Dottoressa Hora Aboav
Shechinàh
INDIPENDENZA עַצְמָאוּת (‘Atzmaùt)! Anche AUTONOMIA! Il nostro primo diritto è quello di ESISTERE לְהִתקַיֵּם (Lehitkayyèm - ESISTENZA קִיּוּם (Kiyyùm)). Tutta la vita, cerchiamo di conquistare la vera comprensione della nostra ESSENZA עַצְמוּת (‘Atzmùt). Senza una completa conquista della nostra realtà mentale, spirituale e coscienziale non possiamo sentirci veramente allineati col nostro sé e con il divino. Un movimento verso l’Alto e con un gioco di parole verso l’Altro! Liberarci (לְהִשְׁתַּחרֵר – ש ח ר ר (radice di 4 radicali) שִׁחְרוּר (Shichrùr) liberazione) da tutte le forme di incesto mentale che limitano il flusso libero dell’energia cosmica nel nostro “ovoide” esistenziale, è il primo vero atto di INDIPENDENZA עַצְמָאוּת (‘Atzmàut)! La sua radice è ע צ ם la stessa di OSSO עֶצֶם (‘Etzem). La mistica ci insegna che l’OSSO עֶצֶם (‘Étzem) è una struttura essenziale per la nostra vitalità che è legata allo SPIRITO רוּחַ (Rùach- SPIRITUALITÀ רוּחָָנִִיּוּת (Ruchaniyyùt)). Si riconosce nell’autonomia uno spirito libero. La gematria riconosce anche alla parola INDIPENDENZA עַצְמָאוּת 607 caratteristiche della LUCE DELL’ANIMA אוֹר הַנְּשָׁמָה (Or hanneshamàh) 607. La ע apre questa parola con il pieno desiderio di svelare e velarsi. Attraverso la capacità di cambiamento profondo della צ, si rintraccia la forza della domanda della מ. La א irrompe in questa parola, estranea alla radice ma motore energico che con la sua forza unificante permette alla ו di esplicare il suo servizio di congiunzione tra il cielo e la terra. In fine di parola, la ת ci indica la strada finale di realizzazione e di libertà.
Percepire la Potenza עָצְמָה (‘Otzmàh) dentro di noi, ci dona la consapevolezza del silenzio interiore che realizza e fa arrenderci all’Assoluto. Facciamo esplodere questa realtà intima con la gioia più grande che possiamo donarci e donare. Riconosciamo che Israele simboleggia questa forza dentro di noi. Auguriamole un buon compleanno.
BUONA FESTA DI YOM ‘ATZMAUT! חַג יוֹם עַצְמָאוּת שָֹמֵחַ(Chag Yom ‘Atzmaùt Samèach)
Sul post: מסיבות יום עצמאות (Messibòt yom ‘atzmaùt) FESTEGGIAMENTI PER YOM HA’ATZMAUT.
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).
H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020.
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H. Aboav, “Le voci delle parole ebraiche” Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. Per ordinarlo:
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Dove Sei?
DOVE SEI? אַיֶכָּה (Ayèccah)! Forma arcaica di אַיֵּךָּ (Ayyècca) che deriva da אַיֵּה (Ayyèh - DOVE) con il suffisso ךָ (Cha) che sostiene il TU: TUO, TE.
DOVE אֵיפֹה (Efòh?), הֵיכָן (Hechàn?); בְּאֵיזֶה מָקוֹם (Beeze makom?) IN QUALE LUOGO? sono dei sinonimi. Una domanda che ci richiama alla riflessione quotidiana dell’esserci e del come esserci. Una domanda incisiva che non lascia spazio all'inerzia o alla superficialità.
La porta di אַיֶכָּה è אי che può essere una negazione collegata alla parola seguente אִי (I) o אִי ISOLA oאִי SE…
Forse si è sentito così אָדָם (Adàm) Adamo quando ha percepito la Presenza di Dio e sentito risuonare in tutto il suo essere quel אַיֶכָּה ?
In quale luogo si è proiettato? A quale livello è sceso? Senz’altro ad un livello più basso dove il senso di separazione è soverchiante. Ha perso la coscienza naturale unitaria del divino. Sente così una vibrazione altra da sé ed entra nel panico.
Interessante trovare le stesse lettere di אַיֶכָּה come prima parola e nome del libro delle Lamentazioni אֵיכָה (Echàh) COME, COME MAI? Troviamo sempre una domanda!
La א apre queste parole e fa sprigionare il pensiero pronto a realizzarsi nella realtà fisica della י . L’accoglienza della כ produce il desiderio di riuscire a contattare il proprio respiro e la propria specificità ה. La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyyàh) di אַיֶכָּהe di אֵיכָה è 36: la stessa di לְבָד SOLO .
Una porta ד per entrare nel לֵב (Lev) CUORE.
DOVE SEI?
שבוע טוב!
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Pesach
PÈSACH פֶּסַח! Questa parola deriva dalla radice פ ס ח che significa PASSARE AL DI SOPRA, PASSARE OLTRE, SALTARE.
וַאֲמַרְתֶּ֡ם זֶֽבַח־פֶּ֨סַח ה֜וּא לַֽה' אֲשֶׁ֣ר פָּ֠סַח עַל־בָּתֵּ֤י בְנֵֽי־יִשְׂרָאֵל֙ בְּמִצְרַ֔יִם
(Vaamartèm zèvach-Pèsach hu laHashèm ashèr pàsach ‘al-battè venè-Isràel bemitzràyim (Esodo 12,27)).
<> E colpì ogni primogenito egiziano. Non dimentichiamo però che פֶּסַח è soprattutto il nome del “SACRIFICIO” dell’agnello che si mangiò in famiglia la notte prima dell’uscita dall’Egitto. Torna il concetto di בַּיִת (Bàyit) CASA, FAMIGLIA (Esodo 12,3). Questa parola può anche essere letta come פ סח (Pe’ Sach – ס י ח) la BOCCA RACCONTA. Il RACCONTARE, DIRE לְהַגִיד (Lehaghìdנ ג ד ) si esprime anche nella parola הַגָּדָה HAGGADÀH NARRAZIONE, testo che si legge durante le prime 2 sere del SEDER סֵדֶר ORDINE. Ricordare e vivere in prima persona gli accadimenti vissuti dagli ebrei in schiavitù fino alla liberazione e l’uscita dall’Egitto sono vivi e attuali come se si annullasse il tempo e si desse maggiore consapevolezza al qui e ora. Tre parole sono essenziali per uscire d’obbligo פֶּסַח (Pèsach), מַצָּה (Matztzàh) AZZIMA e (Maròr) מָרוֹר ERBA AMARA. מָר (Mar) AMARO è proprio vicino all’italiano. Uno degli anagrammi interessanti di פ ס ח è ס פ ח (Sàmech-Pe’-Chet) il cui tema è quello del LEGAME, dell’AGGIUNGERE e della PARTECIPAZIONE. Non è da dimenticare che il valore gematrico di פֶּסַח 80+60+8 = 148 è lo stesso valore di נֶצַח (Nezàch) 50+90+8 148 VITTORIA, ETERNITÀ. Il Rav A. Steinsaltz insegna, che la liberazione dall’Egitto è con un “SALTO”: si riferisce all’abbreviazione-segno d’amore- dell’esilio. Ad Abramo era stato annunciato che la schiavitù sarebbe durata 400 anni ma fu ridotta a 210. Questa festività di (Pèsach) פֶּסַח viene ricordata anche con altre denominazioni:
. חַג הַמָּצוֹת ,חַג זְמָן חֵרוּתֵנו וְחַג הָאָבִיב
(Chag Hammatztzòt, Chag Zemàn Cherùtenu (ch suono gutt.) veChàg HaAvìv.
FESTA DELLE AZZIME, FESTA della NOSTRA LIBERAZIONE e FESTA della PRIMAVERA.
Nella festa di פֶּסַח ci rallegriamo per la liberazione ma non si recita l’Hallel, la preghiera dei salmi di lode del Signore per intero in ricordo della morte degli egiziani. (Lo si recita per intero solo la prima sera e il primo giorno). Il Signore aveva detto ai suoi angeli: - Le mie creature affogano e voi recitate una cantica?
L’amore dell’Eterno verso il popolo ebraico è ricordato con la lettura della Meghillàh del Cantico dei Cantici.
Cerchiamo tutti di celebrare פֶּסַח con la stessa speranza che ha sempre sorretto i nostri Padri, specialmente nei momenti più difficili.
שלום לכולם וחג פסח שמח!
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Linguaggio
LINGUAGGIO לָשׁוֹן (Lashòn)! Anche LINGUA che designa al tempo stesso l’organo fisico e la lingua di una nazione che può essere tradotta anche con שָֹפָה (Safàh)! LINGUAGGIO – LINGUA PARLATA ma in questo caso anche LABBRO e RIVA. Tanti significati per coglierne la vera essenza. La sua radice è ל ו ש (Làmed-Vav-Shin) של ו (Shel Vav) DELLA VAV. Essa indica immediatamente la presenza dell’energia della ו che congiunge, collega e sostiene: infatti sembra che questo significante le appartenga senza dubbi: שֶׁלּוֹ (Shellò - di lui) SUO ma letto Shalèv שָׁלֵו diventa CALMO, TRANQUILLO, SERENO. שַׁלְוָה (Shalvàh) TRANQUILLITÀ, SERENITÀ. Un linguaggio fluido dona il vero senso dell’ispirazione e della Presenza divina e insegna a chi parla e a chi ascolta.
וַיִּפַּח בְּאַפָּיו נִשְׁמַת חַיִּים וַֽיְהִי הָאָדָם לְנֶפֶשׁ חַיָּה׃
(Vayyippàch beappàv nishmàt chayyìm; vayehì haadàm lenèfesh chayyàh.)
«E insufflò nelle sue narici l’alito di vita (soffio divino); e fu l’uomo un’anima vivente»!
G. Sholem riporta la traduzione aramaica del Targum Onqelos con «L’uomo diventò uno spirito parlante», riconoscendo che il linguaggio è proprio ciò che “ costituisce l’essenza vivente dell’uomo”.
Da questa riflessione nasce una delle domande fondanti per la nostra parola: - L’elemento linguistico era già contenuto nello stesso soffio divino? Le parole che escono fluide e che insegnano incessantemente in primis a chi le pronuncia, sono ispirazioni divine anche in coloro che sono lontani dalla percezione divina? In nome di Chi parliamo? È interessante rilevare che l’espressione מַה הַשְּׁאֵלָה (Mah hasheelàh) QUALE (È) LA DOMANDA? rivela il valore numerico 386 che è lo stesso di לָשׁוֹן.
Abbiamo già affrontato, grazie al lavoro dei nostri Saggi , la ponderazione della parola לָשֹׁן nella sua scrittura non piena, per considerare la bellissima relazione che troviamo fra la sua gematria e le misure dell’Arca di Noè. Le dimensioni dell’arca accolgono questa tesi: infatti essa misura 300 cubiti di lunghezza, 50 di larghezza e 30 di altezza. Se si riportano queste misure al corrispondente livello valoriale-numerico delle lettere, ritroviamo una ש Shin che equivale a 300, una נ Nun che vale 50 e una ל Làmed il cui valore è 30 e si ottiene לָשֹׁן (Lashòn). In questo caso, la domanda nasce spontanea: “Il linguaggio è un contenitore?” Il Signore stava chiedendo a Noè e a tutti noi di entrare in un linguaggio più favorevole alla nostra evoluzione che includesse l’Altro e il riconoscimento di essere pura coscienza.
Un famoso verso dei Salmi riconosce quanto sia dura la pena del “seccarsi” della propria lingua perché si perde la capacità espressiva tout court e ci si ritrova nell’isolamento più completo.
תִּדְבַּק־לְשֹׁונִי ׀ לְחִכִּי אִם־לֹֹא אֶזְכְּרֵכִי אִם־לֹֹא אַעֲלֶה אֶת־יְרוּשָׁלִַם עַל רֹאשׁ שִׂמְחָתִי׃
(Tidbbàk-leshonì | lechicchì im- lo ezcherèchì (suono gutt.) im-lo a’alèh et- Yerushalàim ‘al rosh simchatì)
«Si attacchi la mia lingua al palato se non ti ricorderò, se non innalzerò Gerusalemme al di sopra della mia gioia (quale mia gioia più alta )».
Non sempre però, usiamo un linguaggio fedele al nostro intento più buono ed è questa malevolenza e cioè la CALUNNIA, una delle mancanze più gravi che la Toràh riconosce che nessuno di noi sa veramente padroneggiare: la מַלְשִינוּת (Malshinùt) MALDICENZA, DENIGRAZIONE, DIFFAMAZIONE, MALIGNITÀ. Questa è una delle sfide più importanti!
אִישׁ לָשֹׁון בַּל־יִכּוֹן בָּאָרֶץ
(Ish lashòn bal-hiccòn baàretz)
«Il maldicente (Calunniatore) non sarà stabile sulla terra».
Il 386 è in grande relazione con l’espressione יְסוֹד הָאֵשׁ (Yesòd haèsh) IL FONDAMENTO DEL FUOCO. Forgiamo il nostro linguaggio con amore e compassione e non dimentichiamo mai quanto possiamo nuocere all’altro e al mondo intero se non pensiamo prima di proferire parola.
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Azzima
AZZIMA מַצָּה (Matztzàh)! Il pane azzimo, לֶ֣חֶם עֹנִי (Lèchèm ‘òni) il PANE dell’AFFLIZIONE in ricordo della schiavitù (Deuteronomio 16,3)! Gli ebrei non vollero perdere un minuto in più in quella terra che li aveva tenuti schiavi e non ebbero il tempo di far lievitare il pane.
Il pane dell’“umiltà” che rifugge dal lievito che gonfia e ricorda la superbia del nostro “ego”!
Non è facile intravedere la sua radice. La maggior parte dei commentatori ritiene che siaנ צ ה (Nun-Tzàdi-He’) il cui tema primario è la CONTESA. Questo giustifica il secondo significato di AZZIMA מַצָּה (Matztzàh) che è appunto LITE, discussione. Rav. Hirsh ricorda la lotta interna fra gli elementi quando l’acqua tocca la farina e non le si dà il tempo di lievitare come reazione naturale. I mistici affermano che la ח chiusa del חָמֵץ (Chamètz) pasta lievitata dal gusto acidulo, diventa la ה aperta verso l’Alto nella parola מַצָּה con la quale condivide le altre due lettere. In tutte le case ebraiche nei giorni di פֶּסַח è rigorosamente bandito tutto il חָמֵץ (Chamètz), in qualsiasi forma si trovi. Altri pensano che la radice di מַצָּה sia מ צ ץ – מ ו ץ (Mem-Vav-Tzàdi – Mem-Tzàdi-Tzàdi finale): SUCCHIARE, SPREMERE . Questo significato mi permette di ipotizzare una vicinanza della parola מַצָּה con quella della radice מ צ ה non solo come sinonimo ma anche come possibilità altra di associare AZZIMA מַצָּה alla RICERCA . Questa radice nella sua forma rafforzativa מִצָּה (Mitztzàh) esprime il tema del CAPIRE e CHIARIRE UN ARGOMENTO FINO IN FONDO e per assonanza ci conduce alla radice מ צ א (Mem-Tzàdi-Àlef) TROVARE. Ciò che è certo è che gli ebrei avevano trovato la LIBERTÀ quando le AZZIME furono pronte per il lungo viaggio. Non perdiamo la speranza! Il tempo di risentirci veramente liberi è vicino, non perdiamo la speranza. MAI!
Buon Seder!
וחג פסח שמח! שבת שלום
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Libertà
LIBERTÀ דְרוֹר, חוֹרִין, חֵרוּת, חֹפֶשׁ (Chòfesh, Cherùt, Chorìn, Deròr)! Ci approcciamo ad una parola di vitale importanza nella nostra vita che in ebraico si esprime con significanti diversi.
Le stesse lettere di חֹפֶשׁ (Chofèsh) ci introducono alla radice ח פ ש (Chet-Pè-Shìn). Tale radice non esprime soltanto il LIBERARE לְחַפֵּשׁ (Lechappèsh) ma anche il CERCARE, ESAMINARE, CHIEDERE לְחַפֵּשֹ (Lechappès), e stranamente anche il MASCHERARSI ֹלְהִתְחַפֵּשֹ (Lehitchappès). Quante maschere ci impediscono di cercare il nostro vero desiderio di libertà nella nostra quotidiana prova del crescere! Crescere è CERCARE לְחַפְּשֹ (Lechappès) dentro di noi. Chi cerca מְחַפֵּשֹ (Mechappès), trova la LIBERTÀ חֹֹפֶשׁ (chòfesh) e può librarsi in alto come un GABBIANO שַׁחַף (Shàchaf).
Le MASSIME dei PADRI ci portano alla seconda riflessione con la parola חֵרוּת (Cherùt): «Le Tavole della Torà sono opera del Signore e lo scritto è scrittura del Signore חָרוּת (Charùt) scolpita sulle Tavole. Non leggere חָרוּת (Charùt) SCOLPITA ma חֵרוּת (Cherùt) LIBERTÀ, perché veramente LIBERO non è se non colui che si occupa della Toràh»(Cap.VI,2).
Questo invito all’elevazione spirituale quotidiana ci porta anche al terzo sinonimo חוֹרִין (Chorìn) LIBERTÀ. In questo contesto LIBERO viene tradotto con l’espressione בֵּן חוֹרִין (Ben chorìn ) figlio della Libertà.
L’ultima parola che ci avvicina alla LIBERTÀ è il nome di un uccellino della famiglia dei canterini: il PASSERO o PASSEROTTO דְרוֹר (Deròr). Quando lo vediamo volare libero, possiamo percepire intorno la primavera: la stagione che stiamo vivendo ci farà festeggiare la festa di Pesach פֶּסַח in libertà. RICERCA SPIRITUALE NEL CANTO CI FA UOMINI LIBERI!?!
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Kosher
CASHÉR כָּשֶׁר BUONO, CONGRUO, CORRETTO! Tutto ciò che è riconosciuto PERMESSO secondo il דִין (Din) la LEGGE , secondo le regole della vita ebraica, viene considerato CASHÉR . כָּשֶׁר Questa parola viene anche tradotta con SOLERTE, DILIGENTE. Non appare questa parola nella Torah תּוֹרָה ma vi sono alcune espressioni della sua radice nel TANACH- BIBBIA (תנך). La radice כ ש ר (Caf-Shin-Resh) esprime anche il tema di RIUSCIRE e TROVARE GRAZIA. כֹּשֶׁר (Còsher) si traduce con CAPACITÀ e כִּשָּׁרוֹן (Chisharòn) con ATTITUDINE, dote spirituale naturale di cui è provvisto ogni essere umano fin dalla nascita e che rende UNICO ognuno di noi.
La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyyàh) GEMATRIA, il valore numerico di כָּשֶׁר CASHÉR è 520 come la parola שָֹכָר (Sachàr) RICOMPENSA. Questa parola ci indica il canto nell’accoglienza della כ che si apre a un caloroso benvenuto a tutti. Godiamone.
In questi giorni di preparazione alla festa di Pesàch è molto ricercata la denominazione כָּשֶׁר לְפֶּסַח (Cashèr lePesàch) per ogni prodotto alimentare.
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Attach
TU אַתָּה (Attàh)! Un canto ebraico che amavo insegnare ai bambini tanti anni fa affermava:
! אֲנִי וְאַתָּה נְשָׁנֶה אֶת הָעוֹלָם
(Anì veAttàh neshanèh et ha’olàm!)
<>
“Lo hanno detto già prima (di noi) ma non importa”, INSIEME בְּיַחַד (Beyàchad) ci riusciremo! È bello scoprire dopo anni di studio che la parola TU אַתָּה (Attàh) abbia lo stesso valore numerico 406 dell’espressione (Ci) SARÀ LA PACE! יִהיֶה שָׁלוֹם (Yihyèh Shalòm).
La prima א e ultima lettera ת insieme sigillate dalla ה.
Il primo impulso vitale trova la realizzazione attraverso la presa di coscienza divina: ‘אֶת ה (Et Hashèm) CON HASHEM o direttamente Hashèm come complemento oggetto!
È la seconda parola delle benedizioni in genere:… בָּרוּךְ אַתָּה (Barùch Attàh) BENEDETTO TU….. Ma è anche la più bella espressione di accoglienza: BENEDETTO TU (sia)!
TU אַתָּה (Attàh), lo troviamo nella Toràh anche con diversa punteggiatura: אָתָּה . La prima volta che Dio si rivolge direttamente ad Adamo è questa versione che viene usata (Genesi 3,11):
….? וַיֹּ֕אמֶר מִ֚י הִגִּ֣יד לְךָ֔ כִּ֥י עֵירֹ֖ם אָ֑תָּה
(Vayyòmer mi higghìd lechà chi ‘eròm àttah?….)
<> (Chi ti ha detto che è una vergogna se sei nudo).
In aramaico queste lettere א ת ה esprimono il movimento del VENIRE.
TU al femminile אַתְּ (At) ci indica la prima volta che il dialogo verticale fra Dio e l’uomo, diventa orizzontale fra uomo e "uomo":
: כִּ֛י אִשָּׁ֥ה יְפַת־מַרְאֶ֖ה אָֽתְּ ….
(….Chi Ishshàh yefàt marèh AT)
<<….Chè sei una donna di bell’aspetto TU!>>
È Abramo che parla con Sara in Egitto (Genesi 12,11).
TU אַתְּ (At) ha un valore energetico-semantico di 401 che equivale all’espressione אִשָּׁה יָפָה (Yshshàh yafàh) BELLA DONNA. È auspicabile pensare che ogni volta che ci si riferisce a un TU femminile si veda solo BELLEZZA יֹפִי (Yofi).
שבת שלום לכולם!
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Yonah
COLOMBA יוֹנָה (Yonàh)! La sua immagine bianco-candida con il ramoscello di ulivo זַיִת (Zayìt) nel becco che torna da Noè, è senz’altro scolpita dentro di noi come simbolo di PACE שָׁלוֹם e RITORNO ALLA VITA חַיִּים (Chayyìm). Colomba יוֹנָה (Yonàh) 71 vale come l’espressione כֹּחַ הַלֵּב (Còach hallèv) LA FORZA DEL CUORE che rivela FEDELTÀ נֶאֱמָנוּת (Neemanùt), inscritta nella sua missione. Le lettere del Tetragramma con questa energia femminile della נ si apre a prospettive di SPERANZA תִּקְוָה (Tikvàh). Una vera VISIONE חָזוֹן (Chazòn) 71! I mistici insegnano che la נ sia l’origine di tutte le anime. È anche noto che Colomba יוֹנָה (Yonàh) sia un vezzeggiativo per riferirsi all’affetto e all’amore verso una donna. Non si deve però dimenticare la sua ingenuità e la fragilità del suo volo che a volte deve affrontare correnti contrarie. Infatti in הוֹשֵעַ (Hoshè’a) 7,11 la metafora della Colomba יוֹנָה (Yonàh) viene usata per evidenziare la sprovvedutezza di Efraìm (Israele) che si fida dei nemici. Gli esperti ci dicono che la colomba “magica” che appare dal vuoto cilindro non sia in genere una colomba ma un תּוֹר (Tor) TORTORA, volatile della stessa famiglia degli יוֹנִיִּים (Ionyyìm) I columbidi . Non è definibile la sua radice. La Colomba יוֹנָה (Yonàh) si accomuna spesso a
י נ ה dal significato di OPPRIMERE, INGANNARE, FUGGIRE : in Tzefaniàh 3,1 si parla di Gerusalemme come la “città (depressa) ingannatrice הָעִיר הַיּוֹנָה (Ha’ir hayonàh)“! י נ ה è vicina alla fuga di Giona יוֹנָה (Yonàh) il profeta, figlio di Amittài che nutrendo un amore assoluto per Israele, tentò di sottrarsi al comando divino. Il libro con il suo nome si legge nel sacro giorno di Chippùr perché fa riflettere sull’importanza e la necessità del PENTIMENTO תְּשׁוּבָה (Teshuvàh). Esso offre purezza e candore alla nostra anima come quella immagine iniziale della Colomba יוֹנָה (Yonàh) che ci addestra a rimanere fedeli al tempo del divino.
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).
H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020.
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Gratitudine
GRATITUDINE הוֹדָיָה (Hodayàh)! Una parola che ha diverse traduzioni. Ho scelto questa perché è un’espressione specifica per DIRE GRAZIE A DIO insieme a LODE e a ELOGIO. Mettiamo in risalto le ultime due lettere ה –י: sono le stesse che siamo abituati a leggere nella parola הַלְלוּיָהּ (Haleluyàhh) LODE al SIGNORE e che esprimono una delle manifestazioni del nome di Dio. La parola אֵשׁ (Esh) FUOCO è l’elemento fondante delle parole אִישׁ (Ish) UOMO eאִשָּׁה (Ishshàh) DONNA. Come potete notare ritroviamo le due lettere in rilievo: nell’uomo la י, descritta in questo caso dai mistici come ORIGINE, PADRE, MASCHILE e la ה, MADRE, FEMMINILE e CORPO. Nella sacra unione della coppia il fuoco arde nella celebrazione del divino. Ricordiamo che sono due delle lettere del Tetragramma. Il resto della parola GRATITUDINE הוֹדָיָה (Hodayàh) ovviamente ricorda תּוֹדָה (Todàh) GRAZIE! Il suo sinonimo più simile è הוֹדָאָה (Hodaàh) GRATITUDINE , RICONOSCENZA, riconoscimento delle proprie azioni.
Altri sinonimi: אֲסִירוּת תּוֹדָה (Asirùt todàh), הַכָּרַת תּוֹדָה (Haccaràt Todàh). La GRATITUDINE הוֹדָיָה (Hodayàh) LEGA saldamente e obbliga il cuore all’attitudine eterna di RICONOSCERE e ricordare la generosità dell’Alto e dell’altro.
La sua gematria גִימַטְרִיָּה 30 corrisponde al nome יְהוּדָה Yehudàh che deriva dalla stessa radice di תּוֹדָה. Abbiamo già elaborato il nome del quarto figlio di Lea che diventa una porta ד per ogni EBREO יְהוּדִי (Yehudì) nell’energia del Tetragramma.
Anche la lettera ל מ ד (Làmed) vale 30 ed è la radice per antonomasia dello STUDIO, dell’INSEGNAMENTO e dell’APPRENDIMENTO.
È questo il momento in cui il tempo scompare e scompare il nostro ego! Momento magico dove apprendiamo direttamente dal nostro sé e dentro di noi può mantenersi integra una sola parola תּוֹדָה (Todàh) GRAZIE . Quando siamo pieni di GRATITUDINE הוֹדָיָה (Hodayàh) possiamo finalmente riconoscerci felici. STUDIAMO!
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Comunità
COMUNITÀ קְהִלָּה (Kehillàh)! Questa parola ci porta ad approfondire il nome del libro dell’ECCLESIASTE קֹהֶלֶת (Kohèlet) perché deriva dalla radice ק ה ל (Kof- He’- Làmed) che significa CONVOCARE, RIUNIRE e alcuni interpreti lo associano alla funzione di Salomone che era solito לִקְהֹל (Likhòl) ASSEMBLARE il popolo. Se elaboriamo questa radice, troviamo la parola FACILE, LEGGERO קַל (Kal), accompagnata dalla 'ה che introduce lo spirituale. É molto più semplice, sintonizzarsi nella preghiera e nella lettura sacra insieme al קָהָל Pubblico (Kàhal) della propria COMUNITÀ קְהִלָּה (Kehillàh)!
Auguro ad ogni קְהִלָּה (Kehillàh) del mondo di aspirare ad una COMUNITÀ UNIVERSALE che convochi יִקְהַל (Yikhàl) ogni creatura nell’intento comune di riconoscere l’UNITÀ di Dio.
Nel post: קהילה זה כח(Kehilàh (scrittura piena senza vocalizzazione)) ze còach) UNA COMUNITÀ È FORZA!
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Libro
LIBRO סֵפֶר (Sèfer)! Questa parola riveste appieno la sua radice ס פ ר (Sàmech-Pe’-Resh) che si muove nei diversi significati del numerare e del raccontare. Essa si esprime agevolmente nelle COSTRUZIONI בִּניָנִים(Binyanìm) verbali ma manca del “fattivo” e del suo passivo, aggiungendo nella forma riflessiva anche una nuova area di significato: לְהִסְתַּפֵּר (Lehisttappèr)TAGLIARSI I CAPELLI.
M.E. Artom traduce LIBRO סֵפֶר (Sèfer) ma anche אִידָן (Idàn) che è il cuore dell’albero: lo strato interno che intercorre tra la corteccia e l’albero interno. Questa interiorità accende dentro di me l’immagine della fiamma nel cuore del roveto ardente che non si consumava e ospitava la SHECHINAH שְֹכִינָה PRESENZA DI DIO. Questo termine mi ricorda anche אֶדֶן (Édèn) BASAMENTO, FONDAMENTO, ZOCCOLO e per assonanza mi rammenta il giardino dell’עֵדֶן ‘ÉDEN, il giardino del PIACERE e della DELIZIA. Non è un caso che l’anagramma più vistoso di סֵפֶר sia פְּרָס (Peràs) PREMIO. La gematria di סֵפֶר è 340 e questo valore corrisponde alla parola שֵׁם (Shèm) NOME. Questo termine è stato esaminato molto perché include il ricordo di un’antica unità interiore, persa e rimasta come aspirazione eterna di poter superare la scissione che ancora alberga dentro di noi. Il fuoco ש e l’acqua מ riusciranno a conquistare una connivenza creativa?
La prima volta che appare סֵפֶר nella Toràh è in Deuteronomio e la pronuncia Mosè per parlare dei doveri di un ipotetico re futuro.
וְהָיָ֣ה כְשִׁבְתּוֹ עַל כִּסֵּא מַמְלַכְתּוֹ וְכָתַב לוֹ אֶת־מִשְׁנֵה הַתּוֹרָה הַזֹּאת עַל־סֵפֶר מִלִּפְנֵי הַכֹּהֲנִים הַלְוִיִּם ׃
(Vehayàh cheshivttò ‘al chisè mamlachttò vechatàv lo et-mishnèh hattoràh hazòt ‘al-sèfer millifnè haccohanìm halleviyyìm.)
«E sarà (quando) s’insedierà sul trono del suo regno, scriverà per lui (dovrà scrivere) una seconda copia di questa Legge secondo il LIBRO (che è) davanti ai Sacerdoti e ai Leviti».
Il SEFER HATTORÀH סֵפֶר הַתּוֹרָה IL LIBRO DELLA TORÀ è il libro sacro e per eccellenza del popolo ebraico, il popolo considerato il popolo del Libro e così sarà LIBeRO.
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Spring
PRIMAVERA אָבִיב (Avìv) ! L’epoca della fioritura e della fanciullezza. IL VENTO DI PRIMAVERA אֲבִיביּוּת (Aviviùt) ci incoraggia a vestirci del NUOVO חָדָשׁ ( ח ד ש Chadàsh ) per distaccarci dal vecchio יָשָׁן (Yashàn). È il tempo naturale del RINNOVAMENTO הִתְחַדְּשׁוּת (Hitchaddeshùt) nella vibrazione stessa della vita che si rinnova intorno a noi. I nostri giorni di PRIMAVERA אָבִיב (Avìv) ci impongono cambiamenti radicali sia nelle nostre abitudini che nella conduzione della nostra quotidianità. In breve, tutto ci spinge a reinventarci. La sua radice è א ב ב (Àlef-Bet-Bet).
Ecco אָבִיב: אָב בִּי (Av bì) UN PADRE IN ME! Una forza creativa che da seme diventa germoglio e trasforma la tristezza in gioia. La primavera è come un padre buono che ci aiuta a superare le paure e gli attaccamenti che limitano la nostra crescita. Ricordiamo che אָב come insegnano i mistici, fu la prima combinazione vibratoria delle lettere א ב dopo l’esplosione della “Luce Infinita”. Il desiderio di quelle 22 scintille di ricongiungersi all’UNITÀ ORIGINARIA, produsse la legge dell’AMORE אֲהַבָה (Ahavàh) che guidava questa naturale attrazione fra di loro. Se leggo אָב al contrario, trovo בָּא (Bà) VENIENTE, ARRIVANTE. Il primo movimento! L’energia unificante della א viene accolta dal ventre della ב, dimora ampia che sa mantenere integra la sua potenza. La י anch’essa 1 nella piccola numerazione come la א porta il tutto nella realtà fisica e viene benedetta dall’ultima ב. L’arrivo della primavera è collegata alla festa di Pesach, la festa della libertà. Dal suo secondo giorno contiamo l’עֹמֶר (‘Òmer), una misura d’orzo, per sette settimane fino alla festa di Shavuot: סְפִירַת הָעֹמֶר (Sefiràt ha’òmer - ס פ ר CONTARE). Di sera benediciamo il CONTEGGIO סְפִירָה(Sefiràh) del giorno e della settimana in cui ci troviamo. L’attesa della promulgazione della Toràh riempie i nostri cuori e ci ordina di RINNOVARE לְחַדֵּשׁ (Lechaddèsh). Da notare l’assonanza con la radice della sacralità e della santificazione ק ד ש e l’invito a לְקַדֵּש (Lekaddèsh) SANTIFICARE in noi il patto divino. Tutti noi dovremmo riscoprire la missione che abbiamo nei confronti della vita come ci hanno insegnato i nostri Maestri. Voglio riportare alla nostra attenzione un verso di Bereshit-Genesi che ci chiede di essere RESPONSABILI del nostro mondo con una NUOVA consapevolezza, insegnataci fin dall’inizio….
וַיִּקַּ֛ח ה' אֱלֹקִים אֶת־הָֽאָדָ֑ם וַיַּנִּחֵ֣הוּ בְגַן־עֵ֔דֶן לְעָבְדָ֖הּ וּלְשָׁמְרָֽהּ
(Vayykkàch Hashèm Elokìm et Adàm; Vayyannichèhu vegàn- ‘Éden le’ovdàhh uleshomràhh)
«E prese il Signore Iddio l’uomo e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo CUSTODISSE, (PROTEGGESSE)».
חֲזַק וֶאֱמַץ ! (Chazak Veemàtz) “(Sii) forte e coraggioso (valoroso)”! (Giosuè 1, 9).
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Poesia
POESIA שִׁיר (Shir)! Questa parola è più conosciuta come CANTO come se non ci fosse una vera differenziazione oltre il silenzio dell’espressione umana. שׁיר DONO שַׁי (Shày) della ר . Il dono dell’intelletto! Il dono della forza umana a ricominciare oltre ogni sofferenza o inciampo. Il dono dell’energia mentale che sa manifestare ciò che alberga nel profondo. È proprio un dono שַׁי (Shày) quando ci si lascia penetrare dal desiderio del donarsi attraverso la parola intima o il canto! Era doveroso nella settimana del primo giorno “di primavera” e anche giorno mondiale della POESIA, ricordare la parola שִׁיר.
(Zèmer) זֶמֶר CANTO, stessa radice ז מ ר diמִזְמֹ֡ור Salmo è un sinonimo di שִׁיר (Shir) ma anche di שִׁירָה (Shiràh). Famosa la cantica del mare שִׁירַת הַיָּם (Shiràt hayyàm) simbolo di SALVEZZA יְשׁוּעָה (Yeshu’àh). Il cuore di Moshè e degli ebrei era pieno di GRATITUDINE הוֹדָיָה (Hodayàh) e di LODE תְּהִלָּה (Tehillàh) altro sinonimo di שִׁיר! Un vero פִּיוּט (Piyùt): COMPOSIZIONE POETICA RELIGIOSA. Chi non ha sentito pronunciare almeno una volta il nome della prima meghillàh: הַשִּׁירִים שִׁיר (Shir hashshirìm) Il CANTICO DEI CANTICI? POESIA sublime che canta l’AMORE אַהֲבָה(Ahavàh) fra il Signore e il suo popolo e l’amore fra le persone che si amano. Il valore numerico di Shir שִׁיר è 510 e corrisponde energeticamente al verso 3 del salmo 136:
הוֹדוּ לַאֲדֹנֵ֣י הָאֲדֹנִ֑ים כִּ֖י לְעוֹלָ֣ם חַסְדּוֹ
(Hòdu laAdonè’ haadonìm chi le’olàm chasdò 510).
«Celebrate il Signore dei Signori, ché è perenne la Sua misericordia» (Tr. D. Lattes).
Le tre prime lettere di יִשְֹרָאֵל ISRAEL י ש ר 510 , lette non nello stesso ordine, sono quelle di שִׁיר POESIA, CANTO per אֵל (El) Dio. Essere RETTO יָשָׁר (Yashàr) 510 genera la stessa energia della POESIA שִׁיר (Shir) e del CANTO שִׁיר (Shir): si conquista una dimensione ove l’ego scompare e si sente la GIOIA dell’anima. Voglio salutarvi con le parole del poeta israeliano Yehudà ‘Amichay che dovremmo sempre tenere a cuore e ci ricordano la primavera.
מִן הַמָּקוֹם שֶׁבּוֹ אָנוּ צוֹדְקִים לֹא יִצְמְחוּ לְעוֹלָם פְּרָחִים בָּאָבִיב.
(Min hammakòm shebò anu tzodekìm lo yitzmechù le’olàm perachìm (ch. Suono gutt.) baavìv).
«Dal luogo dove noi vogliamo avere ragione non germoglieranno mai fiori a primavera»!!
שבת שלום וחג שמח!
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Estèr
ESTÉR אֶסְתֵּר! L’eroina della festa di Purim פּוּרִים che è legata al (Pur) פּוּר SORTE! Ma non solo : è Il miSTeRo della radice סתר (Sàmech-Tav-Resh) che è di scena nel nome della regina ESTÉR אֶסְתֵּר. Il tema di questa radice è il NASCONDIMENTO. Il Signore nasconde “la sua faccia”, il Suo Nome, quando vuole punire il suo popolo “dalla dura cervice”; anche se la sua Provvidenza rimane sempre presente e vigile. A פּוּרִים si legge la MEGHILLÀT ESTÉR מְגִלַּת אֶסְתֵּר Il Libro (biblico) o rotolo di Ester. La radice della parola מְגִלָּה Meghillàh ג ל ה invece si esprime nel tema della RIVELAZIONE. Avviene proprio un gioco di significanti: LA RIVELAZIONE DEL NASCOSTO! Fino a quando “la regina אֶסְתֵּר” si nasconde נִסְתֶּרֶת (Nisteret)? Il vero nome di questa donna, relegata al silenzio e alla perdita repentina della sua זְהוּת (Zehùt) IDENTITÀ è הֲדַסָּה (Hadassàh) dal termine (Hadàs) הֲדַס MIRTO. Una delle quattro specie del לוּלָב (Lulav) che si benedice a Succòt: cedro, palma, mirto, salice). In pochi versi del capitolo 4 possiamo assistere ad una grande trasformazione: dal ruolo di regina sottomessa, senza patria a quello di salvatrice del suo popolo. L’angoscia si tramuta in coraggio e presa di coscienza di sé. Finalmente אֶסְתֵּר fa sentire il suo “aroma”! Diventa consapevole e responsabile della sua “missione” ed esprime alta la sua קוֹל VOCE (Kol).
Prima del giorno di Purìm vero e proprio si fa il “Digiuno di Ester”. È opinione di alcuni che si rammenti il digiuno del 13 di Adar, fatto dagli ebrei quando si radunarono per combattere i nemici mentre per altri ricorda le parole del capitolo 9,31:
לְקַיֵּ֡ם אֶת־יְמֵי֩ הַפֻּרִ֨ים הָאֵ֜לֶּה בִּזְמַנֵּיהֶ֗ם כַּֽאֲשֶׁר֩ קִיַּ֨ם עֲלֵיהֶ֜ם מָרְדֳּכַ֤י הַיְּהוּדִי֙ וְאֶסְתֵּ֣ר הַמַּלְכָּ֔ה וְכַֽאֲשֶׁ֛ר קִיְּמ֥וּ עַל־נַפְשָׁ֖ם וְעַל־זַרְעָ֑ם דִּבְרֵ֥י הַצּוֹמ֖וֹת וְזַֽעֲקָתָֽם׃
(Lekayyèm et-yemè happurìm haèlleh bizmannehèm caashèr kiyyàm ‘alehèm Moerdechai hayyehudì veEsttèr hammalcàh vechaashèr kiyyemù ‘al-nafshàm ve’al zar’àm; divre’ hatztzomot veza’akatàm.)
«Per confermare questi giorni di Purìm al tempo fissato , come avevano stabilito per loro Mardocheo l’ebreo e la regina Ester, e come avevano assunto su di loro e per la loro discendenza l’obbligo dei digiuni e dei (giorni) di lamenti».
Noi terremo a mente la forza d’animo di Ester perchè è richiesto tanto coraggio per uscire, da uno spazio di “confort”, all’atto eroico di riconoscerci e comprendere la nostra “missione” nella vita!
צום קל וחג פורים שמח!
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Purìm
PURÌM פּוּרִים (Purìm) SORTI! Questa festa prende il nome dalla parola SORTE פּוּר (Pur) e ricorre il 14 del mese di Adàr, data scelta per SORTE da Hamàn, il persecutore del popolo ebraico nella DIASPORA גָלוּת (Galùt ג ל ה) persiana. Essa viene festeggiata all’insegna della gioia più MANIFESTA גְלוּיָה ( Gheluyàh) in ricordo della salvezza degli ebrei.
לַיְּהוּדִ֕ים הָֽיְתָ֥ה אוֹרָ֖ה וְשִׂמְחָ֑ה וְשָׂשֹׂ֖ן וִיקָֽר׃
(Layyehudìm hayetàh oràh vesimchàh; vesassòn viykàr ( Meghillàt Estèr 8,16).
«Per gli ebrei fu LUCE, GIOIA, ALLEGRIA E ONORE.»
A Purìm si legge per due volte il libro di Estèr che è una מְגִלָּה (Meghillàh) ROTOLO, SCRITTO la cui radice è (Ghìmel-Làmed-He’) ג ל ה che si esprime nel tema della RIVELAZIONE.
Il miSTeRo invece abita nella radice ס ת ר (Sàmech-Tav-Resh) che è di scena nel nome della regina ESTÉR אֶסְתֵּר. Il tema di questa radice è il NASCONDIMENTO.
וְאָנֹכִ֗י הַסְתֵּ֨ר אַסְתִּ֤יר פָּנַי֙ בַּיֹּ֣וֹם הַה֔וּא....
(Veanochì hastter asttìr pànai bayyòm hahù… Deuteronomio 31,18)
«E Io nasconderò il Mio volto in quel giorno». Questo è il verso che secondo il commento dei Maestri si riferisce all’esperienza persiana degli ebrei esiliati.
Il Signore nasconde “la Sua Faccia”, il Suo Nome , quando vuole punire il Suo popolo “dalla dura cervice”; anche se la sua Provvidenza rimane sempre presente e vigile.
Nel libro di Ester non compare il nome di Hashèm ma la SUA PRESENZA è riconoscibile.
Come già scritto, avviene proprio un gioco di significanti nella denominazione מְגִלַּת אֶסְתֵּר (Meghillàt Estèr) LA RIVELAZIONE DEL NASCONDIMENTO! Un utile suggerimento che ci aiuta a svelare ciò che è nascosto dentro di noi. Torno a ripetere che a Purìm ciò che è richiesto prima di tutto e a voce alta è nascondere qualsiasi incertezza e GIOIRE לִשְֹמֹחַ (Lismòach) con tutto il cuore nel godere oggi come allora di un GRANDE MIRACOLO נֵס גָּדוֹל (Nes gadòl).
Nelle città come Roma che è circondata dalle mura, Purìm dura un giorno in più in ricordo della liberazione di Susa, la capitale della Persia e si chiama פּוּרִים שׁוּשַׁן PURÌM SHUSHÀN.
(A Roma si festeggia venerdì e sabato 14 e 15 marzo e inizia la sera del 13 dopo il digiuno di Ester).
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Donna
DONNA אִשָּׁה (Ishshàh)! Il fuoco אֵשׁ diventa אִשָּׁה con l’aggiunta della ה. Quella ה che unita alla י dell’uomo אִישׁ (Ish) forma uno dei Nomi del Signore. La trasformazione ש del rigore in tenerezza e ricchezza spirituale della ה, portatrice di vita e di passione. Anche tanta sofferenza e responsabilità. C’è molto in questa parola dove s’incontra la potenza della א unificante e שֶֹה (Sèh) cucciolo di agnello o di capretto: fragile e ingenuo ma integro e puro. La DONNA אִשָּׁה 306 può essere dolce come il MIELE דְבָשׁ (Devàsh) 306. Ella può anche ricordarci l’immagine delLA הַמֱּנוֹרָה HAMMENORÀH, pezzo unico d’oro puro 306: la DONNA אִשָּׁה può essere un ‘essere’ di LUCE אור (Or). Ella è più incline al perdono e alla riconciliazione per sua natura : DONNE si traduce נָשִׁים (Nashìm) e vi è una chiara vicinanza con la parola DIMENTICANZA (Neshiyyàh) נְשִׁיָּה .
La DONNA אִשָּׁה nell’ultimo capitolo dei Proverbi dal verso 10 fino alla fine di questa opera salomonica è descritta come אֵשֶׁת חַיִל (Éshet Chàil) DONNA di VALORE, VIRTUOSA. Mi permetto di aggiungere anche Donna SOLDATO חַיָּל (Chayyiàl) per sopravvivere nei momenti più bui della sua storia e della storia dell’umanità! E lo è stata!!
שבוע טוב!
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H. Aboav – A. Comes, La notte dei ricordi, Castelvecchi, 2025.
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H. Aboaf,” עַתָּה (‘Attàh). Il Tempo delle parole ebraiche”, Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2024. (Per ordinarlo : alla libreria ebraica di Roma Keriat Sefer: http://www.Kiryatsefer.it/).
H. Aboav, “Le voci delle parole ebraiche“ Edizioni Nadir Media, Prefazione di Annalisa Comes, 2022. (Per ordinarlo:
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H. Aboav, “Crescere con le radici delle parole ebraiche”, Castelvecchi, 2020.
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Mimosa
MIMOSA שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית (Shittàh bayeshanìt)! Traduce M.E. Artom: letteralmente ACACIA TIMIDA. Umiltà, riverenza, rispetto entrano in campo nell’appartenere alla specie degli שִטִּים (Shittìm) ACACIE, usate per la costruzione del Santuario nel deserto.
“וְעָשׂ֥וּ אֲר֖וֹן עֲצֵ֣י שִׁטִּ֑ים... “
(Ve’asù Aròn ‘Atzè shittìm…Esodo 25,10).
E FARETE UN’ARCA DI LEGNI (di alberi) DI ACACIA!
L’ ARCA אֲר֖וֹן (Aròn) nella quale abiterà il SACRO! La Testimonianza di Hashèm! Al di sopra dei suoi Cherubini Hashèm si Manifesterà!
La MIMOSA שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית (Shittàh bayeshanit) col suo colore giallo solare ricorda l’ORO PURO זָהָב טָהֹר (Zahàv Tahòr) che ricopriva gli עֲצֵ֣י שִׁטִּים in tutti e due i lati. La MIMOSA שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית 1086 è in stretta connessione energetica con il סֵפֶר שְׁמוֹת LIBRO DI SHEMOT (Esodo-Nomi) che condivide la sua stessa gematria 1086. Le quattro madri d’Israele insieme: SARA, REBECCA ,RACHELE, LEA שָֹרָה, רִבְקָה, רַחֵל, לֶאָה (Saràh, Rivkàh, Rachèl suono gutt., Leàh) hanno lo stesso valore numerico 1086. È curioso immaginare che la שִׁטָּה בַּיְשָׁנִית MIMOSA sia diventata nel tempo il fiore delle donne. La parola ש ט י ם può diventare un acronimo interessante:
SHALOM שָׁלוֹם (Shalòm), BONTÁ טוּב (Tuv), SALVEZZA יְשוּעָה (Yeshu’àh), OPERA (Melachàh) .מְלָאכָה
Nell’operare per il Bene possiamo trovare la salvezza e la pace!
Ognuno di noi ha un suo modo di pensare ed esprimersi, ognuno segue il suo copione esistenziale e mette in campo una propria METODOLOGIA (Shitàh) שִׁיטָה o segue una SCUOLA DI PENSIERO. È sufficiente aggiungere una י all’ACACIA שִׁטָּה che da elemento vegetale di edificazione, diventi elemento di costruzione metafisico. In questo momento che siamo più alle prese con la nostra immaginazione e creatività è anche utile appropriarsi di un ordine di lavoro adatto e utile alla nostra personalità e alle nostre caratteristiche. Ci sono molti input… cerchiamo di saper separare il grano dalla pula e lasciamola volare lontana da noi sulle ali del passato.
שבת שלום לכולם!
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Intenzione
INTENZIONE כַּוָּנָה (Cavvanàh)! Qualsiasi cosa noi facciamo, ha bisogno di un ingrediente molto importante che è quello dell’INTENZIONE כַּוָּנָה (Cavvanàh). In ebraico questa parola include la DIREZIONE כִּוּוּן (Chivvùn).
VERSO DOVE? Verso 'ה! Se commentiamo la parola כַּוָּנָה (Cavvanàh) INTENZIONE, SCOPO, possiamo leggerla anche come PRESENZA, EVOLUZIONE SPIRITUALE e la ה finale ce lo conferma.
(ה' è l’acronimo del nome di Dio che esprime misericordia per non pronunciare il Tetragramma: HASHÉM (Il Nome))
Ogni parola può stimolare numerosi commenti e la radice כ ו ן (Caf-Vav-Nun) è proprio interessante perché può aprire tutto un altro tema se leggo laו (Vav) U CUN piuttosto che CAVVEN.
La radice כ ו ן (CUN) evidenzia ancora di più l’importanza della כַּוָּנָה (Cavvanàh) INTENZIONE perché ci porta al servizio del COHÉN כֹּהֵן il SACERDOTE che conosce e prepara מֵכִין (Mechìn) in modo preciso e CORRETTO (Nachòn) נָכוֹן i precetti divini.
Una delle prime parole che il bambino pronuncia senza consapevolezza, deriva proprio da questa radice: כֵּן (Chen) SI!
SI! SI ALLA VITA!
Non è un caso che כַּוָּנָה e כֹּהֵן condividano la stessa gematria 81, la medesima della parola אָנֹכִי (Anochì ch gutturale) IO nella sua espressione più elevata e cosciente: un vero LATTE DI MADRE חָלָב אֵם (Chalàv em) anche 81.
Nella filosofia cinese ci si riferisce al concetto di intenzione, detto anche “IL SUONO DEL CUORE” קוֹל הַלֵּב (Kol hallèv), un flusso che permette allo Spirito che risiede nel cuore, di manifestarsi nelle azioni e nelle parole permeandole di consapevolezza.
QUANTA INTENZIONE כַּוָּנָה (Cavvanàh) PER VIVERE UNA VITA CONSAPEVOLE!
שלום לכולם!
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Amèn
AMÈN אָמֵן (Amèn)!
Àlef א è il simbolo dell’UNITÀ e rappresenta l’UNICITÀ di Dio. È il silenzio da ascoltare dentro di noi infatti la sua forma ci riporta alla sagoma dell’orecchio. È la lettera dell’equilibrio e della stabilità: armonizza le polarità. Il pensiero si irradia dal suo centro energetico che ottiene un contatto tra cielo e terra. La Mem מ è legata all’acqua ed è associata all’emozione più profonda: simboleggia l’inconscio e rappresenta il nascosto e il rivelato . È la lettera della domanda e del movimento continuo di una rinascita costante. È una forza centripeta.
La Nun נ ן è la lettera connessa alla fecondità e alla proliferazione femminile; è un canale aperto all’emanazione spirituale dell’anima. Rappresenta l’energia del cervello che si incanala nel corpo.
AMÈN אָמֵן è un SIGILLO di FEDE! La גִימַטְרִיָּה (Ghìmatriyyàh) di AMÈN אָמֵן è 91 ed è la stessa di ְמַלְאַך ANGELO.
La sua radice di provenienza è proprio א מ ן .
I temi che la esprimono sono il credere, la fede, la fedeltà nonché l’arte ed altri.
La radice א מ ן secondo me, è la più femminile: Em-Madre אֵם ne è la porta (le prime 2 lettere) e la נ ן è la lettera di נְקֵבָה (Nekevàh -femminile-femmina).
Parole significative di questa radice: אֱמוּנָה (Emunàh) FEDE, נֶאֱמָנוּת (Neemanùt) FEDELTÀ, אָמָּנוּת (Ommanùt) ARTE, אִמּוּן (Immùn) ALLENAMENTO, אֱמֶת (Emèt) VERITÀ.
שבוע טוב לכולם
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