Dottoressa Hora Aboav – Psicologa, Psicoterapeuta e Insegnante di Ebraico Biblico a Roma
Biografia e Opere della Dottoressa Hora Aboav – Psicologa, Psicoterapeuta e Insegnante di Ebraico Biblico a Roma
HORA ABOAV
Psicologa e psicoterapeuta, insegna Ebraico biblico al Centro di Cultura ebraica di Roma.
Educatrice e "Candela della Memoria", ha insegnato alla scuola elementare ebraica Vittorio Polacco" di Roma. Ha inoltre vissuto in Israele, nel kibbutz Revadim. Ha pubblicato Le voci delle parole ebraiche (Nadir Media, 2022). ('Attàh) Adesso. Il tempo delle parole ebraiche (Nadir Media, 2024) e, per Castelvecchi. Crescere con le radici delle parole ebraiche (2020).
Bellezza
BELLEZZA יֹפִי (Yòfi)! Una פ tra due י! La manifestazione dell’espressione umana ad impronta del divino! La bellezza ferma l’attimo nel respiro più consapevole del qui ed ora e rende l’esperienza eterna.
BELLEZZA יֹפִי (Yòfi) 100 è come interpretare וְאָנֹכִי אַהֲבָה (Veanochì ahavàh כ ch gutturale) 100 E IO (SONO) AMORE!
Chi riesce a scoprire il senso trascendente del BELLO יָפֶה (Yafèh - י פ ה), acquista il vero senso della gratitudine e del desiderio di operare in questo mondo all’insegna del BUONO טוֹב (Tov).
La BELLEZZA יֹפִי (Yofi)100 forgia un CUORE SAGGIO לֵב חָכָם (Lev chachàm), un cuore che sia pronto a rigenerarsi sia su un piano fisico che coscienziale.
Come non collegare alla bellezza, il senso di sacralità della ק che vale 100? Essa è una chiamata che assale per attrazione e non ti abbandona fino a che non ti arrendi al tuo ruolo esistenziale evolutivo.
“I saggi della verità”, cioè gli studiosi della Kabalàh traducono BELLEZZA con תִּפְאֶרֶת (Tifèret) anche se nel Tanàch traduciamo questo vocabolo con GLORIA, MAGNIFICENZA.
תִּפְאֶרֶת (Tifèret) è una delle sefiròt: essa sintetizza e risolve il movimento di גְּבוּרָה (Ghevuràh) FORZA, RIGORE e חֶסֶד (Chèsed) CLEMENZA, MISERICORDIA, propendendo per quest’ultima. Essi insegnano che תִּפְאֶרֶת (Tifèret - פ א ר) ha in sé due tinte, il bianco e il rosso; è interessante collegare il colore rosa alla bellezza! È anche stimolante riconoscere che la radice פ א ר è l’anagramma di ר פ א GUARIRE. La bellezza è una vera medicina che cura il nostro spirito!
La BELLEZZA יֹפִי (Yòfi) 100 porta in campo l’invito espresso ad Abramo da Hashèm:<< לֶךְ לְךָ! >>100 <> (o VATTENE! Lech lechà ch gutturale)! Un movimento che deve portare אַבְרָם (Avràm) verso quella scoperta di sé, in sé che gli dia la capacità di poter distinguere la BELLEZZA della presenza divina in ogni cosa.
Non poteva mancare con il valore di 100 il nome di uno dei fiori più belli: l’ORCHIDEA סַחְלָב (sachlàv). Il cuore parla לֵב סָח! (Lev sach) “Realizziamo il perfetto equilibrio fra ispirazione ed espressione.” (R. Assagioli)
שבוע טוב לכולם!
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020.
H. Aboav, “Le voci delle parole ebraiche“ Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. Per ordinarlo:
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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).
Punizione
PUNIZIONE עֹנֶשׁ (Ònesh)! Che cosa s’intende per vera PUNIZIONE (Ònesh)? Una condanna הַרְשָׁעָה (Harsha’àh) o una condizione di PROVA נִסָּיוֹן (Nissayòn)? Una possibilità di comprendere il proprio errore e porci rimedio o un’ARRESA כְּנִיעָה (Cheni’àh). Un’esperienza di crescita ed evoluzione se non si resta imbrigliati nella rabbia e nell’offesa ma si è volti a riflettere sul proprio errore solo con il desiderio della RIPARAZIONE תִּקּוּן (Tikkùn) e del raggiungimento di una nuova COMPRENSIONE הֲבָנָה esistenziale.
Per i bambini piccoli è sconsigliata la punizione proprio perché limita la vera comprensione dell’accaduto che va condiviso e compreso.
Mi sono sempre chiesta se gli esploratori che oggi chiameremo מְרָגְּלִים (Meragghelìm)[1], con le loro tribù abbiano compreso il loro peccato e abbiano vissuto appieno gli anni del deserto con la consapevolezza di vivere una giusta PUNIZIONE עֹנֶשׁ (Ònesh), volta a far riconoscere il disegno divino in tutte le Sue manifestazioni prima che il popolo ebraico, sopravvissuto, potesse entrare nella terra promessa.
מֵֵ֭ה’ מִֽצְעֲדֵי־גֶ֥בֶר כּוֹנָ֗נוּ וְדַרְכּוֹ יֶחְפָּֽץ
(MeHashèm mitzadè-ghèver conànu vedarccò yechppàtz).
«I passi dell’uomo sono resi sicuri dall’Eterno, quando Egli gradisca la sua condotta». (Trad. D. Lattes)
La ע apre questa parola e le dona l’energia dell’esperienza percettiva tout court e le prospetta una visione chiara della Realtà. Non poteva mancare la נ, lettera dell’anima ma anche della CADUTA נְפִילָה (Nefilàh). Mai arrendersi perché la ש è vicina e potrebbe farci conoscere la corruzione piuttosto che il potere divino che è in ognuno di noi. A noi la scelta!
Troviamo il termine עֹנֶשׁ (Ònesh) solo due volte nel Tanàch: Re II 23, 33 e nel verso 19 del capitolo 19 dei Proverbi. Sinonimi di עֹנֶשׁ (Ònesh) indicati nella Concordanza sono גְּמוּל, דִּין, מוּסָר, מִשְׁפָּט (Ghemùl, din, musàr, mishppàt) INDENNIZZO, DIRITTO, RIMPROVERO, PROCESSO e altri.
Vado ad esplorare il territorio gematrico di questa parola che vale 420 per riflettere ancora più a fondo. L’espressione con lo stesso valore energetico semantico che viene ad ostacolare il lavoro di espiazione è proprio essere אוֹגְרֵי הַנְּקָמָה (Ogrè hannekamàh) ACCUMULATORI DELLA VENDETTA.
Questo sentimento blocca qualsiasi tipo di riflessione proattiva perché rigetta subito contro l’altro sentimenti di rabbia che chiudono qualsiasi buon senso. È ovvio che in questo caso sto riferendomi a questioni di risarcimento o giuridici, nonché di tradimenti emotivi. Perché chi può punirci se non la vita o il Signore? E quanto dobbiamo imparare a mettere in campo la salutare “autocritica”!? Koràch ne è stato capace?
שבת שלום לכולם!
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Sfida אֶתְגָּר (Etgàr): Significato, Etica e Crescita Personale nella Tradizione Ebraica
SFIDA אֶתְגָּר (Etgàr)! Una parola subito esplicita perché la א apre con la sua capacità iniziatica e come motore della sua radice ת ג ר che abita גר la realizzazione della ת e quindi è in campo il miglior augurio di buona RIUSCITA הַצְלָחָה (Hatzlachàh). Alcuni studiosi ritengono che la א faccia parte della radice: א ת ג ר ma il suo sinonimo הִתְגָּרוּת sembra protendere per la prima tesi. La vera sfida nella vita è comprendere quale sia per ognuno di noi la propria sfida e il desiderio di impegnarci può veramente fare la differenza perché la vita ci metterà alla prova in continuazione e ci sfiderà senza sosta. Avere un buon approccio verso le SFIDE אֶתְגָּרִים (Etggarìm) è la dimostrazione di saper riconoscere che sono la parte essenziale di essere qui. M. Nahon afferma che la vera sfida è non smettere di ricordare la Presenza dell’Eterno in ogni occasione, anche in quelle più “basse” e approfondisce per i ragazzi una perla italiana nell’ambito dell’ETICA מוּסָר (Musàr) ebraica, elaborando “Il Sentiero dei Giusti” מְסִלַּת יְשָׁרִים (Mesillàt Yesharìm. Testo medievale, scritto dal grande Maestro italiano, originario di Padova: Rabbì Moshèh Chayìm Luzzatto, detto Ramchàl (1707-1746). M. C. Luzzatto, Il sentiero dei Giusti, Ed. SAN PAOLO, Milano 2000.
בְּכָל־דְּרָכֶיךָ דָעֵהוּּ וְהוּא יְיַשֵּׁר אֹרְחֹתֶיךָ
(Bechòl derachècha da’èhu vehù yeyashèr orchotècha. Proverbi 3,6)
«In ogni tua strada Lo conoscerai ed Egli drizzerà i tuoi sentieri!»
«In tutti i tuoi passi pensa a lui ed Egli appianerà i tuoi sentieri»! (Trad. E. S. Artom).
D’altronde i Salmi (121,4) ricordano di poter contare sulla Sua Presenza sempre:
הִנֵּה לֹא־יָנוּם וְלֹא יִישָׁן
(Hinnèh lo-yànum velò yishàn)
«Ecco (Certo) non sonnecchia e non dorme». Queste parole esprimono un peso semantico 604 pari al valore numerico di אֶתְגָּר e rafforzano il senso della sfida giornaliera che dovremmo affrontare per realizzare la Volontà divina. Solo così potremmo sperare di raggiungere la LUCE E LA SALVEZZA אוֹר וִישׁוּּעָה (Or viyshu’àh 604). Siamo pronti per la sfida?
Sul post s’intende che la vera sfida è “essere uniti”! SFIDA DI UNITA'.
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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Anima נְשָׁמָה (Neshamàh): Livelli Spirituali, Significato e Ruolo dell'Anima nella Tradizione Ebraica
ANIMA נְשָׁמָה (Neshamàh)! Il terzo livello dell’anima è נְשָׁמָה (Neshamàh), l’anima propriamente detta, l’ANIMA INTELLETTIVA: il soffio della vita insufflato nell’uomo.
Ogni mattina, fra le prime e più belle preghiere di ringraziamento, si rinnova in noi la consapevolezza che la nostra ANIMA נְשָׁמָה (Neshamàh) è PURA טְהוֹרָה (Tehoràh).
Come ci insegna Echà, il terzo libro delle Meghillòt ovvero Le lamentazioni (3,23):
חֲדָשִׁים֙ לַבְּקָרִ֔ים רַבָּ֖ה אֱמוּנָתֶֽךָ :
(Chadashìm labbekarìm rabbàh emunatècha)
«(Siamo) nuovi ogni mattino, grande è la Tua Fedeltà (Fede)».
Una parola poetica נֶשֶׁם (Nèshem) che esprime ANIMA, si traduce anche RESPIRO נְשִׁימָה (Neshimàh) dalla radice נ ש ם (Nun-Shin-Mem) RESPIRARE לִנְשֹׁם (Linshòm). Come vedete, è evidente la vicinanza delle parole.
Anche se spesso non ci accorgiamo della presenza dell’anima, ciascuno di noi possiede quella sostanza spirituale che esprime la nostra essenza intima senza alcuna forma corporea.
La mistica ebraica si interessa dei livelli dell’anima.
Oltre נֶפֶשׁ (Nèfesh), רוּחַ (Rùach) e נְשָׁמָה (Neshamàh) vi sono altre due emanazioni più elevate della Luce di Dio: חַיָּה (Chayyàh) ח י הche introduce il tema della VITA e יְחִידָה (Yechidàh) dalla radice legata all’ UNICITÀ di Dio י ח ד -א ח ד (אֶחָד UNO).
La נֶפֶשׁ (Nefesh), רוּחַ (Ruach) e נְשָׁמָה (Neshamà) di tutte le persone sono connesse e unite in una salda UNITÀ.
Il Signore illumina il cuore e la mente attraverso di esse.
È raro che qualcuno possa giungere alle altre due espressioni dell’anima più elevate.
Un incontro vero di anime produce in noi il contatto più autentico, reale e più soddisfacente della nostra vita.
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Mare
MARE יָם (Yam)! È molto interessante sapere che MARE יָם (Yam-יַמִּים Yammim MARI) condivide la stessa radice י מ ם con יוֹם GIORNO (Yom - Yamim יָמִים GIORNI): TRASCORRERE il GIORNO , DIVENTARE MARE ecc.. La fluidità dell’acqua si sposa con lo scorrere del tempo e si incontrano nel desiderio dell’ORIZZONTE אֹפֶק (Òfek) che segna confini irraggiungibili. Se leggo al contrario questa parola emerge in superficie una domanda esistenziale, la più importante: Chi? מִי (Mì)? Tutti noi cerchiamo di dare una risposta a questa domanda! L’inconscio e l’emozione più profonda è in campo con le due מ che rappresentano il nascosto e il rivelato e la י che ha dato origine a tutto come un Padre generoso e che è presente in tutte le altre lettere. Ricordiamo la formula H2O: 2 elementi di idrogeno e uno di ossigeno!!
Acqua e terra, ma di fatto il vero elemento è quello metafisico, di fronte al quale troneggia il mistero. Il cielo si rispecchia e gli dà colore. Il mare יָם (Yam) 50 ricorda all’uomo הָאָדָם 50 le sue origini! 50 è anche il valore numerico della נ, la lettera con la quale fu creata l’anima di ogni creatura. Il MARE יָם (Yam) è stato LUOGO מָקוֹם di REDENZIONE גְאֻֻלָּה (Gheullàh) come Isaia racconta nel capitolo 51, verso 10: “Non sei Tu che hai seccato il mare, l’acqua del grande abisso, che trasformasti le profondità del mare in una strada dove passarono i redenti? (Trad. D.Lattes)” IL SALE מֶלַח (Mèlach) lo arricchisce e mantiene sano come se fosse sempre in un rituale di accoglienza. Il MARE יָם (Yam) può anche essere molto pericoloso, per questo c’è il comando di insegnare ai propri figli a nuotare.
Di fronte a questa immagine di infinita estensione che rappresenta grande abbondanza, perdiamoci con gioia e speranza.
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Coraggio אֹמֶץ (Òmetz): Significato, Forza Interiore e Valore Spirituale nella Tradizione Ebraica
CORAGGIO אֹמֶץ (Òmetz)! La qualità del “cuore” da cui deriva la parola italiana CORAGGIO אֹמֶץ (Òmetz), è senz’altro un movimento del sé: l’ego si preoccupa e s’immobilizza facilmente. Per questo è interessante scoprire che CORAGGIO אֹמֶץ (Òmetz) ha lo stesso valore gematrico 131 dell’espressione אֶל עַל (El ‘al) VERSO L'ALTO.
É anche in stretta relazione con la parola כְּאָלֶף 31 (Cheàlef) COME ALEF! Il coraggio possiede il potere unificante dell’א ed esprime il livello sovrumano quando è in campo. C’è un’altra espressione che ha lo stesso peso gematrico 131 e fa conoscere profondamente questa FORZA כֹּחַ (Còach): עַל הַכָּבֹד (‘AL haccavòd) Al di sopra dell’ONORE. Il vero coraggioso אַמִּיץ (Ammìtz) scompare a se stesso: non può sottrarsi alla responsabilità che sente verso l’altro. Per questo non poteva mancare in questa radice א מ ץ la צ come simbolo della GIUSTIZIA צֶדֶק (Tzèdek), perseguita dai CORAGGIOSI אַמִּיצִים (Ammìtzì) in ogni loro impresa. Giobbe insegna che l’uomo che mantiene le sue mani pure, AGGIUNGERÀ CORAGGIO (VALORE) יֹסִ֥יף אֹֽמֶץ (Yosìf Òmetz). Questa è l’unica volta nel Tanàch (Bibbia) ove troviamo questa parola (Giobbe 17,9).
La porta di א מ ץ è ( ( א מ (Em) Madre: la stessa di א מ ן (Amèn) la radice della FEDE אֱמוּנָה (Emunàh). É proverbiale il CORAGGIO אֹמֶץ (Ometz) della MADRE אֵם (Em) che è anche condizione della vita (אִם (Im) –SE). E’ famoso l’ordine dato dal Signore a Giosuè יְהוֹשֻׁעַ (Yehoshù’a) quando sostituì Mosè alla guida del popolo ebraico: חֲזַק וֶאֱמַץ (Chazak VeEmMaTZ) “ (SII) FORTE e CORAGGIOSO (VALOROSO)….”! (Giosuè 1, 9)
Ricordiamo infine che Mosè ci ha insegnato nell’esperienza del roveto che CONOSCERE לַָדַעַת (Ladà’at) è un atto di coraggio.
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Rifugio מִקְלַט (Miklàt): Significato, Protezione e Accoglienza nel Contesto Ebraico di Sicurezza e Spiritualità
RIFUGIO מִקְלַט (Miklàt)! Al primo sguardo questa parola ci dona una chiara interpretazione: è un מַקֵּל טוֹב (Makkèl Tov) BASTONE BUONO. La ט in chiusura ci tranquillizza: è un bastone di SOSTEGNO תְּמִיחָה (Temichàh) non di aggressione. Nel centro di RIFUGIO מִקְלַט (Miklàt) troviamo incastonato tra l’emozione della מe il ruolo difensivo della ט il termine קַל (Kal) FACILE, LEGGERO. Una vera propensione all’aiuto עֶזְרָה (‘Ezràh) e all’ACCOGLIENZA קַבָּלַת פָּנִים (Kabalat panìm). Facilitare l’altro nel momento del bisogno.
In effetti è un LUOGO SICURO e ben DIFESOמָקוֹם בָּטוּחַ וּמוּגָן (Makòm batùach umugàn). Quando si sente la SIRENA אֲזְעָקָה (Az’akàh) si corre ai מִקְלָטִים (Miklatìm) RIFUGI. Questa idea è figlia della Toràh perché sono famose le CITTÀ RIFUGIO עַרֵי מִקְלָט (‘Arè miklàt) di cui parla la parashàh di מַסְעֵי (Mas’è) PARTENZE, TAPPE, VIAGGI.
וְהִקְרִיתֶם לָכֶם עָרִים עָרֵי מִקְלָט תִּהְיֶינָה לָכֶם וְנָס שָׁמָּה רֹצֵחַ מַכֵּה־נֶפֶשׁ בִּשְׁגָגָה׃
( Vehikritèm lachèm ‘arìm ‘arè miklàt tihyèna lachèm; venàs shàmmah rotzèach macchèh-nèfesh bishgagàh).
«E predisporrete per voi delle città, città rifugio saranno per voi; e fuggirà là un omicida colpente-vita per errore (involontariamente)».
Quanto senso di giustizia! Nessuna VENDETTA נְקָמָה (Nekamàh) o punizione. Nessuno spargimento di sangue entro le sei città rifugio per non contaminare la terra condivisa con l’Eterno.
La radice ק ל ט si esprime in altri ambiti e ci offre anche vocaboli importanti come קְלִיטָה (Kelitàh) RICEZIONE, ASSORBIMENTO e INTEGRAZIONE o RICEVITORE מַקְלֵט (Maklèt): ogni apparecchio di ricezione lo è. Anche il termine REGISTRAZIONE הַקְלָטָה (Haklatàh) deriva dalla stessa radice di RIFUGIO מִקְלַט (Miklàt). Non c’è dubbio che essa dimostra la presenza della consonanza vibrazionale a tutti i livelli perché alla base c’è la manifestazione della rete relazionale cosmica e umana.
Un sinonimo importante di RIFUGIO מִקְלַט (Miklàt) è מַחָסֶה (Machasèh) e i Salmi ci invitano a riconoscere il grande rifugio che troviamo in Dio proprio con questa radice ח ס ה.
אֵלִי צוּרִי אֶחֱסֶה־בּוֹ
(Elì tzurì echesèh-bo).
«Mio Dio, mia rocca, in cui mi riparo (mi rifugerò in Lui)».
È divertente trovare una corrispondenza gematrica di מִקְלַט 179 con מִסְעָדָה (Mis’adàh) RISTORANTE. Il rifugio dà il senso di sicurezza che rassicura ma anche nutre con pietanze piene di fiducia e rasserenamento. L’energia della LEGATURA עֲקֵדָה (‘Akedàh 179) entra di soppiatto e amplifica dentro di me la fede ma anche la consapevolezza che abbiamo delle limitazioni e a volte siamo costretti dagli eventi a doverci difendere e trovare protezione qui sulla terra.
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Servizio שֵׁרוּת (Sherùt): Significato, Valore Spirituale e Ruolo del Servizio nella Tradizione Ebraica
SERVIZIO שֵׁרוּת (Sherùt)! Il SERVIZIO שֵׁרוּת (Sherùt) dà vita ad un mondo infinito dì possibilità dove la devozione mette radici profonde. É un vocabolo moderno, il suo sinonimo, usato nel Tanach Bibbia è שָׁרֵת (Sharèt). Esso è per lo più indicativo del servizio sacro come quello dei כֹּהֲנִים (Cohanìm) o come appellativo degli alunni dei Grandi Maestri o per accompagnare l’espressione מַלאֲכֵי הַשָּׁרֵת (Malachè hashàret) cioè GLI ANGELI che sono AL SERVIZIO di DIO e che cantano la Sua gloria.
Non è quindi strano se il valore numerico di SERVIZIO שֵׁרוּת (Sherùt) sia 906 come il valore energetico semantico dei nomi di quattro angeli insieme: מִיכָאֵל רְפָאֵל ,אוּרִיאֵל ,גַבְרִיאֵל (Michaél, Refaél, Uriél, Gavriél).
La sua radice è ש ר ת (Shin-Resh-Tav), le tre ultime lettere dell’alfabeto insieme anche se non in ordine. Un suo anagramma colpisce : רֶשֶׁת (Rèshet) RETE! Noi siamo informazione pura e viviamo immersi in essa.
La ר dà inizio all’energia mentale del mettere in azione un progetto coscienziale. Esso viene espresso con la passione della ש per realizzare la sua integrazione nella piena libertà della ת.
Un sinonimo di questa radice ש ר ת è ש מ ש la radice di שֶׁמֶשׁ (Shèmesh) SOLE, il grande servitore e שַׁמָּשׁ Shammàsh, colui che SERVE il Tempio.
Rispondiamo alla domanda che sorge spontanea:
מַּה הַמַּשְׁמָעוּת?
(Mah Hammashma’ùt) QUAL È IL SIGNIFICמATO, l’IMPORTANZA, L’ INSEGNAMENTO? Questa domanda ha lo stesso valore gematrico di SERVIZIO שֵׁרוּת (Sherùt) 906.
Esercitiamo questa offerta del cuore che ci aiuta a comprendere fino in fondo la bellezza del donare.
שבת שלום!
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Commento Midràsh: Studio, Spiegazione e Interpretazione dei Testi Sacri Ebraici per Crescita Spirituale e Consapevolezza
COMMENTO מִדְרָשׁ MIDRÀSH! Questo termine ci conduce al tema dello studio, della spiegazione, dell’interpretazione dei testi sacri ebraici o semplicemente a un racconto che affini la nostra coscienza attraverso la trasmissione orale di tali argomenti.
La radice di מִדְרָשׁ (Midràsh) o דְרָשָׁה (Derashàh) che ha un significato molto simile è ד ר ש (Dàlet-Resh-Shin). IL NUTRIMENTO - SENO שָֹד DELLA ר.
Queste tre lettere esprimono l’ultima parola della prima metà della תּוֹרָה (Toràh-Pentateuco) דָּרֹשׁ (Daròsh) e la prima parola della seconda metà (Daràsh) דָרַשׁ . (Levitico 10,16)
Questa ripetizione דָּרַשֹ דָּרֹש (Daròsh Daràsh) diventa un segno forte per capire appieno l’energia del suo significato: RICERCARE, ANALIZZARE, COMMENTARE, SPIEGARE, STUDIARE e tanto altro. Si tratta di un forte messaggio ebraico: il dovere di approfondire qualsiasi tema sacro per poterlo comprendere pienamente e poter fare la Volontà dell’Eterno.
Il valore 504 di ד ר ש è lo stesso di לָדַעַת (Ladà’at - י ד ע) SAPERE e anche dell’espressione PER LA TESTIMONIANZA לַעֵדֻת
(La’edùt ע ו ד).
Le stesse lettere שֹ ר ד scritte all’inverso ci introducono al tema della SOPRAVVIVENZA:לִשְֹרֹד (Lisròd) SOPRAVVIVERE.
Ogni nostro giorno, ogni nostro passo ci fanno testimoni della nostra e dell’altrui realtà. Cresciamo solo se riconosciamo consapevolmente di essere un NOI che è UNO.
שלום לכולם!
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020.
H. Aboav, “Le voci delle parole ebraiche“ Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. Per ordinarlo:
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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).
ARCOBALENO קֶשֶׁת (Kèshet): Significato, Simbolismo e Spiritualità dell'Arco nella Tradizione Ebraica
ARCOBALENO קֶשֶׁת (Kèshet)! Il suo nome per intero è קֶשֶׁת בֶּעָנָן (Kèshet be’anàn) UN ARCO NELLA NUVOLA. ַLuce pura che si disperde e si rifrange sulla sua acqua (Mayìm) מַיִם, tingendosi di infinite screziature anche se non tutte percepibili dai nostri occhi. Ciò che è chiaro è che dietro ogni nuvola c’è il SOLE שֶׁמֶשׁ (Shèmesh), il grande SERVITORE שַׁמָּשֹ (Shammàsh) che scalda e nutre tutti noi, SEMPRE תָּמִיד (Tamìd). Per questo l’ARCOBALENO קֶשֶׁת (Kèshet) ci avvicina subito al divino ed è simbolo di Felicità אֹשֶר (Ósher ) e Benedizione בְּרָכָה (Berachàh). שֶׁתֶק (Shֶètek) SILENZIO è un suo anagramma ed è straordinario: chi di noi riesce a parlare davanti a questo spettacolo, legato alla promessa di Hashem a Noè?! ש ת ק (ִלִשְׁתֹּק - stare in silenzio). Attenzione, per assonanza troviamo anche silenzio con la ט שֶקֶט (Shèket). La forma della ש ricorda l’ARCO קֶשֶׁת (Kèshet) e questo è teso direttamente dall’Alto per ricordarci di noi stessi e di incontrarci בְּקִרְבֵּנוּ dentro di noi, VICINI A NOI (ק ר ב VICINO קָרוֹב Karòv).
La ק infatti s’inabissa direttamente nelle nostre coscienze e porta la sua sacralità e l’amore per la vita. La ת, simbolo di VERITÁ אֱמֶת (Emèt), permette l’integrazione della nostra coscienza e ci fa liberi. 800 è il valore numerico di ARCO קֶשֶׁת (Kèshet) ma nella piccola numerazione diventa 8 come l’infinito che metaforicamente ci conduce alla SPERANZA תִּקְוָה (Tikvàh) e all’אֵין סוֹף (En-Sòf). È tutto coerente con la lettera ח dal peso semantico numerico 8 che liberata dalla barriera iniziale, ci eleva alla TRASCENDENZA e alla VITA. Ho già scritto di שׁרֶשׁ (Shorèsh) RADICE 800 ma è sempre importante ricordarla perché nel suo intento risplende il verso di Giobbe 19,28:
וְשֹׁרֶשׁ דָּבָר נִמְצָא בִי….
(Veshorèsh davàr nimtzà vi)
Lett. “…E LA RADICE DELLA PAROLA SI TROVA IN ME”!
Anche IL FAR ENTRARE GLI OSPITI הַכְנָסַת אוֹרְחִים (Hachnasàt Orchìm ch gutturale) vale 800: accogliamoli nel nostro cuore לֵב (Lev)!
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Challàh חַלָּה: Significato, Tradizione e Simbolismo del Pane Intrecciato Sacro nella Cultura Ebraica
CHALLÀH חַלָּה (Pane, pagnotta)! Un pane intrecciato che ricorda nell’espressione delle sue lettere anche il senso dell’accadere e della realizzazione esistenziale: חָלָה ACCADDE (ח ו ל). Questo pane sabbatico rappresenta in primis l’offerta di una certa quantità dell’impasto di farina dovuta ai Cohanim כֹּהָנִים SACERDOTI, comandata dalla Torà:
רֵאשִׁית֙ עֲרִסֹ֣תֵכֶ֔ם חַלָּ֖ה תָּרִ֣ימוּ תְרוּמָ֑ה
(Reshìt ‘arisotechèm (suono gutturale) CHALLÀH tarìmu terumàh.)
«(Dalla) prima parte del vostro impasto (denominata) CHALLÀH voi offrirete un’OFFERTA תְּרוּמָה(Terumàh)»! (Levitico 15,20)
La ricerca della radice di חַלָּה non è semplice perché s’”intreccia” con diversi significanti. Forse la più accettabile è ח ל ל ( ח ו ל ) che ci immette nel tema del DANZARE IN CERCHIO infatti l’impasto primario è in genere tondo ma anche FARE e PRODURRE. Troviamo questo termine nel libro di Samuele II 6,19, quando il Re David riportò l’Arca a Gerusalemme e distribuì un pane (pagnotta) חַלַּת לֶחֶם (Challàt lèchem), una porzione di carne e una di uva secca alla grande moltitudine di popolo: uomini e donne. Il concetto di חַלָּה si coniuga con quello di לֶחֶם מִשְׁנֶה (Lèchem Mishnèh) DOPPIO PANE, legato alla doppia porzione di manna che i nostri padri raccolsero nel deserto il venerdì anche per il sabato. Come insegnano i nostri Maestri, oggigiorno si toglie dall’impasto solo una piccola parte che viene bruciata o gettata dopo essere stata avvolta con cura nel rispetto di questa מִצְוָה (Mitzvàh) PRECETTO. È interessante elaborare il significante contenuto nella sua benedizione:
לְהַפְרִישׁ חַלָּה. ב' א' ה' א' מ' הע' אֲשֶׁר קִדְּשָׁנוּ בְּמִצְוֹתָיו וְצִוָּנוּ
(Barùch Attàh Hashèm Elokènu mèlech ha’olàm ashèr kiddeshànu bemitzvotàv vetzivvànu LEHAFRÌSH CHALLÀH).
«Benedetto Tu o Signore, nostro dio, Re del mondo che ci ha santificato con i Suoi precetti e ci ha comandato di (eseguire) la separazione della CHALLÀ.»
La radice פ ר ש si muove nel tema del DISTINGUERE, SANTIFICARE, SEPARARE E ALLONTANARE. Nella forma rafforzativa diventa: SPIEGARE, CHIARIRE DARE UN SIGNIFICATO פְּרוּשׁ (Perùsh).
La חַלָּה (43): c’è in campo una ח che sottende un ostacolo da dover superare con grande devozione per poter essere elevata come offerta לָה' (LaHashèm) PER HASHÉM nel sacro giorno dello Shabbàt! La sua gematria 43 infatti è in relazione intima con l’espressione NELLA FORZA (dell’) AMORE בְּכֹּחַ אַהֲבָה (Becòach ahavàh 43).
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Ruota גַלגַל (Galgal): Significato, Energia e Simbolismo della Ruota nella Tradizione Ebraica דָבָר (Davàr)
RUOTA גַלגַל (Galgàl). È interessante elaborare la struttura di questa parola: è formata dalla ripetizione della parola ONDA (Gal) גַל.
È il risultato di un’onda completa: l’onda superiore con l’onda inferiore che formano uno pseudo cerchio.
Vi sono in campo due lettere: la Ghìmel ג e la Làmed ל con un compito similare e con un valore gematrico uguale nella piccola numerazione e cioè 3.
Ambedue raggiungono un grande movimento esistenziale: laג porta fuori la forza primordiale. Essa spinge a maturare; la ל protegge questo movimento, non permettendo di fermarsi inutilmente ma sempre pronta a fare avanzare come la forza dell’onda che non si arresta mai.
È simpatico pensare che si sia scelta questa parola per denominare la ruota! Quanto progresso ha portato all’umanità!
Anche la METEMPSICOSI si esprime con la stessa radice גִלְגוּל נְשָׁמוֹת (Ghilgùl Neshamòt).
Non è quindi un caso che RUOTA גַלגַל (Galgal) che vale 66 abbia lo stesso valore semantico energetico di וַיֵלֶךְ (Vayyèlech) E ANDÒ.
Procediamo come ci ha insegnato Abramo.
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Torah תּוֹרָה: Significato, Insegnamenti e Importanza Spirituale della Sacra Legge Ebraica
TORÀH תּוֹרָה! Questo è il TEMPO DEL DONO DELLA NOSTRA TORÀH זֶמָן מַתָּן תּוֹרָתֵנוּ (Zemàn mattàn Toratènu). È il tempo di ricordare la prima e l’ultima parola delle DIECI PAROLE:
אָנֹכִי לְרֵעֶךָ (Anochì lere’ècha) IO PER IL TUO PROSSIMO!
Questo è il tempo הַזֶּמָן di festeggiare שָׁבוּעוֹת SHAVU’ÒT e cogliere le sue PRIMIZIE בּכּוּרִים (Biccurìm) coi loro profumi e sapori. SETTIMANA שָׁבוּעַ (Shavùa’), il suo plurale è שָבוּעוֹת SHAVU’ÒT. La sua radice è la stessa del numero SETTE: שֶׁבַע (shèva’).
שִׁבְעָ֥ה שָׁבֻעֹ֖ת תִּסְפָּר
(Shiv’àh shavuòt tispòr! Deuteronomio 16, 9)
«Sette settimane conterai!»
Da Pèsach a Shavuòt ci sono proprio sette settimane. Il dono della Torà viene accompagnata dall’energia della PROMESSA שְׁבוּעָה (Shevu’àh) e della שֹבַע SAZIETÀ, ABBONDANZA (Sòva’). שֶׁבַע SETTE e שָֹבֵעַ SAZIO (Savèa’) come vedete si scrivono con le stesse lettere anche se la שׁ cambia suono.
TORÀH תּוֹרָה (Pentateuco)! Questa parola ha suscitato l’attenzione di commentatori di tutti i tempi. È stata tradotta come INSEGNAMENTO e FONDAMENTO dalla radice י ר ה (Yod-Resh-He’) ma si esplica anche con la radice del CONCEPIMENTO ה ר ה (He’-Resh-He’); o ancora con ulteriori significanti: LEGGE, LUCE, FONTE e altri.
Il suo valore gematrico è 611 e sono molto interessanti alcune espressioni con lo stesso valore: אֱלֹקִים כָּאן תָּמִיד (Elokìm can Tamìd ) DIO (È) QUI SEMPRE. Essa rappresenta la רָצוֹן בּוֹרֵאנוּ (Ratzòn Borènu) La VOLONTÀ del NOSTRO CREATORE.
La ת dà inizio a questo nome sacro, esprimendo tutta la conoscenza della Sua verità e indicandoci il cammino per una libera realizzazione della Sua parola. La ו congiunge, nel suo progetto esistenziale di essere elemento di unione, la ר che rappresenta il potere divino. La ה in finale accetta il suo mandato di dirigere la sua energia nella nostra vita spirituale e mondana. La תּוֹרָה è per tutti una guida vitale per crescere e maturare. Essa è dentro di noi ed è “vicina” sempre! Aderiamo al progetto divino con grande amore.
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Umiltà עֲנָוָה (‘Anavàh): Significato Profondo, Valore Spirituale e Insegnamenti nella Tradizione Ebraica
UMILTÀ עֲנָוָה (‘Anavàh)! Qualità rara e difficile da mantenere salda e duratura. Forse è la qualità più ardua da affrontare per il nostro ego. La sua radice è ע נ ו (‘Àyin-Nun-Vav) e raffigura per intero la parola עָנָו (‘Ànav) UMILE, al femminile עֲנָוָה (‘Anavàh). Ecco l’unica volta che appare nella Torà e che si riferisce ad un uomo (Numeri 12,3):
וְהָאִ֥ישׁ מֹשֶׁ֖ה [עָנָו כ] (עָנָ֣יו ק) מְאֹ֑ד מִכֹּל֙ הָֽאָדָ֔ם אֲשֶׁ֖ר עַל־פְּנֵ֥י הָאֲדָמָֽה׃ ס
(In parentesi le diverse forme di scrittura כ (כ ת ב scrivere) di lettura ק (ק ר א leggere))
(vehaìsh Moshèh [‘Ànav scritto] (Anàv letto) meòd; miccol haadàm ashèr ‘al-pene’ haadamàh:
«E l’uomo Mosè (è) molto umile; (più) di ogni (altro) uomo che (vive) sulla faccia della terra».
L’UMILTÀ עֲנָוָה (‘Anavàh) ci facilita il compito di raggiungere il timore di Dio come insegnano i Proverbi (22,4). Essa (131) ci conduce VERSO SU (L’ALTO) אֶל עַל (El ‘Al 131) ed è la rappresentazione interiore del CORAGGIO אֹמֶץ (Òmetz 131) perché accade, quando ci si annulla, nell’operare nel nome di Hashèm. Come asserisce Rav Kotzk, dove c’è l’ego non c’è Dio. (Da “In questo luogo c’era Dio e io non lo sapevo”.) Solo quando si comprende che non saremo mai migliori di un altro, non comprenderemo appieno il significato di עֲנָוָה.
L’עֲנָוָה indirizza il nostro interesse verso l’amore per l’altro.
La ע infatti, portata alle estreme conseguenze, diventa esperienza percettiva pura che si apre alle prospettive di speranza della נ. Essa è alle prese di un moto perpetuo. La ו mantiene il tutto in grande sinergia come fa nel Tetragramma e accoglie la ה in fine di parola che suggella la presenza della spiritualità e del divino.
Con le stesse lettere della radice ע נ ו (‘Àyin-Nun-Vav) possiamo comporre un’altra radice, suo anagramma: נ ו ע che ci introduce nel tema del MOVIMENTO תְּנוּעָה (Tenu’àh).
Queste tre lettere ע נ ו nell’ordine dell’essere umile corrispondono anche nella forma combinatoria del sessantatreesimo nome di Dio pur trascendendo qualsiasi suo significante. Meditare su di esso, come insegna la mistica ebraica, sviluppa in noi il senso vero dell’apprezzamento: ci concede la consapevolezza di possedere veramente tutto e di riconoscere di esistere nella Luce.
Permettetemi di terminare con una riflessione che amo di Giacomo Leopardi:
“È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto hanno le maniere semplici e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco conto.” (Da “Pensieri”)
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Deserto מִדְבָּר (Midbàr): Significato, Spiritualità e Simbolismo del Deserto nella Tradizione Ebraica
DESERTO מִדְבָּר (Midbàr)! מִדְבָּרוֹת (Midbaròt) DESERTI ma anche מִדְבָּרִים (Midbarìm). Questo termine è molto complesso e si apre a diversi significanti. דֹבֶר (Dovèr) è il LUOGO DEL PASCOLO. Questa interpretazione sembra allontanarci dalla radice ד ב ר a noi cara del PARLARE לְדַבֵּר ma è molto coerente con lo spirito nomade dei nostri Padri. La storia degli ebrei è indissolubilmente legata al DESERTO לַמִּדְבָּר (Lammidbàr).
וַיְדַבֵּ֨ר ה' אֶל־משֶׁ֛ה בְּמִדְבַּ֥ר סִינַ֖י בְּאֹ֣הֶל מוֹעֵ֑ד
(Vaydabbèr Hashèm el-Moshèh bemidbàr Sinày beòhel mo’èd)
«E parlò il Signore a Mosè nel deserto del Sinai nella tenda del Convegno».
Nel primo verso del libro dei Numeri, tradotto così in italiano ma letteralmente NEL DESERTO in ebraico בְּמִדְבַּ֥ר (Bemidbàr) appaiono ambedue i significanti. Ricordo un commento-immagine antica per raccontare le origini della radice ד ב ר dove le parole si muovevano una dietro l’altra come i cammelli al pascolo. Da questa radice ד ב ר deriva anche il nome dell’ultimo libro della Toràh: דְבָרִים (Deutoronomio) PAROLE.
DESERTO מִדְבָּר (Midbàr) è scritto esattamente come מְדֻבָּר (Medubbàr) PARLATO, ESPRESSO e מְדַבֵּר (Medabbèr che posso tradurre: (Io) parlo - (tu) parli – (egli) parla) PARLANTE.
All’epoca dei quarant’anni di cammino, saranno nominati diversi deserti con nomi molto significativi. Il primo percorso fu attraverso il מִדְבָּר שׁוּר (Midbàr Shur) che Raphael Drai traduce come UN DETTAME DI RETTITUDINE. Egli ricorda che uno dei nomi di Israel è Yeshurùn, legato a יָשָׁר (Yashàr) DRITTO, RETTO. Gli ebrei devono riconquistare la loro integrità etica prima di tutto e rimparare come trovare l’acqua nel deserto. “Il deserto non è l’aridità assoluta, l’aridità in sé”.
Il “chi, che cosa?”, suggerimenti naturali della מ danno il via ad una domanda che ci chiediamo tutti: - Chi, Che cosa ha parlato דִבֵּר (Dibbèr) dentro di noi? Cosa risuona nel silenzio della nostra interiorità che ci ricorda il DESERTO מִדְבָּר (Midbàr)? Il Luogo del risuono intimo e dell’ascolto. Hashèm si è manifestato a Elia nel suono di una VOCE DI SILENZIO SOTTILE קוֹל דְּמָמָה דַקָּה (Kol demamàh dakkàh) nel deserto. Se permuto le lettere di מִדְבָּר (Midbar), scopro un bel messaggio: דָם רָב (Dam rav) Tanto sangue, vita, energia e tanta luce. È il luogo della re-energizzazione per eccellenza!
Infine perlustro la sua gematria 246 per trovare ulteriori spunti di riflessione che come sempre sono infiniti. Rambam insegna che 246 esprime l’espressione זֶה זָהָב טָהוֹר (Zèh zahàv tahòr) QUESTO (È) ORO PURO come il suo colore ma anche קוֹצִים (Kotzìm) 246 SPINE. E nel deserto certo non mancarono!
Chiudo con le parole del Rav Shlomo Bekhor: «Il deserto è aperto, è vuoto, non appartiene. E appartiene a tutti in equal modo».
Buona lettura delle Parashòt del libro di בְּמִדְבַּ֥ר!
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Giubileo Ebraico יוֹבֵל (Yovèl): Significato, Tradizione e Rito dello Shofar nel Cinquantesimo Anno Sacro
GIUBILEO יוֹבֵל (Yovèl)! י ב ל : entriamo nel tema del LASCIARE ANDARE, LIBERARE! יָבֵל (Yavèl) è il SUONO DI GIUBILO che viene suonato dallo יוֹבֵל (Yovèl) che si traduce anche שׁוֹפָר (Shofàr) CORNO (di ovino o caprino) e MONTONE. יוּבַל (Yuvàl), figlio di Lemech, inventore degli strumenti musicali esprime questo suono liberatorio e curativo. יוֹבֵל (Yovèl) è un trasferimento di proprietà. Una formula antica di richiesta legale per una proclamazione pubblica, atta a convalidare il cambio dell’amministrazione della proprietà. שְׁנַת הַיּוֹבֵל (Shenàt Hayyovèl) L’ANNO del GIUBILEO è il cinquantesimo anno dopo un ciclo di sette anni sabbatici che viene celebrato nel giorno di כִּפּוּר (Chippùr) con il suono dello שׁוֹפָר . L’anno sabbatico viene chiamato שְׁנַת שְֹמִּטָה (Shenàt shemmitàh) ed è un anno di riposo e liberazione della terra e dei servitori che ricorre ogni sette anni. In questo periodo del conteggio dell’omer סְפִירַת הָעֹמֶר (Sefirat ha’òmer) torna questo moltiplicare sette per sette. È sempre interessante rilevare la capacità del numero שֶׁבַע (Shèv’a) di nutrire e preparare ad una sempre maggiore crescita e conquista coscienziale. Ricordo che שֶׁבַע condivide esattamente le sue lettere con la parola שָֹבֵעַ (Savè’a) SAZIO e la radice ש ב ע con PROMESSA שְׁבוּעָה (Shevu’àh) ed anche naturalmente SETTIMANA שָׁבוּעַ (Shavu’a). Le prescrizioni del Giubileo יוֹבֵל (Yovèl) ebraico si trovano nella parashà di בְּהַר (Behàr) SUL MONTE (Sinai). Esse deliberavano il riposo della terra, la liberazione degli schiavi e la loro emancipazione; la remissione dei debiti e la maggior parte delle proprietà tornava ai padroni iniziali. “Una concezione che ha in sé una carica di Utopia, ma di quelle utopie che preparano un futuro migliore.” (Rav Laras.) È importante ricordare La Parola del Signore in riferimento al verso 20 del capitolo 25 di וַיִקְרָא (Vaikrà - Levitico): “E (quando) se direte (Domanderete): - Cosa mangeremo nel settimo anno ché non semineremo e non raccoglieremo il nostro prodotto?” Nel verso 21 Hashem promette:
וְצִוִּ֤יתִי אֶת־בִּרְכָתִי֙ לָכֶ֔ם בַּשָּׁנָ֖ה הַשִּׁשִּׁ֑ית וְעָשָׂת֙ אֶת־הַתְּבוּאָ֔ה לִשְׁל֖שׁ הַשָּׁנִֽים:
(Vetzivvìti et- birchatì lachèm (suono gutturale) bashanàh hashishìt; ve’asàt et hattevuàh lishlòsh hashanìm:)
“Ed ho (comandato) predisposto LA MIA BENEDIZIONE per voi, nel sesto anno e (essa) farà (produrrà) il suo prodotto per tre anni.
Riflettiamo su quella promessa OGGI הַיּוֹם (Hayyòm), nei nostri giorni e ascoltiamo le parole dentro di noi che con grande fede, inneggiano alla vita e alla ripresa.
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Timore יִרְאָה (Yiràh): Significato Spirituale, Coraggio e Risveglio nella Tradizione Ebraica
TIMORE יִרְאָה (Yiràh)!
La sua radice è י ר א (Yod-Resh-Àlef) e significa TEMERE ma anche relazionarsi con RISPETTO, CONSIDERAZIONE e TIMORE: traduzioni della parola יִרְאָה (Yiràh) oltre PAURA.
É noto che dobbiamo imparare ad amare e temere il Signore.
Proverbi 3,7 ci insegna :
יְרָ֥א אֶת־ה' וְס֣וּר מֵרָֽע
(Yerà et Hashèm vesùr merà’!)
<> Temere il Signore ci allontana dal male!
TIMORE יִרְאָה (Yiràh) e PRODEZZA, CORAGGIO e FORZA גְבוּרָה (Ghevuràh) hanno lo stesso valore semantico 216 e sono in consonanza con l’espressione di Esodo 18, 21 in cui si riconosce che gli uomini valorosi temono Dio.
Ricordiamo le parole di Giacobbe dopo il sogno della scala che esprimono tutto il suo coinvolgimento emotivo a contatto con un’esperienza spirituale straordinaria:
וַיִּירָא֙ וַיֹּאמַ֔ר מַה־נֹּורָ֖א הַמָּקֹ֣ום הַזֶּ֑ה
(Vayyirà vayyomàr :- Mah - norà hammakòm hazzèh)
Frase che troviamo spesso nelle sinagoghe.
Cerchiamo dentro di noi la forza per suscitare il senso dell’incontro profondo.
Si richiede molta attenzione a non confonderla con la radice del VEDERE (Resh-Àlef-He’) ר א ה perché essendo verbi irregolari, molte volte perdono una radicale e possiamo trovare sul Testo solo רא . La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyyàh) 216 è anche lo stesso valore di וַיִּיקָץ (Vayyikàtz) E SI SVEGLIÒ. Un’espressione che svela un momento di vero risveglio e di nuova conquista spirituale: una maturazione improvvisa come accade ai frutti d’ESTATE קַיִץ (Kayìtz).
Così capitò a Giacobbe יַעֲקֹב e al Re Salomoneשְלֹמֹה הַמֶּלֶךְ dopo il loro sogno.
La י , prima lettera del Tetragramma, apre la parola TIMORE יִרְאָה (Yiràh) e la proietta nella dimensione del metafisico. Offre un movimento verso l’Alto. È libera e pur essendo la più piccola, può rivelarsi nella sua maestosità e dare alla ר la possibilità di manifestarsi nella forza totalizzante della coscienza. La א ristabilisce ogni qual volta ve ne sia necessità, l’aspirazione equilibrante dell’unità e dell’incontro. Termina la parola, la frequente ה nella sua determinazione femminile. É commovente percepire la parola TIMORE יִרְאָה (Yiràh) al femminile.
Il TIMORE DI DIO 'יִרְאַת ה (Yiràt Hashèm) è una funzione spirituale e deve accompagnarsi anche con הָאַהֲבָה l’AMORE : le due colonne della vera fede. I salmi insegnano: 'רֵאשִׁית חָכְמָה יִרְאַת ה (Reshìt chochmàh yiràt HaShem 111,10) <>
“Timor di Dio non significa per l’ebreo: aver paura di Dio ma aver coscienza della sua inconcepibilità […] Solo attraverso il timore di Dio, l’uomo penetra talmente nell’amore di Dio da non poterne più essere cacciato” (Martin Buber cit. D. Lattes, Aspetti e problemi dell’ebraismo, p.59.)
שבוע טוב!
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).
H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020.
H. Aboav, “Le voci delle parole ebraiche” Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. Per ordinarlo:
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Amicizia
AMICIZIA יְדִידוּת(Yedidùt)! AMICO si traduce יָדִיד (Yadìd) יָד + יָד (Yad +Yad) UNA MANO + UNA MANO. IL valore energetico-semantico di יָד è 14. Le due mani insieme valgono 28 come כֹּחַ (Còach) FORZA. La ד è la porta per l’azione creativa e metafisica della più piccola e intensa lettera: la י che è inclusa in tutte le altre.
Amicizia può essere tradotta anche con חֲבֵרוּת (Chaverùt) dalla radice (Chet-Bet-Resh) ח ב ר il cui tema è LEGARSI, UNIRSI, PARTECIPARE, COMPORRE, ADATTARSI. Così AMICO, COMPAGNO può tradursi anche חָבֵר (Chavèr). Anche il famoso רֵעַ (Re’à) è sinonimo di AMICO, PROSSIMO
וְאָֽהַבְתָּ֥ לְרֵעֲךָ֖ כָּמוֹךָ אֲנִ֖י ה'
(Veahavtà lere’achà camòcha; Anì Hashem. Levitico 19,18).
“E AMERAI (PER) IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO! IO SONO L’ETERNO”
È molto interessante ricordare che רֵעַ (Re’à) PROSSIMO, AMICO si scrive con le stesse lettere di רַע (Ra’) MALE.
La radice che accompagna naturalmente tutte queste parole di AMICIZIA יְדִידוּת (Yedidùt) è נ ת ן DARE: un palindromo curioso.
Un segno, un sigillo, una traccia ת (Tav) che separa 2 (nun) נ ן . La prima נ può rappresentare il movimento generoso che passa da una entità all’altra; la seconda, la nun finale ן che rettifica e porta il senso essenziale di giustizia nel giuoco del dare e del ricevere.
Rimane il dubbio: Chi riceve? Chi dona?
La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyàh) di AMICIZIA יְדִידוּת (Yedidùt) è 434 come l’espressione מַשִׁיחַ בֵּן דָוִיד (Mashìach ben Davìd). Questa parola nel suo significante più profondo avvicina senz’altro l’era messianica.
שלום לכולם!
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Falò מְדוּרָה (Meduràh): Significato, Tradizione e Celebrazione del Falò nel LAG BA’ÒMER
FALÒ מְדוּרָה (Meduràh)! Stasera nel trentatreesimo (33) ל''ג giorno dell’Omer, ricorre un giorno di festa più conosciuto ormai come LAG BA’ÒMER.
Un giorno di festa e vera GIOIA שִֹמְחָה (Simchàh)! Come si usa fare saranno accesi FALÒ מְדוּרוֹת ovunque e si potranno ammirare le loro lunghe lingue di fuoco che vibreranno all’unisono col cuore e col ricordo più intenso di esperienze passate! Si interrompe il lutto che per tradizione caratterizza questo periodo nel quale morirono una moltitudine di allievi di Rabbì Akiva.
La sua radice è ד ו ר la stessa di GENERAZIONE דוֹר (DOR) e EPOCA. In essa abita דָר (Dar) ABITA la ו . Una מְדוּרָה (Meduràh) risponde alla domanda della מ di come abitare דור (Ladùr) uno spazio spirituale ה attraverso l’energia centrale congiungente della ו. Essa vale 13 nella sua scrittura completa וָאו (Vav) che la unisce all’energia dell’UNO אֶחָד (Echàd) 13 e dell’AMORE אַהַבָה (Ahavàh) 13.
La מְדוּרָה MEDURÀH 255 esprime una rilevante connessione con l’espressione אוֹרִי אֶלְהַב (Orì elhàv) 255 LA MIA LUCE INFIAMMERÒ! Non sono forse le generazioni future che ravvivano il fuoco dei propri avi!? Torniamo a dare forza al nostro ENTUSIASMO הִתְלַהֲבוּת (Hitlahavùt) che con la sua FIAMMA לֶהָבָה (Lahavàh) ci eleverà su nel cielo libero da nuvole!
Secondo il midrash, fu in questo giorno che iniziò a cadere la מָן (Man) Manna! (Rav Y. Shurpin)
!שבת שלום ול''ג בעומר שמח
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Mamma
MAMMA אִמָּא (Ìmma)! Che parola!! Il suo valore gematrico 42 si articola in sinergia con i sentimenti naturali di ognuno di noi: 42 è lo stesso valore di הַיְחִידָה (Hayechidàh) L’UNICA! Anche לִבִּי (Libbì) IL MIO CUORE condivide la stessa stretta relazione. Quando rifletto sugli ebrei nel deserto, non posso fare a meno di pensare alla loro tenda אוֹהֵל (Óhel), protetta dall’Eterno che li ha custoditi durante tutto il viaggio ed è bello scoprire che MAMMA אִמָּא ha in comune con la tenda אוֹהֵל (Óhel) lo stesso peso energetico-semantico. Non sto parlando di una semplice persona ma di uno strumento divino di vita. MADRE אֵם (Em) è scritta come אִם (Im) SE. La madre è la condizione della vita! אִמָּא è il luogo che ci ha accolto con amore e ci ha permesso di vedere la luce. Quanto è difficile allontanarsi dalla madre per diventare “luogo” noi stessi!
Forse è una delle ragioni perché LUOGO מָקוֹם (Makòm) sia uno degli appellativi del Signore. MAMMA אִמָּא è una parola di origine aramaica, in effetti è הָאֵם “LA MADRE“: l’articolo che in aramaico è la א in fine parola dopo il nome, in ebraico è l’articolo determinativo הָ הֶ הַ , legato all’inizio del nome che vuole individuare e determinare. (L’articolo indeterminativo non si usa in ebraico.) Anche i nomi di altri componenti della famiglia seguono la stessa prassi: אַבָּא (Abba) BABBO, הָאַב IL PADRE; סַבָּא (Sabba) (הַסָּב hassàv) IL NONNO; סָבְתָּא (Savttà) ( הַסָּבָה hassavàh) LA NONNA.
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