figlio di Temà: 

«Sii vigoroso come una tigre (leopardo), e וקַל כַַּנֶּשֶׁר (Vekal cannèshèr) (Leggero) AGILE come un’AQUILA, veloce come un cervo e forte come un leone per REALIZZARE (fare) la VOLONTÀ di Tuo Padre che è nel cielo». Guardare l’apertura delle ali di un’AQUILA נֶשֶׁר (Nèsher) riempie così tanto lo spazio da farlo sparire. Una gioia infinita nutre allora, ogni nostra cellula tale da far scomparire anche noi stessi. Possiamo solo ringraziare: תּוֹדָה. 

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Etica

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ETICA מוּסָר (Musàr)! Interessante scoprire che questa parola è collegata alla parola יִסּוּר (Yissùr) SOFFERENZA, DOLORE. Ambedue derivano dalla radice י ס ר il cui tema primario è dimostrare con prove o rimproverare o ricevere מוּסָר. Non poteva mancare la ס (Sàmech), la lettera del SOSTEGNO.

Nessuna trasformazione o vera nascita avviene senza la conquista di una profonda consapevolezza.

ETICA מוּסָר (Musàr) ha un valore semantico energetico di 306, lo stesso di E FORMÒ וַיִּצֶר (Vayyitzèr), la prima parola del verso 7 del capitolo 2 di Genesi che descrive la creazione dell’uomo “pensabile”.

וַיִּיצֶר֩ ה' אֱלֹהִ֜ים אֶת־הָֽאָדָ֗ם עָפָר֙ מִן־הָ֣אֲדָמָ֔ה וַיִּפַּ֥ח בְּאַפָּ֖יו נִשְׁמַ֣ת חַיִּ֑ים וַֽיְהִ֥י הָֽאָדָ֖ם לְנֶ֥פֶשׁ חַיָּֽה׃

(Vayyitzèr Hashèm Elokìm et-haadàm ‘afàr min-haadamàh vayyippàch beappàv nishmàt chayyìm; vayehì haadàm lenèfesh chayyàh.)

«E diede forma il Signore Iddio l’uomo polvere dalla terra e insufflò nelle sue narici l’anima vitale; e fu (divenne) l’uomo un essere vivente (parlante)».

Il rabbino Samson Rafael Hirsh fa un accostamento molto interessante fra questi significanti e insegna che colui che educa all’Etica, dà un’immagine דְמוּת (Demùt) all’anima, colui che produce (una forma) dà una forma צוּרָה (Tzuràh) alla materia. Colui che si occupa di etica, chiede che tutte le qualità formative vengano indirizzate stabilmente verso ovviamente uno scopo etico evolutivo. Io auguro a tutti noi di imparare a dirigerci verso una nuova etica che ci porti direttamente ad essere felici. La QUINTESSENZA הַשְׁגָחָה (Hashgachàh) l’accompagna perennemente. Così Rav Kushner traduce una parola che riguarda l’ATTENZIONE, la PRESENZA PROTETTIVA, l’INTERESSE, lo SGUARDO PERENNE di Dio verso le sue creature e che riguarda il nostro impegno etico. “Dio è come l’inconscio dell’universo, manifesto solo di rado, ma sempre all’opera.” (Hashgachàh) הַשְׁגָחָה viene tradotta anche come ISPEZIONE, CONTROLLO che si mette in atto affinché le mitzvòt מִצְווֹת PRECETTI risultino corrette secondo le regole.

La radice ש ג ח viene è introdotta dalla ש che incorpora il potere divino. Esso si manifesta con la benevolenza della ג che dà la spinta verso l’alto alla ח per conquistare la vitalità del servizio. 

 Questa radice si esprime nelle costruzioni verbali solo nella forma fattiva e il suo passivo. È evidente il movimento di responsabilità verso l’altro. Il valore numerico di (Hashgachà) הַשְׁגָחָה è 321 come la parola לַאָרֶץ (Laàretz) ALLA TERRA. A questo punto non rimane che sorridere su questa opportunità che ci dona il computo. TERRA אֶרֶץ può farci approdare alla radice ר ו ץ che manifesta il tema del CORRERE e la א all’inizio di parola diventa il motore di questa operosità. La terra nel terzo giorno della Creazione “HA CORSO” per realizzare il comando divino di emergere e diventare “l’asciutto”! C'è chi sostiene invece che sia legata alla VOLONTA' רָצוֹן (Ratzòn)!         

Il Signore ci sostiene e noi operiamo nel suo Nome.


שבוע טוב לכולם!

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Parola

PAROLA דָבָר (Davàr)! Non è la parola אֲמִירָה (Amiràh) della Creazione (א מ ר) ma è quella parola che risuona nel DESERTO מִדְבָּר (Midbàr) anche in solitudine. דָבָר è anche COSA, AVVENIMENTO, CAUSA, INFORMAZIONE, ARGOMENTO e manifesta altri significanti nell’ambito dell’ espressione verbale ed esperienziale.

Ricordiamo il verso introduttivo alle 10 “PAROLE” דְבָרִים (Devarìm-plurale maschile di PAROLA דָבָר) in שְמוֹת (Esodo 20,1): 

וַיְדַבֵּ֣ר אֱלֹקִים אֵ֛ת כָּל־הַדְּבָרִ֥ים הָאֵ֖לֶּה לֵאמֹֽר 

(Vaydabbèr E. et col haddevarìm haèlleh lemòr)

«E PARLÒ Dio tutte queste PAROLE, dicendo». 

Non si parla di COMANDAMENTI, la cui radice è צ ו ה (Tzàdi-Vav-He’) dalla quale deriva מִצְוָה (Mitzvàh) PRECETTO ma di PAROLE, PURA COMUNICAZIONE che il Signore ha DONATO: HA PARLATO דִבֵּר (Dibbèr) direttamente alla coscienza dei presenti per divenire necessariamente MONITO e PAROLA SALVIFICA. PAROLA דָבָר (davàr) dall’ALTO che continua a NUTRIRE il nostro sè in ogni momento della nostra vita come riverbero lontano e attuale di quelle PAROLE דְבָרִים (Devarìm). “Vera rivoluzione interiore.”(R.Dry)!

La parola דָבָר può essere benefica e sacra come quella riservata solo al Sommo Sacerdote כֹּהֵן (Cohèn) nel דְבִיר (Devìr), il luogo più intimo del Santuario: il Kodèsh Hakkodashìm קֹדֶשׁ הַקֳּדָשִׁים (Sancta Sanctorum) ma anche la più temibile che può deflagrare come la PESTE דֶבֶר (Dèver). L’operosità e la capacità di addolcire dell’APE דְבוֹרָה (Devoràh) è necessaria ma è anche pericolosa. Debora, la profetessa che giudicò il popolo ebraico ne è un buon esempio.

 L’espressione antica Abracadabra אַבְּרָאכַּדַבְּרָאdimostra la forza della parola nella credenza popolare: אברא (Abra) deriva dalla radice ברא (Creare) כַּ COME e דברא (dabra) (parlare) Come si parla si crea! Fa sorridere pensare che PAROLA דָבָר (davàr) abbia la stessa gematria 206 di קִסּוּם (Kissùm) MAGIA ma è importante ricordare che 206 è anche il valore energetico-semantico di עָצוּם (’Atzùm) POTENTE. Possiamo elaborare ד ב ר come una radice che ABITA דָר (Dar) la ב, la seconda lettera dell’alfabeto che accoglie l’energia dell’א e la mantiene integra, permettendo alla nostra interiorità di ricevere la luce divina ed esprimerla sotto forma di pura benedizione. È questa la “PAROLA” דָבָר che ci distingue dagli animali e ci fa sentire unici nella volontà del SERVIRE.

 La prima radice ricordata א מ ר DIRE che è il dettame primario creativo di Dio della creazione, viene ad esprimersi alla presenza di “un altro” come insegna Hirsh; ד ב ר PARLARE può essere usato anche da soli.

  Ricordiamo che l’ultimo libro della תּוֹרָה prende il nome di “PAROLE דְבָרִים “(Devarìm-Deutoronomio) ed anche la sua prima Parashàh viene denominata così. Il libro di Devarìm דְבָרִים è una vera e propria RIPETIZIONE מִשְׁנָה (Mishnàh) della Toràh. 

Le ultime parole di Mosè al suo amato popolo, nel ripetergli gli insegnamenti ricevuti dal Signore, scandiscono tutto il libro e la fine della missione di Mosè. Ogni parola che proferiamo è importante, non lo sottovalutiamo ed è il nostro destino prendercene tutta la responsabilità. Essa ci distingue dagli animali e ci fa sentire unici nella volontà di servire. Buone parole a tutti noi.

שבת שלום לכולם!

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TU-BISHVAT

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LA FESTA DEGLI ALBERI חַג הַאִילָנוֹת (Chag hailanòt)! Stasera è festa! Questa festività viene anche chiamata ט''ו בִּשְׁבָט TU-BISHVAT perché cade il 15 di Shevàt, il quinto mese dell’anno ebraico ed è considerata il CAPODANNO DEGLI ALBERI רֹאשׁ הַשָּנָה לָאִילָנוֹת (Rosh hashshanàh lailanòt). (ט''ו = ו6 +9 ט=15: si evita di mettere י 10 con ה 5 perché verrebbe scritta una delle manifestazioni del Nome Divino.) La parola חַג dalla radice ח ג ג (Chet-Ghìmel-Ghìmel) è collegata alla gioia שִֹמְחָה e al ballo. Non dimentichiamo che l’augurio che scambiamo prima e durante una festa in genere è proprio חַג שָֹמֵחַ (Chag samèach) FESTA LIETA, GIOIOSA. È come se ripetessimo per due volte lo stesso significante. ALBERO al singolare si traduce אִילָן e deriva dalla radice א י ל (Àlef-Yod-Làmed), la stessa di אֱיָל (Eyàl) FORZA, POTENZA, CORAGGIO e di אַיִל (Àyil) MONTONE, ARIETE. L’energia primordiale dell’essere della א manifesta la י nella sua rivelazione e creano insieme quella produzione di nutrimento e di vita che la ל porta oltre gli orizzonti. ALBERO אִילָן (Ilàn) 91 è come un sigillo di fede אָמֵן AMÉN 91! A differenza di ALBERO עֵץ (‘etz), il suo sinonimo più usato, אִילָן (Ilàn) non appare nel Tanàch (Bibbia) ed è per lo più usato come albero da frutto. QUERCIA viene tradotta con un termine molto simile: אַלּוֹן (Allòn). In questo giorno si piantano נ ט ע (Nun-Tet-‘Àyin) gli alberi, per questo questa festa viene chiamata anche נְטִיעָה חַג (Chag neti’àh) Festa della PIANTAGIONE. Essa era legata alle offerte delle decime. Un vero risveglio della vita vegetale: il primo a fiorire è il mandorlo שְׁקֵדִיָּה (Shekediyyàh) che è il simbolo della primavera e precede tutte le altre fioriture. Esso deriva dalla radice ש ק ד (Shin-Kof-Dàlet) e il suo frutto è la mandorla שָׁקֵד (Shakèd). Questa radice introduce il tema della VIGILANZA, dell'essere in prima linea con solerzia e dell’ essere pronto ad intervenire.

Se usiamo le stesse lettere possiamo scoprire che sono le stesse lettere di ק ד ש (Kof-Dàlet-Shin) il cui tema è la SANTITÀ.

 Nella sera di ט''ו בִּשְׁבָט si fa un Seder particolare, ricco di varie specie di frutta, caratteristiche della terra d’Israele: grano, olive, datteri, uva, fico, melograno, cedro, mela, uva, noci, mandorle, carrube, pere, sorbe, mele renette, ciliegie, sorbe rosse, noccioline, nespole e lupini. Si usa bere 4 bicchieri di vino: il primo con solo vino bianco, il secondo, ancora vino bianco ma con un po’ di vino rosso, il terzo bicchiere metà bianco e metà rosso e l’ultimo tutto rosso per ricordare la terra nella ciclicità delle stagioni. Tutto avviene secondo un ORDINE סֵדֶר (Sèder)! Cerchiamo di rimanere stabili come forti alberi che affrontano qualsiasi intemperia e restano saldi.

Sul post: Tu-bishvàt highi’a! Il 15 di Shevàt è arrivato!

חג האלנות שמח! 

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Albero

ALBERO עֵץ (‘Etz)! Anche אִילָן (Ilàn): parola “poetica” ma meno usata nel quotidiano. Il 12 gennaio 2018 su Facebook, ho dato inizio a questo percorso di “Crescere con le radici delle parole ebraiche” e la prima raffigurazione grafica scelta, fu proprio quella di un ALBERO עֵץ (‘Etz). Radici שָׁרָשִׁים (Shorashìm – radice שֹׁרֶש Shòresh) ben piantate a terra e visibilmente in movimento; numerose FOGLIE עָלִים (‘Alìm - FOGLIA עָלֶה ‘alèh) mature su rami robusti si elevano verso il cielo. Una piccola PIANTA (Tzèmach) צֶמַח verde appena nata, mette in evidenza una radice salda e desiderosa di esprimersi in autonomia. La radice di ALBERO עֵץ (‘Etz) è ע צ ה ~ י le stesse lettere della parola עֵצָה (‘Etzàh) CONSIGLIO. Essa evoca lo Spirito di Consiglio רוּחַ עֵצָה (Rùach ‘Etzàh), una delle qualità dello Spirito divino che troviamo nel capitolo 11, 2 di Isaia. La ע, percezione profonda del miracolo della vita trova la legittimazione del cambiamento nella ץ (צ )! 

L’ ALBERO הָעֵץ (Ha‘ètz), la forza creativa della decisione: entra nel mondo della realizzazione, fruttificando ma non solo! Così viene descritto il primo albero: עֵץ פְּרִי (Etz perì) ALBERO da FRUTTO, “facente frutti della loro specie”.  

Molto noti gli alberi del giardino dell’Eden: עֵ֤ץ הַֽחַיִּים֙ (‘Etz hachayyìm) l’ALBERO della VITA e עֵ֕ץ הַדַּ֖עַת טוֹב וָרָֽע ( ‘Etz haddà’at tov var’à) l’ALBERO della CONOSCENZA (di ciò che è) bene e male. 

L’albero della vita עֵ֤ץ הַֽחַיִּים֙ 233: nutrimento eterno e dono di immortalità per l’uomo. Albero dotato dalla qualità divina di superare la polarità e conquistare l’UNITÀ perenne. Non è un caso che il suo valore numerico sia lo stesso di 'אוׁר ה (Or Hashèm) LUCE di HASHÉM !233

La radice del suo sinonimo אִילָן (Ilàn) è א י ל stesse lettere della parola אֱיָל (Eyàl) FORZA, POTENZA, CORAGGIO e anche di אַיִל (Ayìl) ARIETE, MONTONE! L’energia primordiale dell’essere della א manifesta la י nella sua rivelazione e creano insieme quella produzione di nutrimento e di vita che la ל porta oltre gli orizzonti. ALBERO אִילָן (Ilàn) 91 è come un sigillo di fede אָמֵן AMÉN 91! A differenza di ALBERO עֵץ (‘Etz), אִילָן (Ilàn) non appare nel Tanàch (Bibbia) ed è per lo più usato come albero da frutto. QUERCIA viene tradotta con un termine molto simile: אַלּוֹן (Allòn). 

Facciamo sì che anche le nostre radici siano profonde nella nostra terra ed eleviamo il nostro capo oltre le nuvole per raggiungere la luce eterna.

שלום לכולם! 

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Sentimento

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SENTIMENTO רֶגֶשׁ (Réghesh)! Esso è un PONTE גֶשֶׁר (Ghésher). 

É il ponte che possiamo creare fra di noi nell’accettare il diritto di esistere dell’altro. Stesso peso e stessa energia semantica 503.

Nella Bibbia non si trova la parola PONTE גֶשֶׁר (Ghèsher). La prima volta che compare una radice con queste tre lettere nella תּוֹרָה (Toràh) è ג ר ש (Ghìmel-Resh-Shin) che introduce il tema del CACCIARE.

וַיְגָ֖רֶשׁ אֶת־הָֽאָדָ֑ם

( Vaygàresh Et Haadàm. Genesi 3,24).

«E (Il Signore) cacciò l'uomo».

Spero che chi ha coniato questo nuovo vocabolo, abbia voluto aggiungere un’energia di speranza all’uomo con la parola PONTE גֶשֶׁר (Ghèsher).

A volte c’è un gioco strano e interessante fra le lettere di molte parole. Per esempio possiamo riflettere sulla parola PAURA פַּחַד (Pàchad) che letta al contrario diventa IMPULSO, SPINTA דַחַף (Dàchaf). Quanti di noi provano la paura di essere RESPINTI ?

È importante che sia presente un’amabile גִישָה (Ghishàh) ACCOMPAGNAMENTO, RELAZIONE, strumento di AVVICINAMENTO. Se aggiungo ad essa una פ che è simbolo della parola ma anche del sorriso e dell’apertura, trovo פְּגִישָׁה (Peghishàh) INCONTRO. Che cosa è una פְּגִישָׁה senza il רֶגֶשׁ SENTIMENTO, senza l’espressione di queste funzioni?

שלום לכולם!

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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Libro in favore dei bambini di Milev Layeled. Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).  

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H. Aboav, “LE VOCI DELLE PAROLE EBRAICHE” Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. (Libro in favore dei bambini di Milev Layeled). Per ordinarlo:

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Ricorda

MEMORIA זִִכָּרוֹן ( Ziccàron)! Anche RICORDO! La radice ז כ ר (Zàyin-Caf-Resh) RICORDARE è una delle radici più presenti infatti il suo valore energetico semantico 227 è lo stesso della parola בְּרָכָה (Berachàh) BENEDIZIONE. La ז col suo valore 7 e la stessa pronuncia dell’organo genitale maschile זַיִן (Zayìn), è il simbolo dello spirito e del combattimento interiore che tende ad illuminare il tutto per mezzo della MENORÀH מְנוֹרָה e a santificare il ricordare lo SHABBAT שַׁבָּת (Shabbàt) . É viva la quarta Parola:

 זָכוֹר אֶת יוֹם הַשַּׁבָּת לְקַדְּשׁוֹ 

(Zachòr et yom hashabbàt lekaddeshò Esodo 20,8) 

«Ricorda il giorno dello Shabbàt per renderlo sacro».  

La כ accoglie il significante di nutrimento della ז (NUTRIRE לָזוּן Lazùn) e rafforza la sua capacità di essere ARMA per riuscire a benedire la ר . Essa, nella sua grande espressione di forza inaugurale è sapiente, nell’insegnarci ogni volta a rimetterci veramente in gioco. É essenziale nella lotta per una sopravvivenza cosciente e unificante. 

La MEMORIA הַזִִּכָּרוֹן (Hazziccaròn) ci permette di nascere di nuovo ogni istante! La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyyàh) di זִכָּרוֹן è 283 come la parola זְרוֹעַ (Zerò’a) BRACCIO simbolo di FORZA e POTENZA. Anagramma di PIENO e SEMINATO זָרוּעַ (Zarù’a). SEME si traduce זֶרַע (Zèra’). Questa è la forza del seme maschile: non solo materia genetica, ma una pronta informazione generazionale e universale che ci impone responsabilità continua.

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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Libro in favore dei bambini di Milev Layeled. Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).  

H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020. 

(Libro in favore dei bambini di Milev Layeled, si trova nelle librerie e si può ordinare su Amazon e alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/) 

H. Aboav, “LE VOCI DELLE PAROLE EBRAICHE” Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. (Libro in favore dei bambini di Milev Layeled). Per ordinarlo:

https://kiryatsefer.it/prodotto/le-voci-delle-parole-ebraiche/

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Pietra d'inciampo

PIETRA D’INCIAMPO אֶבֶן נֶגֶף (Éven nèghef)!

PIETRA אֶבֶן (Éven)! La mistica è solita interpretarla come l’unione del legame senza tempo, del continuo gioco generazionale padre-figlio אַב -בֵֵּן (Av-ben). (Meachèd) מְאָחֵד UNISCE ha la sua stessa gematria 53. Questa forma verbale deriva dalla radice א ח ד la stessa di אֶחָד UNO (Echàd). PIETRE אֲבָנִים (Avanìm)! Una PIETRA אֶבֶן (Éven) viene deposta sulle tombe dei defunti come segno di vera espressione di rispetto e di sentimento per l’eternità. 

FIGLIO בֵּן (Ben) è la porta di ב נ ה che introduce il tema del COSTRUIRE. 

INCIAMPO נֶגֶף (Nèghef)! Il suo sinonimo più usato è מִכְשׁוֹל (Michshòl). È in campo un ostacolo, un impedimento ma è anche CALAMITÀ ed EPIDEMIA. נ ג ף (Nun- Ghìmel-Pe’) esprime questi temi ma anche COLPIRE e URTARE.

Non so se la PIETRA D’INCIAMPO אֶבֶן נֶגֶף (Éven nèghef), opera di Gunther Demnig in tedesco "STOLPERSTEINE" nasce semplicemente con quest’ultimo significato che ci porta all’inciampo ma come leggiamo, in ebraico è molto di più e accentua la sofferenza della persona amata che è uscita da quel PORTONE שַׁעַר (Shà’ar) dove essa è stata deposta. Una sottile lastra dorata su cui è scritto: “ QUI ABITAVA…… Data di nascita… ARRESTATA….. DEPORTATA A…. MORTA o ASSASSINATA con la data”.

La MEMORIA sopravvive alle generazioni e diventa loro nutrimento.

Che la nostra preghiera salga alta!

Sul post: le PIETRE D’INCIAMPO posate davanti al portone di Santa Maria in Monticelli, 67 a Roma, il 9 gennaio 2012. Lì nel maggio del 1944 abitava mia madre con le sue tre sorelle: Graziella, Letizia e Elvira Spizzichino che non sono più tornate! Le pietre d’inciampo sono state divelte e gettate nella spazzatura il giorno dopo. Sono state ritrovate dai Carabinieri che me le hanno riconsegnate. Ora davanti a quel portone vi sono nuove PIETRE D’INCIAMPO, offerte dall’artista.

שלום לכולם!

H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025. 

Per ordinarlo: https://kiryatsefer.it/prodotto/notte-dei-ricordi-la/

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Giubileo 

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GIUBILEO יוֹבֵל (Yovèl)! י ב ל : entriamo nel tema del LASCIARE ANDARE, LIBERARE! יָבֵל (Yavèl) è il SUONO DI GIUBILO che viene suonato dallo יוֹבֵל (Yovèl) che si traduce anche שׁוֹפָר(Shofàr) CORNO (di ovino o caprino) e MONTONE. יוּבַל (Yuvàl), figlio di Lemech, inventore degli strumenti musicali esprime questo suono liberatorio e curativo. יוֹבֵל (Yovèl) è un trasferimento di proprietà. Una formula antica di richiesta legale per una proclamazione pubblica, atta a convalidare il cambio dell’amministrazione della proprietà. שְׁנַת הַיּוֹבֵל (Shenàt Yovèl) L’ANNO del GIUBILEO è il cinquantesimo anno dopo un ciclo di sette anni sabbatici che viene celebrato nel giorno di כִּפּוּר (Chippùr) con il suono dello שׁוֹפָר . L’anno sabbatico viene chiamato שְׁנַת שְֹמִּטָה (Shenàt shemmitàh) ed è un anno di riposo e liberazione della terra e dei servitori che ricorre ogni sette anni. In questo periodo del conteggio dell’omer סְפִירַת הָעֹמֶר (Sefirat ha’òmer) torna questo moltiplicare sette per sette. È sempre interessante rilevare la capacità del numero שֶׁבַע (Shèv’a) di nutrire e preparare ad una sempre maggiore crescita e conquista coscienziale. Ricordo che שֶׁבַע condivide esattamente le sue lettere con la parola שָֹבֵעַ (Savè’a) SAZIO e la radice ש ב ע con PROMESSA שְׁבוּעָה (Shevu’àh) ed anche naturalmente SETTIMANA שָׁבוּעַ (Shavu’a). Le prescrizioni del Giubileo יוֹבֵל (Yovèl) ebraico si trovano nella parashà di בְּהַר (Behàr) SUL MONTE (Sinai). Esse deliberavano il riposo della terra, la liberazione degli schiavi e la loro emancipazione; la remissione dei debiti e la maggior parte delle proprietà tornava ai padroni iniziali. “Una concezione che ha in sé una carica di Utopia, ma di quelle utopie che preparano un futuro migliore.” (Rav Laras.) È importante ricordare La Parola del Signore in riferimento al verso 20 del capitolo 25 di וַיִקְרָא (Vaikrà - Levitico): “E (quando) se direte (Domanderete): - Cosa mangeremo nel settimo anno ché non semineremo e non raccoglieremo il nostro prodotto?” Nel verso 21 Hashem promette: 

וְצִוִּ֤יתִי אֶת־בִּרְכָתִי֙ לָכֶ֔ם בַּשָּׁנָ֖ה הַשִּׁשִּׁ֑ית וְעָשָׂת֙ אֶת־הַתְּבוּאָ֔ה לִשְׁל֖שׁ הַשָּׁנִֽים:

(Vetzivvìti et- birchatì lachèm (suono gutturale) bashshanàh hashshishìt; ve’asàt et hattevuàh lishlòsh hashshanìm:)

“Ed ho (comandato) predisposto LA MIA BENEDIZIONE per voi, nel sesto anno e (essa) farà (produrrà) il suo prodotto per tre anni.

Riflettiamo su quella promessa OGGI הַיּוֹם (Hayyòm), nei nostri giorni e ascoltiamo le parole dentro di noi che con grande fede, inneggiano alla vita e alla ripresa.

שלום לכולם!

H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Libro in favore dei bambini di Milev Layeled. Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).  

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Moshè

MOSÈ מֹשֶׁה (Moshèh)! L’unico grande Maestro! L’appellativo più usato nei suoi confronti è proprio MOSHÈH RABENU מֹשֶׁה רַבֵּנוּ NOSTRO MAESTRO come afferma N. Crivelli in una conversazione personale: «È il più fedele discepolo del Maestro, Ribbonò shel ‘olàm». MOSHÈH È IL PROFETA DI ISRAELE נָבִיא יִשְֹרָאֵל (Navì Yisràel).

וְדִבֶּר ה' אֶל־מֹשֶׁה פָּנִים אֶל־פָּנִים כַּאֲשֶׁר יְדַבֵּר אִישׁ אֶל־רֵעֵהוּ

(Vedibèr Hashèm el-Moshèh panìm el-panìm caashèr yedabèr ish el-r’èhu).

«E parlò Hashèm verso Mosè faccia a faccia come parlerà (se parlasse) un uomo verso il suo prossimo». 

Se leggo questo nome al contrario, trovo הַשֵּׁם (Hashèm) IL NOME che mi conduce con naturalezza al Tetragramma così ricordato e pronunciato ed anche conferma la Sua presenza: 'שָׁם ה (Sham Hashèm). Alla sua nascita Moshèh porterà con sé tanta luce e speranza nel buio della schiavitù. Sua madre Yochèved יוֹכֶבֶד lo aveva visto BUONO טוֹב e Rashì spiega il collegamento di questa parola proprio con la LUCE אור (Or):

נִתְמַלֵּא הַבַּיִת כֻּלּוֹ אוֹרָה 

(Nitmallè habàyt cullò oràh)

 «…SI È RIEMPITA LA CASA TUTTA DI LUCE». Anche di GIOIA aggiungo perché חֶדְוָה (Chedvàh) è suo sinonimo e ci dona שִֹמְחָה

(Simchàh).

«La luce è la qualità del Creatore, la qualità della totale ed assoluta dazione. È la legge dell’amore e del bene».

Il nome Moshè appare nel secondo capitolo dopo la scomparsa dei NOMI שְׁמוֹת (Shemòt) dei figli di Giacobbe ma sullo sfondo della casa di Levì.

Non si ricorda il nome datogli dai genitori יְקוּתִיאֵל (Yekutièl) SPERANZA IN DIO, FEDE IN DIO, ma rimarrà sempre il nome Mosè, datogli da Bithiàh, la figlia del faraone .

וַתִּקְרָא שְׁמוֹ מֹשֶׁה וַתֹּאמֶר כִּי מִן־הַמַּיִם מְשִׁיתִהוּ

(Vattikrà shemò Moshèh vattòmer:- Chi min-hammàyim meshitìhu).

«E lo chiamò Mosè e disse:- Poiché dall’acqua l’ho fatto uscire (l’ho tratto) ». Interessante rilevare che il valore gematrico del nome משה sia 345 come la parola הַמִּצְרִי (Hammitzrì) L’EGIZIANO.

La radice מ ש ה appare solo altre due volte nel Tanàch con la parola יַמְשֵׁנִי (Yamshèni) MI HAI TRATTO, legata sempre all’acqua.

 Moshèh è da alcuni considerato la forma ebraicizzata d’una parola egiziana che probabilmente voleva significare «Figlio del Nilo» ed affermano che questa radice è proprio stata coniata da lì. Altri lo considerano un diminutivo di un nome egiziano, tipo Tutmose o quale contrazione di Mo -WeShè che vorrebbe dire: l’acqua è quella che t’ha guardato e quindi «Salvato dall’ acqua» . È interessante rilevare che il nome מושה nella sua scrittura piena ci fa pensare ad un participio presente-un presente da noi tradotto TRAENTE-TRAE in una forma attiva. È inscritto nel suo nome già il suo progetto esistenziale di TRARRE fuori dall’Egitto e dalle acque del Mar Rosso nonché Mare dei Giunchi? Come i nostri Maestri insegnano , è riconosciuta una affinità col Mashìach infatti in Shemòt Rabbà si legge che Mosè è corretto, preposto alla REDENZIONE, LIBERAZIONE מֹשֶׁה מְתֻקָּן לַגְּאֻלָּה (Moshèh metukkàn lagheullàh). Questo forte legame viene rivelato anche attraverso una delle tante spiegazioni della מ che rappresenta il rivelato nella figura di Mosè e della ם finale che raffigura il nascosto proprio attraverso l’entità dell’Unto; legati insieme dall’energia dell’acqua della Genesi, definita LUCE DELLA MISERICORDIA אוֹר רַחֲמִים (Or rachamìm). 

'שָׁם ה (Sham He’) Lì c’è (la) He’! La trascendenza, la grazia divina e la vita sono inscritte in questo nome.

L’iniziazione di Mosè avviene nel terzo capitolo dell’Esodo e si accompagna a due radici ר א ה e ס ו ר AVVICINARSI per VEDERE. Per ben 6 volte in tre versi troviamo la radice ר א ה ed è proprio per la presenza di Mosè, desideroso di conoscere il fenomeno sublime del roveto ardente che si avvicina al fuoco eterno e incorruttibile. Assiste all’imperturbabilità dell’Eterno ed è riconosciuto per nome:

מֹשֶׁה מֹשֶׁה וַיֹּאמֶר הִנֵּנִי                          

      (Moshèh Moshèh! Vayyomèr: - Hinnèni!)

«Mosè, Mosè! E (Mosè) rispose: - Eccomi»!

Appare di nuovo dopo tanto silenzio, la Parola dei Padri!

Moshèh era molto UMILE עָנָו (‘Anàv). Si riconosceva pesante (lento) nella bocca e impacciato: pesava ogni parola? Troviamo diversi appellativi nei suoi confronti: עֶבֶד הָאֱלֹקִים, אִישׁ הָאֱלֹקִים (‘Èved Elokìm, Ish Elokìm) SERVO DI DIO, UOMO DI DIO.

Egli non sapeva che la pelle del suo volto fosse diventata raggiante e sprigionava raggi di luce dopo essere stato al cospetto dell’Eterno sul monte Sinai per quaranta giorni e quaranta notti.

Non c’è dubbio che Mosè è lo scrittore della Toràh!  

וַיִּכְתֹּב מֹשֶׁה אֵת כָּל־דִּבְרֵי ה'

(Vaychttòv Moshèh et col-divrè Hashèm).

«E scrisse Mosè tutte le parole dell’Eterno». 345 rivela anche la parola הַסֵּפֶר (Hassèfer) IL LIBRO e il suo anagramma הַפְּרָס (Happeràs) IL PREMIO.

“Nell’albero sefirotico Mosè è riconosciuto legato a דַעַת (Da’at) LA CONOSCENZA e a נֶצַח (Netzàch) L’ETERNITA’ per aver promulgato la legge divina che è eterna”. 

 Il nome משה apre una domanda interessante: מה ש? (Mah shin?) Che cosa è la Shin? Mi giunge prepotente l’energia del SOLE שֶׁמֶשׁ (Shèmesh): שָׁם שׁ (Shàm Shin) Là (c’è) la Shin. Moshè è un “sole” che splende sul popolo con il potere divino per bastone e con l’energia del fuoco insieme all’acqua per realizzare la parola di Dio e far elevare il Suo popolo dalla dura cervice oltre la schiavitù.

Non dimentichiamo mai che “Vi è un’emanazione di Moshèh in ogni ebreo in tutte le generazioni”.  

שבת שלום לכולם!

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Aspettativa

ASPETTATIVA צִפִּיָּה (Tzippiyyàh)! Tutti i nostri maestri ci hanno insegnato che fluire con la VITA, accoglierla e accettarla in tutte le sue espressioni, ci aiuta ad acquisire leggerezza e saggezza.

Non è facile… perché noi abbiamo sempre molte ASPETTATIVE צִיפִּיּוֹת (Tzippiyyòt) verso noi stessi e verso gli altri.

In ebraico la stessa radice צ פ ה (Tzàdi-Pe’-He’) nella forma rafforzativa ci inoltra nel tema di AVERE SPERANZA, ASPETTATIVA ma anche del COPRIRE.

La federa per coprire i cuscini si chiama צִפָּה (Tzippàh) ma anche צִפִּית (Tzippìt) e come potete constatare sono parole vicine ad ASPETTATIVA צִפִּיָּה (Tzippiyyàh) tanto che in ebraico le ultime due si esprimono al plurale con la stessa forma: צִיפִּיּוֹת (Tzippiyyòt). C’è in ebraico un motto di spirito molto significativo e divertente che la saggezza popolare ha coniato con questo detto:

 'צִיפִּיּוֹת הֵן רַק לַכָרִיוֹת'

(Tzippiyyiòt hen rak lacharyyòt) 

“LE ASPETTATIVE (FEDERE) (SONO) SOLO PER I CUSCINI”!! Quanta sapienza!

ASPETTATIVA צִפִּיָּה (Tzippiyyàh) ha come sinonimo ovviamente SPERANZA תִּקְוָה (Tikvàh) ma vorrei provare a riflettere: a mia percezione, è che la prima sia più concentrata sulle nostre vite quotidiane e sulle nostre fragilità umane mentre la seconda, come già scritto, ci permette di manifestare il desiderio di incontrarsi in quel Luogo Uno che trascende lo spazio e il tempo e dona all’uomo il senso del trascendentale. Un altro sinonimo infatti è צְפִיָּה (Tzefiyyàh) che si può tradurre con הִתְבּוֹנְנוּת (Hitbonenùt) CONTEMPLAZIONE e con vari significanti, legati all’osservazione.

La radice צ פ ה / צ פ י si muove quindi nel territorio dello aspettare, sperare, coprire, guardare, rivelare ed altro ancora.

Nella parola צִפִּיָּה la צ apre la parola, rappresentando la meta che ci si prefigge e subito dopo la segue una פ che è pronta ad esprimersi con tutte le sue forze. Chiude l’espressione י - ה che esprime la divinità come sigillo spirituale in campo sia maschile י che femminile ה perché in effetti ci rimanda ad un senso di fede profondo più che a smarrirci di fronte ad un desiderio insano dell’ego di metterci in gara per vincere a tutti i costi o sperare in un aiuto che non sia dall’Alto.

Non è un caso che nella piccola numerazione il suo valore numerico sia 5 ה, la lettera della divinità. Perlustriamo ora la sua gematria che risulta essere 185. Entriamo פְּנִימָה (Penimàh 185) DENTRO e facciamo risuonare nelle pieghe profonde del nostro essere le parole del Cantico dei Cantici (6,3):

אֲנִ֤י לְדוֹדִי֙ וְדוֹדִ֣י לִ֔י

(Anì leDodì veDodì li 185)

«Io per il Mio amato e il Mio amato per me».

שבוע טוב לכולם!

H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Libro in favore dei bambini di Milev Layeled. Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).  

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