Istituto Culturale Ebraico Italiano 

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La Questione palestinese 

Lettera aperta ad un Rabbino 

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Un tal Stefano ha inviato la lettera sotto riportata ad alcuni Rabbini italiani, e tra questi anche al Rav di Casale Monferrato. Si dà il caso che questo Rabbino sia anche il Rabbino capo di Torino che gli ha risposto magnificamente, come potete leggere più sotto.


Rav,

Le scrivo con grande rispetto e con il cuore colmo di dolore.

Le scrivo da esterno alla tradizione ebraica, ma con il massimo rispetto per la sua storia, la sua

ricchezza spirituale e la sua autorità etica.

In queste settimane siamo testimoni di eventi di gravità estrema nella Striscia di Gaza. Una

popolazione civile è sottoposta a bombardamenti sistematici, privazioni essenziali, fame e sete

deliberate, distruzione di ospedali, scuole, intere famiglie. Decine di migliaia di civili in gran

parte donne e bambini hanno perso la vita. Il blocco prolungato di beni essenziali, gli attacchi

contro ambulanze e operatori umanitari, la distruzione totale di infrastrutture vitali sono

documentati da fonti indipendenti e credibili.

Tutto questo configura una violazione sistematica del diritto internazionale umanitario e

corrisponde ai criteri giuridici che definiscono un crimine contro l'umanità, e sempre più spesso, un

genocidio. Che lo si definisca tale o meno, che vi sia o no consenso unanime sul termine, non

cambia la gravità di quanto sta accadendo. Possiamo chiamarlo massacro, sterminio, devastazione

crudele, o in mille altri modi, se questo può servire a far sì che tutti ne prendano atto. Ai 60.000

morti, ai 20.000 bambini uccisi, non importa quale nome daremo alla loro morte.

Ma come si può pensare che la sicurezza di Israele si costruisca bombardando indiscriminatamente

Stati sovrani? Lo ha fatto in Siria, in Libano, a Gaza, e ora anche in Iran. A guidare queste azioni

cos'è? Quale morale? E quale fine ultimo? Si continua a predicare la sicurezza, ma gli ultimi

ottant'anni sono stati scanditi da guerre e terrorismo senza tregua. È davvero questo il cammino

scelto? Come si può credere che sterminare e radere al suolo tutto e tutti entro un raggio di tremila

chilometri porterà pace? Si otterrà forse la terra... ma sarà solo un cumulo di rovine. E in quel

deserto di macerie, Israele rischia di perdere se stesso, la sua anima, la sua luce.

In questo contesto, mi rivolgo a Lei come rabbino. Inutile rivolgersi oggi alla classe politica, che

pare interessata solo a gettarci nel baratro di una guerra mondiale.

Il Suo ruolo ha un peso particolare. La Sua voce è ascoltata come guida nella ricerca della giustizia

e della verità. In tempi oscuri, è proprio alle guide spirituali che si guarda per discernere ciò che è

conforme alla Torà, alla dignità umana, al rispetto della vita.

La Torà comanda: "Non starai inerte di fronte al sangue del tuo prossimo" (Levitico 19:16). Non

dice "del tuo popolo"

, ma del tuo prossimo. Come possiamo restare inerti davanti a decine di

migliaia di morti civili? Di fronte a un'intera popolazione intrappolata, affamata, bombardata senza

vie di fuga?

Il Talmud insegna: "Chi salva una vita è come se salvasse un mondo intero" (Sanhedrin 37a). Oggi

siamo di fronte a migliaia di mondi spezzati, a una tragedia senza precedenti. Nessuna causa, nessun

dolore patito dal popolo ebraico nel corso della sua lunga storia di persecuzioni, può giustificare

l'indifferenza davanti a questa catastrofe umanitaria.

È proprio perché il popolo ebraico conosce la Shoah che non può voltarsi dall'altra parte. Non è

forse scritto: "Non opprimerai il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d'Egitto"?

(Esodo 22:20). Non è forse il cuore della Torah il comando di amare l'altro come sé stessi (Levitico

19:18)?

Mi rivolgo a Lei anche in nome del comandamento eterno: "Tzedek, tzedek tirdof" "Giustizia,

giustizia inseguirai" (Deuteronomio 16:20). Questa giustizia ci chiede oggi di non voltare la testa.

Di non trovare giustificazioni dove ci sono solo crimini. Di non proteggere l'ingiustizia solo perché

commessa da "quelli come noi"

.

È possibile che non si levi una voce? Un'autorità morale? Un richiamo forte, chiaro, alla propria

vera religione, alla propria eredità spirituale? Davvero si intende lasciare che per l'ebraismo parlino

solo le bombe di Israele?

Non dovrebbe essere questo il compito dei rabbini? Far memoria. Aprire gli occhi. Offrire al mondo

una parola che discende dalla Torah e risuona nei cuori come profezia. Dire ciò che va detto, anche

quando è difficile. Perché proprio voi, Rav, avete ricevuto il compito di custodire la tradizione e

ricordare al popolo la via della giustizia e della misericordia.

Oggi, più che mai, c'è bisogno di una voce che si alzi, forte, chiara, autorevole, a dire: "Non in

nostro nome.

" Una voce che affermi che l'identità ebraica non coincide con la violenza dello Stato

di Israele. Una voce che rifiuti l'equazione tra opposizione ai crimini e antisemitismo. Una voce che

si richiami alla santità della vita, di ogni vita.

L'etica ebraica non può essere subordinata alla fedeltà a uno Stato tanto meno se questo Stato

agisce, in modo deliberato e documentato, contro i principi di giustizia, pietà e difesa dell'oppresso

che sono il cuore dell'Alleanza.

Lo Stato di Israele o chi oggi lo guida non rappresenta tutta la tradizione ebraica. Ma proprio

per questo, la Sua voce può ricordare al mondo che c'è un'altra eredità possibile: quella dei profeti,

che gridavano contro il potere quando il potere calpestava il povero.

"Guai a chi costruisce la sua casa con l'ingiustizia" (Geremia 22:13): può esserci parola più attuale?

I profeti di cui Lei è erede spirituale non tacquero davanti alla violenza, nemmeno quando

proveniva "dal proprio campo"

. Isaia, Geremia, Amos alzarono la voce contro le ingiustizie

commesse dal potere anche quando esso parlava nel nome di Dio.

Oggi siamo tutti interpellati. Ma chi ha un ruolo di guida morale lo è in modo più radicale. Il

silenzio, l'ambiguità o la neutralità in questo momento rischiano di essere letti e forse lo sono -

come complicità.

Le chiedo con rispetto e con urgenza di prendere parola. Di farlo in nome della Torà e in nome della

coscienza. Di non permettere che la voce dell'ebraismo sia identificata con l'oppressione, ma

piuttosto come è stata per secoli con la giustizia e con la compassione.

Per questo Le scrivo. Per questo Le affido, Rav, questa domanda: può un rabbino tacere di fronte a

questo massacro? Aquesta folle idea bellicista?

Rabbino, oggi la Sua voce può ancora distinguere la fede dalla cieca appartenenza, la tradizione

dalla propaganda, l'Alleanza dalla violenza. Le chiedo, con umiltà, di farne uso.

Nel saluto ebraico per eccellenza shalom è racchiusa una visione del mondo che oggi risuona

come un monito profetico. Shalom non è solo pace: è pienezza, integrità, giustizia, armonia. Ma può

esserci Shalom se si cammina tra le macerie? Se si annienta un intero popolo? Se si educano le

nuove generazioni all'odio, alla paura, alla vendetta?

Non spetta forse a voi, Rav, restituire a quella parola il suo senso profondo? È da lì che può

rinascere una speranza.

Con rispetto e fiducia


E qui la magnifica risposta:


Egregio sig. 

Leggo con piacere che lei impartisce lezioni di Talmud, Torà, Tanach, esegetica biblica, etica Ebraica e

manda anche “moniti profetici”, senza dimenticare di insegnarci quale sia il ruolo del Rabbino.

Mi complimento per la Sua conoscenza del Talmud e naturalmente della lingua Ebraica ed Aramaica, perché

sono certo che le sue citazioni non sono tratte da Google o Wikipedia, ma frutto di un approfondito studio

dei testi in lingua originale che Lei cita e maneggia con estrema dimestichezza.

Le dico la verità che io, nonostante i diversi anni di studi rabbinici (c.ca 13), sono molto meno disinvolto

nell’impartire lezioni e – tanto meno – nel citare testi per confortare le mie opinioni, e soprattutto per mandare

“moniti profetici”, che lascio a chi è più saggio di me.

Tuttavia, rispedisco volentieri i Suoi insegnamenti al mittente, e mi riservo di rivolgermi ad altri Maestri che

considero più intelligenti e attendibili.

Come molte persone, oggi e negli anni bui dell’antisemitismo Lei fa un grande errore, che è quello di

prendere per verità assoluta tutte le informazioni provenienti da fonti appartenenti ad una sola delle parti.

Per rendere l’idea, sarebbe come se nel 1943, qualcuno avesse chiesto al sig. Goebbels, cosa pensa degli

Ebrei e avesse poi usato la risposta ricevuta come argomento atto a dimostrare che gli Ebrei sono la causa

dei mali del mondo.

Infatti, Lei cita dati e numeri che corrispondono a MENZOGNE diffuse nei media e social, provenienti da

fonti che non fanno che amplificare le dichiarazioni menzognere di hamas, la cui credibilità DOPO GLI

ATTI DEL 7 OTTOBRE 2023 non ha alcun valore e non può certo dimostrare nulla.

Usare gli argomenti e i dati diffusi da hamas per dimostrare che Israele è uno stato criminale, è un’offesa alla

verità, alla dialettica, alla logica e all’intelligenza.

Non credo che una mia risposta possa convicerLa dell’infondatezza delle sue affermazioni perché, sempre

come negli anni bui dell’antisemitismo, temo che il suo pregiudizio e la narrativa antiisraeliana che la

“bombarda” quotidianamente le abbia oramai tolto ogni capacità di tornare ad un giudizio equo e obiettivo

di ciò che succede a Gaza, nel sud del Libano, in Yemen, in Iran, nei territori contesi e nella stessa Israele.

Lei non sarà mai capace di comprendere, come il giorno 08/10/2023 Israele fosse stata sull’orlo della totale

distruzione e che se, come nelle strategie di hamas, fossero scoppiate contemporaneamente SEI GUERRE

la distruzione d’Israele sarebbe stata realistica, se non probabile.

Lei non sarà mai capace di comprendere che anche lo Stato d’Israele ha il dovere di difendere i propri

civili.

Lei non sarà mai capace di comprendere che il 07/10/2023 non è stato uno sfogo di alcuni “ragazzotti

disperati”, ma una deliberata strategia politica, militare, psicologica, preparata da anni nei dettagli e il

cui scopo era mettere in pratica l’articolo 7 dello statuto di hamas che auspica la distruzione d’Israele e

l’assassinio di tutti gli Ebrei del mondo (“…Il Profeta … dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti

i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei

si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di

Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; …”).

Cito qui di seguito alcuni dati che se Lei fosse capace di leggere in modo obiettivo e sincero potrebbero

costituire la dimostrazione di quanto le sue parole siano prive di giustificazioni e fondate solo sul pregiudizio.

 Iran:

Vedo che Lei solleva il Suo grido per difendere l’Iran invaso con “bombardamenti indiscriminati”, anche

qui credendo solo ai dati diramati dal regime degli ayatollah.

Lei sa che Israele ha bombardato SOLO SITI NUCLEARI, mentre l’Iran ha bombardato SOLO SITI

CIVILI?!?!?!

Inoltre, cito dal sito di Amnesty International:

“Iran: la pena di morte è una strage di stato:

Almeno mille esecuzioni nel 2024 e oltre 300 nei primi 4 mesi del 2025. In Iran, le autorità stanno

compiendo una strage di stato sotto la veste di esecuzioni giudiziarie e continuano a usare la pena di

morte per colpire manifestanti, dissidenti politici e membri di minoranze etniche oppresse e per non

crimini che non rientrano secondo le norme internazionali nella categoria dei ‘più gravi’ come i reati di

droga.”

Tutto ciò senza elencare le amputazioni di arti e occhi per crimini secondari vari.

Veramente lei pensa che sia sbagliato impedire a un tale regime di avere la bomba atomica?!?!?!

Dico la verità che la prima volta che ho sentito che i benpensanti antisionisti si stavano schierando dalla

parte dell’Iran, credevo fosse una barzelletta.

 Hezbollah e houthi:

Vedo anche che Lei si schiera alla strenua difesa del Sud del Libano e dei hezbollah: Lei naturalmente

saprà che i hezbollah hanno lanciato decine di migliaia di razzi contro i civili del nord d’Israele: Le farei

una domanda alla quale io, nella mia profonda ignoranza, non ho mai trovato una risposta:

Perché i hezbollah lanciano decine di migliaia di razzi contro i civili del nord d’Israele?!?!?!

Quale “contenzioso” esiste tra Israele e i hezbollah?!?!?!

Non sarà mica che ci bombardano per antisemitismo? Cosa dovrebbe fare Israele? Non deve reagire?

Naturalmente la stessa domanda vale per gli houthi:

Perché lanciano razzi, naturalmente sui civili israeliani?!?!?!

Oltre a lanciare razzi contro i civili israeliani per misericordia e solidarietà verso i poveri palestinesi

oppressi, non sarà che sono anche loro un po’ antisemiti!?!?!?

Spero che lei abbia delle risposte, ma prima di formularle, provi a immaginare la reazione della Francia o

l’Inghilterra ad una pioggia di razzi sui propri civili, da parte di un nemico praticamente “sconosciuto”.

 “Genocidio” a gaza:

Il primo dato insindacabile è che se Israele avesse voluto perpetrare un genocidio, lo avrebbe fatto in

poche ore con un bombardamento a tappeto come nella seconda guerra mondiale; il problema è proprio

questo: hamas si nasconde in finti ospedali e finte scuole mettendo a rischio civili e bambini.

Questa guerra come tutte le guerre “simili” (dal Vietnam all’Afganistan) è molto lunga: ma la decisione

israeliana è stata l’unica possibile: da un lato non fermarsi perché, così come dopo la seconda guerra

mondiale i nazisti sono stati sconfitti, anche hamas deve essere sconfitto, dall’altro limitare al massimo le

vittime civili. La guerra a gaza è una delle guerre della storia con il minor tasso di morti civili; tutto il

resto è menzogna.

Nella mente dei benpensanti antiisraeliani come Lei l’accusa di genocidio a gaza non è più un’accusa, ma

una sicurezza, “passata in giudicato” senza alcun processo, senza prove e soprattutto senza un movente!

Questo è il tema principale: ogni giudice sa che per ogni crimine deve esistere un movente.

Lei si è mai domandato perché Israele debba uccidere i bambini palestinesi?

Dalla Sua lettera emerge che la risposta è insita nella perfidia e malvagità degli Israeliani e degli Ebrei.

Ma questo non è antisemitismo!?!?!? Io credo proprio di si!

Lei si è mai domandato cosa sarebbe successo se Israele non avesse reagito al 7 ottobre?

Solo a titolo si esempio, Lei sa cosa fu la strage di Maalot (15 maggio 1974 – 31 bambini uccisi a “brucia

pelo” e 70 civili feriti dall’FDLP)? Fino ad oggi, gli unici ad aver ucciso bambini, sono stati solo i terroristi

palestinesi delle varie organizzazioni; Israele ha sempre salvato e curato i bambini propri e dei nemici.

 Omosessuali a gaza e in Israele:

I sospetti omosessuali a gaza vengono uccisi senza processo e in modo sbrigativo.

Gli omosessuali in Israele vivono liberamente con tutto il rispetto e i diritti civili.

Gerusalemme, città con alto tasso di religiosità della popolazione, ospita tutti gli anni il Gay Pride.

 Aiuti umanitari e fame a gaza:

Il vero problema del cibo e degli aiuti umanitari è che essi vengono requisiti da hamas e poi venduti al

mercato nero. Israele e l’USA hanno costituito una ONG per distribuire il cibo direttamente alla

popolazione, evitando che passi dalle mani (e dalle casse) di hamas.

Hamas spara sui civili che prendono il cibo distribuito dalla ONG israeliana/statunitense.

Hamas affama i suoi civili, non Israele. Questa la verità: tutto il resto è menzogna.

 Ostaggi israeliani nelle mani dei criminali di hamas:

La Sua lettera, come tutte quelle dei benpensanti come Lei, “dimenticano” sempre gli ostaggi israeliani

nelle mani di hamas. Tra vivi e morti, ci sono ancora 50 persone da quasi due anni nelle mani dei criminali

di hamas: Al buio, senza cibo, senza aria, torturati, legati, malati senza cure in cunicoli 40 metri sotto

terra. Dov’è la Sua misericordia e dove sono i suoi “moniti profetici”!?!?!?

Io personalmente, non dormo la notte pensando alle sofferenze di queste persone, e anche di quelle che

sono state liberate, che non possono liberarsi di incubi terribili.

Infine, non le auguro che i suoi figli debbano un giorno combattere per difendersi da esseri disumani capaci

di commettere le atrocità del 7 ottobre.

Le racconto però di mio genero il quale con un figlio nato il 4/10/2023 (mio nipote), alle ore 11:00 del

7/10/2023 ha ricevuto la chiamata ed è immediatamente partito alla volta di Gaza.

Si è trovato, senza saperlo con anticipo, e ancora con la felicità per la nascita del primo figlio, all’inferno:

Ha visto bambini carbonizzati bruciati nei forni microonde, ha visto donne violentate (da vive e da morte)

da decine di persone, ha visto donne con le ossa spezzate per la violenza sessuale subita, ha visto pezzi di

corpi sparsi nel terreno dopo che i partigiani della Libertà di hamas li avevano usati per “giocarci a palla”.

Temo che mio genero farà molta fatica a rimettersi da una tale esperienza.

Tutti noi siamo sconvolti che i benpensanti come Lei non abbiano saputo dire una parola su questa strage,

che le nostre donne violentate da esseri disumani come hamas non valgano nemmeno una parola di

difesa e comprensione, e soprattutto che Voi tuttologi e benpensanti non abbiate aperto gli occhi su cosa sia

hamas e continuate a diffondere menzogne infamanti su Israele e sui giovani Eroi che rischiano la vita per

difenderci e difenderVi.

Oltre a mio genero conosco tanti ragazzi israeliani, o meglio tanti Eroi della Pace Israeliani che hanno

dovuto combattere a Gaza e le posso garantire alcune cose:

 Nessuno di loro ha mai ammazzato un bambino con le armi,

 Nessuno di loro ha mai ammazzato un bambino a mani nude come è successo per i due bimbi Bibas (8

mesi e 4 anni) uccisi a mani nude dai combattenti per la Libertà di hamas,

 Nessuno di loro ha mai violentato una donna,

 Nessuno di loro ha mai ucciso deliberatamente dei civili. Al contrario molte volte hanno dovuto

“risparmiare” dei terroristi perché si facevano scudo di bambini e civili.

Non è certo una coincidenza che soltanto i ragazzi che io conosco personalmente, non abbiano ucciso dei

bambini, al contrario è una delle evidenze delle menzogne che Lei stesso propaga con le sue lettere in cui

pretende di insegnarci la Sua morale che in realtà scaturisce solo da pregiudizi antisemiti convertiti in

antiisraeliani.

Oggi, come 80 anni fa e anche molto prima, il nostro popolo deve sentire menzogne sul nostro conto, che i

benpensanti come Lei diffondono e amplificano senza filtro e senza critica di alcun tipo.

Fin dal medioevo venivamo accusati di usare il sangue dei bambini per fare il pane azzimo della Pasqua,

sempre senza prove, senza movente e senza processo.

Sarà forse un caso che la stessa accusa, compare oggi nuovamente con le stesse modalità?

Mi fermo qui, la invito a studiare la storia e non risponderò a ulteriori lettere da parte Sua.

Lo Sfascio quotidiano

Ci accusano di silenzio. Ma il vero silenzio è quello del pensiero.

Ma c’è un limite. Anche alla vergogna. Anche alla barbarie travestita da coscienza.


Nel suo ultimo articolo sul Fatto Quotidiano, Gianluca Ferrara – ex senatore M5S, oggi predicatore di verità rivelate – ha superato quel limite. Lo ha fatto con la calma apparente di chi crede di essere nel giusto, ma in realtà brandisce parole come pietre. E colpisce. Colpisce gli ebrei italiani, in particolare quelli di Roma, accusandoli di complicità nel genocidio solo perché non si uniscono al coro globalizzato dell’indignazione a comando.


Ci chiede di “uscire dal ghetto”. Ecco. Basterebbe questa frase per chiudere qui ogni discussione. Chi osa brandire la parola “ghetto” contro gli ebrei romani — che nel Ghetto ci hanno vissuto, ci hanno pianto e resistito per secoli — non sta facendo una provocazione. Sta vomitando ignoranza. Quella che si crede colta perché cita Dachau e Auschwitz, ma non ha compreso una riga della storia degli ebrei d’Italia. Non conosce figure come Isacco Artom, Samuele Romanin, Giuseppe Levi, Giuseppe Finzi – nomi che nel Risorgimento incarnano il patto implicito di cittadinanza e corresponsabilità su cui si fonda la modernità italiana. Non conosce le ferite aperte della razzia del 16 ottobre 1943. Non conosce le storie dei vuoti e degli scampati, via per via. Non conosce i contributi, la partecipazione, il radicamento, dalla Resistenza fino alla costruzione della Repubblica come parte attiva ai processi politici e culturali del Paese. Non conosce la comunità ebraica di Roma: la più antica d’Europa, la più radicata, la più orgogliosa.


Ma soprattutto, Ferrara non conosce il pudore.


C’è qualcosa di patologico, di rituale, nella richiesta ciclica che ci viene fatta: dissociatevi.

Dissociatevi da Israele, dai suoi governi, dalle sue guerre, dai suoi errori. Dissociatevi da chi porta il vostro stesso nome, la vostre stesse usanze, parte della vostra stessa storia. Siate ebrei buoni, insomma.

Ebrei addomesticati. E possibilmente 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑜𝑙𝑝𝑎𝑡𝑖.


Ricorda qualcosa? Ricorda Rosellina Balbi, quando nel 1982 scrisse quel titolo che oggi torna sinistramente attuale: “Davide, discolpati”. E ricorda Bruno Zevi, che dopo l’attentato alla sinagoga di Roma ebbe il coraggio di dire parole che oggi rileggo tremando, per quanto sembrano scritte ieri:


“𝑁𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑐𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑠𝑡𝑖𝑛𝑔𝑢𝑒𝑟𝑐𝑖 𝑑𝑎𝑙 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐼𝑠𝑟𝑎𝑒𝑙𝑒. […] 𝑁𝑜𝑖 𝑎𝑝𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒𝑛𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑙 𝑝𝑜𝑝𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝐼𝑠𝑟𝑎𝑒𝑙𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑙𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑒𝑟𝑠𝑒 𝑖𝑛 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜, 𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑖𝑛𝑐𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑎𝑛𝑡𝑖𝑐𝑎, 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑚𝑎.”


Lo diceva nel 1982, all’indomani di una strage. E oggi? Oggi siamo di nuovo punto e a capo. Di nuovo chiamati a rispondere non delle nostre azioni, ma del nostro essere. Di nuovo bersaglio di un linciaggio morale travestito da giustizia.


Nel suo articolo, Ferrara ci accusa di silenzio. Ma non ascolta.

Parla di genocidio senza spiegarlo, cita l’ONU come fonte indiscutibile ma ignora ogni report che smonta le narrazioni di Hamas. Si commuove per Gaza, ma non ha una sola parola per le vittime israeliane del 7 ottobre, per i rapiti ancora in ostaggio, per i bambini israeliani bruciati vivi che non trovano spazio nel suo dizionario della sofferenza.


È la solita pietà selettiva, che non cerca la verità ma un capro espiatorio.


Ferrara finge di parlare “contro il governo Netanyahu”, ma nel suo testo non c’è una sola parola rivolta ai carnefici di Hamas, agli stupri sistematici, alle torture, alle migliaia missili lanciati da dentro gli ospedali.

Finge di voler salvare la memoria della Shoah, ma la usa come clava per accusare noi — proprio noi, discendenti dei deportati — di essere complici di crimini mai provati.


Finge di parlare di politica. In realtà, ci sta processando per identità.


E questo processo ha un rituale macabro, antico, viscerale: l’avversario ebreo viene esposto, irriso, poi gettato in pasto ai fedelissimi M5S livorosi, con le bave alla bocca e gli occhi iniettati di sangue, educati all’antisionismo dalle pagine quotidiane del loro giornale. Perché ne possano fare scempio, con il piacere e l’eccitazione accresciuti proprio dal fatto che la vittima è ebrea.

Non è indignazione. È godimento. Non è giustizia. È lapidazione.


No, Ferrara. Non ci discolperemo. Non accetteremo di essere processati in quanto ebrei.

Non abbiamo bisogno del tuo permesso per essere liberi.

Non usciamo “dal ghetto” perché non ci siamo mai più rientrati.

Non ci uniremo a chi manifesta per Gaza se quei cortei brandiscono immagini del paragone tra Israele e Hitler, se inneggiano a chi ha sgozzato, bruciato, violentato.

Non useremo il nostro dolore per giustificare la tua narrazione.

E non ci faremo incastrare in quella trappola per cui la vera identità ebraica sarebbe solo accettabile se si oppone a Israele, se si oppone a se stessa.


E poi, diciamolo chiaramente: non meriti nemmeno di sapere cosa proviamo.

Non meriti di conoscere se e come partecipiamo al dolore per le morti palestinesi, in una guerra che Israele non ha voluto, né cercato, ma che ha dovuto affrontare dopo il massacro del 7 ottobre.

Perché ciò che proviamo lo sappiamo noi, e ci appartiene come ci appartiene la nostra etica.

L’etica ebraica, quella che ci impone di piangere ogni vita spezzata, di odiare la guerra e amare la vita, quella vera.

Ma anche di non ostentarla.


Siamo il popolo che ha pianto i suoi morti in silenzio, come Stefano Gaj Taché nel 1982, ucciso da un commando palestinese proprio a Roma, mentre il mondo voltava la faccia dall’altra parte.

E come non abbiamo mai chiesto a nessuno di partecipare al nostro lutto, così nessuno si senta autorizzato a chiedere a noi cosa proviamo per quelli degli altri.


Chi ci conosce — non chi ci giudica da un pulpito arrogante — sa qual è la nostra morale.

Sa quanto sia profondo il nostro amore per la vita, per ogni vita.

Ma sa anche quanto siamo riservati.

Quella riservatezza che ci impedisce di esibire i nostri morti in mondovisione, di fare dei cadaveri uno spot, di strumentalizzare il dolore.

Quella riservatezza che ci condanna a soccombere mediaticamente di fronte a una controparte che mostra i corpi dei suoi figli — veri o falsi — come armi di comunicazione di massa.

Noi, invece, mostriamo lo stesso pudore per i nostri sentimenti, da qualunque parte sia rivolto il dolore che ci viene inflitto, e che — nostro malgrado — siamo talvolta costretti a infliggere.


Noi siamo gli ebrei di Roma.

Siamo la comunità che ha resistito a Tito, a Torquemada, a Mussolini, ai nazifascisti, ai terroristi arabi, ai giornalisti troppo convinti della propria innocenza.


Siamo ancora qui.


Con la testa alta. E senza doverci discolpare di nulla.


📌 Alex Zarfati

𝐸𝑏𝑟𝑒𝑜 𝑟𝑜𝑚𝑎𝑛𝑜. 𝐹𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑆𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎.

𝐸 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑒𝑙 𝑣𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑠𝑠𝑜𝑙𝑣𝑒𝑟𝑣𝑖 𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑠𝑒.

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Cara Sinistra

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Quando tutto sarà finito, Benjamin Netanyahu sarà ricordato come eroe d’Israele, e voi traditori venduti sarete la vergogna per i vostri figli e nipoti. 


“Cari sinistri”,

è falso ciò che sostenete riguardo al trattamento dei palestinesi da parte di Israele. 


Non li stiamo sterminando, non li stiamo deportando, non li stiamo sottoponendo a torture o abusi. 


Stiamo cercando di difenderci e di garantire la nostra sicurezza. 

E soprattutto, non fate paragoni idioti con la Shoah 

La Shoah è unica e non può essere paragonata alle attuali tensioni tra Israele e i paleSStinesi. 


Non possiamo ignorare le minacce alla nostra esistenza.


“Caro” antisemita di turno, NOI possiamo affermare con orgoglio di non aver commesso atrocità simili e di NON avere sulla nostra coscienza i crimini di cui altri si sono macchiati. 


Non ci faremo trascinare nella logica della comparazione e della giustificazione, né accetteremo di essere giudicati con lo stesso metro di chi ha commesso tali orrori.


Non ci faremo trascinare nella trappola 

del '...in fondo, in fondo... anche voi'. 


No!!!! Noi no!!!!


Voi sì!!!


"L'odio contro gli ebrei è sempre lo stesso, con la stessa matrice. 

Ma oggi gli ebrei non sono più vittime indifese: hanno Israele e si difendono con le armi. 

Questo fa infuriare i nemici di Israele, antisemiti e antisionisti.


Alberto

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